Cosa c’è dietro l’attacco dei renziani a Carlo Calenda sull’ex Ilva

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-11-08

Matteo Renzi, Silvia Fregolent e altri esponenti di Italia Viva oggi sono stati colpiti da un curioso caso di amnesia selettiva. Perché accusano l’ex ministro Calenda di aver “preferito” Mittal dimenticando che gli indiani hanno vinto una gara pubblica ad evidenza europea e che Calenda è stato ministro con Renzi e con il Partito Democratico, quello da cui proviene la maggior parte dei renziani che oggi lo attaccano

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«Italia Viva per il momento sta mettendo i bastoni fra le ruote a Conte e Zingaretti: auguro lunga vita a Italia Viva». Perfino Matteo Salvini ha colto l’utilità del partito di Matteo Renzi per la Lega. Lo fa, ovviamente, per creare ancora più caos nel centrosinistra. Ma quello che dice non è così distante dal vero. Anche perché oggi in un’intervista a Repubblica il leader di Italia Viva ha dichiarato che «lo scudo penale è stato introdotto da Gentiloni e tolto dal governo Conte-Salvini, non da noi. Calenda fa l’avvocato difensore di Mittal, noi facciamo gli avvocati difensori dei lavoratori».

Le balle di Renzi sullo scudo penale per l’Ilva

Questa però è una ricostruzione molto fantasiosa (e soprattutto errata) dei fatti avvenuti fin qui sull’ex Ilva di Taranto. Perché l’esimente penale fu introdotta nel 2015 con il decreto legge numero 1 del gennaio 2015, il cosiddetto decreto “Salva Ilva” appunto. Nel 2015 Gentiloni era Ministro degli affari esteri del Governo presieduto da Matteo Renzi e il cui ministro dello Sviluppo Economico era Federica Guidi. Certo, l’esimente penale è stata poi confermata anche nei successivi decreti Salva Ilva, ma ciò non toglie che quello che dice Renzi sia sbagliato.

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C’è poi la seconda questione, quella dell’ex ministro dello Sviluppo Economico Calenda che secondo Renzi farebbe “l’avvocato difensore di Mittal”. Nonostante il tentativo dell’ex premier di rimescolare le carte ci sono alcuni dati di fatto indiscutibili. Il primo è che Calenda fu nominato al MISE proprio da Renzi (nel maggio del 2016) e poi confermato da Gentiloni. Il secondo è che il governo Gentiloni – nato dopo la bocciatura del referendum costituzionale – aveva il pieno sostegno del Partito Democratico, compresa la componente renziana che era rappresentata dalla sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi.

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Ma Renzi mente anche quando dice che lo “scudo penale” è stato tolto dal Governo Conte-Salvini, e non da loro. Anche qui racconta solo una parte della storia. Perché è vero che ad aprile scorso il governo non aveva ripristinato le esimenti penali per quanto riguarda l’attuazione del piano ambientale. Ma Arcelor Mittal se ne va oggi perché qualche giorno fa il Partito Democratico, Italia Viva e il MoVimento 5 Stelle hanno votato a favore di un emendamento presentato dalla Senatrice Barbara Lezzi che stralciava l’articolo che avrebbe reintrodotto il cosiddetto “scudo” per l’Ilva.

Le balle di Silvia Fregolent sulla gara pubblica per l’Ilva

C’è però un aspetto ancora più importante di tutta la questione della cessione dell’ILVA. Una questione che la deputata di Italia Viva (ex PD) Silvia Fregolent non sembra cogliere quando scrive «comprendiamo l’imbarazzo di Calenda per aver preferito Mittal a altre soluzioni». Sembra quasi che alla deputata Fregolent (quella che non aveva letto l’emendamento sui mini bot) sia sfuggito un piccolo dettaglio: Arcelor Mittal ha firmato un contratto per la cessione dell’ex Ilva non perché l’allora ministro Calenda ha “preferito” la multinazionale franco indiana ad “altre soluzioni”. 

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Per la cessione di Ilva è stata fatta una gara pubblica ad evidenza europea, quindi a meno di non voler sostenere che questa gara sia stata in qualche modo pilotata o condizionata da Calenda (in base a non meglio precisati interessi) per favorire Arcelor Mittal l’onorevole Fregolent sta dicendo una colossale panzana. E riguardo alle “altre soluzioni” la deputata renziana dimentica che alla fase finale della gara parteciparono in due: Arcelor e Acciai Italia, la cordata guidata Cassa Depositi e Prestiti che era così interessata ad assumere il controllo di Ilva che al momento dell’accordo con Arcelor Mittal risultava addirittura cancellata dal Registro delle Imprese a seguito della procedura di messa in liquidazione. E se ci fossero state delle irregolarità o delle “preferenze” ministeriali perché Acciai Italia non ha fatto ricorso? Avrebbe potuto farlo, ma non è andata così.

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Inutile ricordare che tutta la procedura di gara, ad eccezione del contratto che  è stato poi stipulato da Di Maio, si è svolta quando il PD era al Governo. Come mai l’onorevole Fregolent e gli altri renziani non si sono accorti di nulla e si svegliano solo ora? A che gioco sta giocando Matteo Renzi in un momento in cui la cosa più semplice che potrebbero fare le parti politiche (tutte, nessuna esclusa) che sono state al governo dal 2012 è quella di assumersi le proprie responsabilità invece che fare lo scaricabarile e inventarsi complotti inesistenti?

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