Coronavirus, che ci dicono i numeri?

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2020-02-08

L’altro ieri in TV si poteva scegliere fra un classico dei film dell’horror (Carrie, lo sguardo di Satana) e una trasmissione di Mario Giordano sulla diffusione del Coronavirus. Ovviamente lo spettacolo che terrorizzava di più era la trasmissione di Giordano che dipingeva un’Italia ormai prossima a essere affondata dalla pandemia prossima e ventura. Ma è …

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L’altro ieri in TV si poteva scegliere fra un classico dei film dell’horror (Carrie, lo sguardo di Satana) e una trasmissione di Mario Giordano sulla diffusione del Coronavirus. Ovviamente lo spettacolo che terrorizzava di più era la trasmissione di Giordano che dipingeva un’Italia ormai prossima a essere affondata dalla pandemia prossima e ventura.

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Ma è proprio così? Proviamo ad analizzare i numeri. Abbiamo avuto, fino ad adesso, 636 morti mentre i contagiati sono già 31.161. Le persone guarite sono 1.540. L’indice di mortalità non è per nulla assestato (il che indica una malattia molto recente e in rapida diffusione) e la forchetta va da un ottimistico 2% (636/31161) ottenuto dividendo il numero di morti per il numero di contagiati (ma non tenendo conto che qualcuno dei contagiati morirà) a un pessimistico 29% (636/2176) ottenuto dividendo il numero di morti per il numero di casi definitivamente conclusi (con la guarigione o la morte) ma non tenendo conto che molti dei contagiati hanno già superato il momento critico e per una corretta statistica dovrebbero essere considerati già de facto guariti. Probabilmente l’indice di mortalità si assesterà sul 10%. Indice di mortalità altissimo tenendo conto che una influenza normale in Italia colpisce tre milioni di individui provocando meno di 300 decessi.

Malattie simili alla CoronaVirus sono state la SARS (8096 casi con 774 decessi, indice di mortalità del 10%) e la Mers, ancora in corso, ( 2494 casi con 858 morti, indice di mortalità quasi pari al 35%). Il CoronaVirus sembra essere stesso ceppo della SARS o la Mers ma si trasmette molto più facilmente (da uomo ad uomo). Da notare che se la trasmissione è sintomatica (ossia si trasmette solo quando i sintomi della malattia si sono già presentati) la quarantena è efficace, se la trasmissione è anche asintomatica, la quarantena può solo rallentare il diffondersi del virus, ma è quasi impossibile che riesca a fermarlo. Per poter valutare l’impatto e la pericolosità di questa malattia ci manca un dato fondamentale: non sappiamo quale sia la percentuale di popolazione che questo virus tende a contagiare. Un’influenza normale tende a contagiare il 5% della popolazione. Se ciò fosse, la Cina, alla fine dell’epidemia, dovrebbe avere 60 milioni di contagiati e 6 milioni di morti (ma, per fortuna, i numeri sono molto più bassi e quindi questa epidemia sembra essere molto meno virulenta di una normale influenza). E’ chiaro però che se i numeri fossero da influenza nessuna nazione sarebbe in grado di affrontare in modo decente l’emergenza sanitaria. Infatti, essendo una polmonite servirebbero sistemi di ventilazione meccanica che però, se i malari fossero il 5% della popolazione, nessuno stato potrebbe fornire a tutti i malati.

Inoltre, non sappiamo come (e quando) arriverà in Italia. Con lo stop dei voli aerei, la malattia dovrebbe diffondersi molto lentamente e quindi quando, ragionevolmente, avremo un vaccino per questa malattia. C’è sempre il caso però che ci arrivi per rimbalzo, ossia si diffonda in Paesi con cui è praticamente impossibile bloccare l’interscambio di persone tipo altri paesi dell’UE (accordi Schengen) o paesi africani (immigrazione clandestina). Quindi situazione seria (e questo spiega le precauzioni messe in atto da tutti i governi), ma, per nostra fortuna, non ancora drammatica fuori dalla Cina. Infine le misure prese dovrebbero fermare la diffusione del virus (se è sintomatico) o quanto meno fortemente rallentarla (se è asintomatico) dando il tempo necessario ai laboratori di mezzo mondo di trovare un vaccino efficace e rimandare a data da destinarsi la pandemia mondiale.

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