Opinioni
Coronavirus, il significato dei numeri
di Vincenzo Vespri
Pubblicato il 2020-03-30
Ormai siamo invasi da grafici, tabelle e modelli matematici che dicono tutto e il contrario di tutto. Gli “esperti” son tutto fuorché matematici di professione e confondono parabole con esponenziali. Però spezziamo una lancia in loro favore. Non è facile neanche per i matematici “professionisti” orientarsi perché i dati sono sporchi e contraddittori. Però qualcosa di […]
Ormai siamo invasi da grafici, tabelle e modelli matematici che dicono tutto e il contrario di tutto. Gli “esperti” son tutto fuorché matematici di professione e confondono parabole con esponenziali. Però spezziamo una lancia in loro favore. Non è facile neanche per i matematici “professionisti” orientarsi perché i dati sono sporchi e contraddittori. Però qualcosa di serio si può ancora dire.
Il ministero della salute da anni pubblica un osservatorio circa la mortalità per settimana degli ultra 65 Si può immediatamente vedere da questi dati che paragonare il Coronavirus a una “brutta” influenza è fondamentalmente sbagliato. Ad esempio avemmo una brutta influenza nell’inverno 2016 2017. Tra gennaio e febbraio si arrivò ad un eccesso di mortalità rispetto alla media storica di oltre il 70%. Ma quello che vediamo oggi è effettivamente 3/4 volte peggio di quanto accadde nel 2017. Non è enormemente peggio ma è chiaramente peggio. Invece la “spaziale” del 1969 è paragonabile a questa epidemia (probabilmente forse anche un po’ peggio). La spaziale fu la terza (ed ultima) pandemia del secolo scorso dopo l’influenza Spagnola del 1918 e l’influenza Asiatica degli anni ’50. Si calcola che in Italia, nel 1968-1969 abbia causato circa 20 mila decessi degli ultra 65-enni.
Se il Covid fosse ugualmente letale, alla fine del suo percorso, dovremmo averne in totale circa 30000. I sintomi dell’infezione erano abbastanza simili a quelli di adesso: sintomi respiratori decisamente superiori a quelli tipici dell’influenza, brividi, febbre, dolore muscolare e debolezza. Questi sintomi di solito persistevano da quattro a sei giorni. I livelli più alti di mortalità furono associati ai gruppi più sensibili, vale a dire neonati e anziani. Adesso siamo a 6000 morti in Lombardia e spero non arriveremo a più di 10000. Ora i morti dovrebbero corrispondere a meno dell’1% dei contagiati sintomatici (che dovrebbero quindi essere circa un milione in Lombardia) e se si considerano come attendibili i dati della Diamond Princess questi corrisponderebbero a meno di 1/2 dei contagiati. Quindi in Lombardia, in questi giorni, dovremmo aver toccato quasi 2 milioni di contagiati. Ma quale dovrebbe essere la percentuale della popolazione che finirà contagiata? Poco più di un decimo della popolazione come in una normale influenza (e allora in Lombardia il contagio è praticamente finito) o fra il 50 e il 70% come hanno detto sia Boris Johnson e la Merkel (e allora in Lombardia siamo arrivati solo a un terzo dei contagiati)? Ma tutti questi sono dati che non sappiamo e per cui non sappiamo fare previsioni… Gli “esperti” dovrebbero dirci quale sia la a percentuale di letalità, quale la percentuale di morti su malati sintomatici, quale la percentuale di asintomatici su sintomatici e quale la percentuale di popolazione che si ammalerà. Se non sappiamo questi 4 numeretti, tutti i modelli e tutte le previsioni sputate fuori dagli esperti sono numeri senza alcun fondamento scientifico.
Non avendo dati scientifici possiamo solo riferirci a quello che ci avrebbe dovuto insegnare la storia qualora fossimo stati abbastanza saggi da conoscerla. La Spagnola fu affrontata in modo diverso dalle città americane. Dalla loro esperienza si deduce è che prima furono prese adeguate misure preventive e meno morti si ebbero. Se confrontiamo le politiche di St. Louis e Philadelphia, si può notare che a Saint Louis le scuole e le chiese furono chiusi e gli eventi pubblici vietati subito dopo che furono palesi i primi casi mentre a Philadelphia fu scelta una politica opposta che potremmo definire come “Philadelphianonsiferma”. La conseguenza di questa scelta scellerata fu che Philadephia fu duramente colpita. Saint Louis, invece, ebbe un (primo) picco molto più basso. Inoltre Saint Louis, contenendo il contagio facilitò l’operato delle strutture sanitarie che non collassarono e curarono meglio i malati. Purtropp, in Italia non sono state prese adeguate misure in tempo e, almeno in Lombardia, si sono ripetuti gli errori fatti a Philadelphia.
Ma l’insegnamento della Storia non finisce qui. Sia Saint Luois che Denver, ad esempio, furono troppo impazienti ed abbassarono la guardia troppo presto. Uscendo dalla quarantena troppo presto, si beccarono entrambe un secondo picco di contagio, perfino più alto del primo. Le città che ebbero invece la perseveranza di tenere duro, non si ebbero nessun secondo picco e limitarono il numero di morti. Dopo aver fatto lo stesso errore d Philadelphia per la Lombardia, saremo così bischeri da ripetere l’errore di Denver e Saint Louis per le altre regioni così da massimizzare il numero di morti? Le ragioni “economiche” domineranno su quelle “sanitarie”?