Come il Corriere evita educatamente di fare domande a Di Maio

di dipocheparole

Pubblicato il 2019-06-25

Nella vita, diceva mia nonna, l’educazione è tutto. Emanuele Buzzi, giornalista del Corriere della Sera, questo principio lo conosce benissimo e lo persegue con grande attenzione nei confronti del MoVimento 5 Stelle. Un esempio del fatto che nella vita l’educazione è tutto e fare domande scomode è evidentemente maleducato è l’intervista a Luigi Di Maio, …

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Nella vita, diceva mia nonna, l’educazione è tutto. Emanuele Buzzi, giornalista del Corriere della Sera, questo principio lo conosce benissimo e lo persegue con grande attenzione nei confronti del MoVimento 5 Stelle. Un esempio del fatto che nella vita l’educazione è tutto e fare domande scomode è evidentemente maleducato è l’intervista a Luigi Di Maio, che nel titolo cita Alessandro Di Battista. Nell’articolo del Corriere, invece, si spiega che Di Maio le domande su Dibba non le gradisce e quindi non è il caso di fargliele:

C’è un altro fronte, però, più insidioso, che Di Maio si trova a fronteggiare: è quello degli equilibri interni al gruppo Cinque Stelle. A partire dalle frizioni con Alessandro Di Battista, sfociate in quel «mi sono inc…» raccontato agli attivisti umbri. L’attesa chiamata tra i due ancora non c’è stata. «Ci siamo scritti dei messaggi», dice il capo politico, che poi taglia corto: «Guardi, non voglio parlare di queste cose, stamattina stavo a Taranto dove ci sono i problemi veri, non queste sciocchezze».

Impossibile però non affrontare il discorso dell’addio, dello strappo di Paola Nugnes e degli equilibri sempre precari al Senato.«Certe persone meglio perderle che trovarle», commenta caustico Di Maio. E il rischio di altri addii al Movimento è qualcosa di molto più concreto che una semplice suggestione.

emanuele buzzi luigi di maio

Insomma, quando Di Maio dice che non vuole parlare di Di Battista, Buzzi educatamente lascia stare l’argomento. E non perché, come direbbe Marco Travaglio se l’intervistato fosse uno del PD, il giornalismo italiano è cane da compagnia più che cane da guarda del potere. Ma perché Buzzi è fatto così: è educato e non disturba. Si potrebbe dire che gli manca solo la parola.

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