Dove sono gli italiani sbarcati in Cambogia dalla Westerdam “infetta” da coronavirus?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-02-18

La decisione del governo cambogiano di far sbarcare i passeggeri della nave da crociera senza aver eseguito alcun test sul coronavirus potrebbe avere conseguenze disastrose dopo che una cittadina USA che era bordo è risultata positiva a COVID-19 prima di imbarcarsi sul volo di ritorno in patria in Malesia

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C’è chi ha paura che il coronavirus COVID-19 arrivi per colpa di migranti, ONG e barconi. Nel frattempo però il coronavirus arriva – altrove – sulle navi da crociera, ovvero sul mezzo di trasporto che è l’esatto opposto dei viaggi della speranza dei disperati che tentano di arrivare in Italia e in Europa. Le navi da crociera con casi di coronavirus accertati a bordo sono tre: la Diamond Princess in quarantena a Yokohama (a bordo della quale un italiano è risultato positivo al test per COVID-19) , la World Dream ad Hong Kong e la Westerdam, che attualmente si trova in Cambogia.

Il pasticcio della Cambogia con la Westerdam

Ed è proprio la Westerdam – della compagnia Holland America Line – il problema del momento. Come scriveva il New York Times due giorni fa al suo arrivo in Cambogia la nave era stata dichiarata “libera dal coronavirus” e i passeggeri erano stati fatti sbarcare tra i festeggiamenti, accolti personalmente dal Primo Ministro cambogiano Hun Sen. Scampato pericolo, a bordo nessuno aveva contratto COVID-19 quindi i passeggeri se ne sono andati a passeggio in visita. La fine di quella che si preannunciava come una vera e propria odissea visto che prima di sbarcare in Cambogia (a Sihanoukville) alla nave era stato vietato lo sbarco in altri cinque porti proprio per paura del contagio da coronavirus.

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Il tweet di una dei passeggeri a bordo della Westerdam

In precedenza infatti la nave aveva tentato di attraccare a Bangkok ma il permesso le venne negato e la marina militare tailandese “scortò” la Westerdam al di fuori delle acque territoriali del Golfo di Tailandia. Da quattordici giorni la nave cercava  un porto per sbarcare i propri passeggeri e l’equipaggio, ma la paura del contagio aveva impedito qualsiasi soluzione.

Il problema però è che nessuno sapeva quali e quanti dei duemila passeggeri a bordo avevano fatto il test per la diagnosi di COVID-19 prima di poter sbarcare. Ed infatti non appena alcuni di loro si sono recati in aeroporto per far ritorno a casa (molti sono cittadini statunitensi) sono stati bloccati dopo l’esame della temperatura corporea. Una cittadina USA di 83 anni, che si trovava a bordo della Westerdam e che si era recato all’aeroporto di Kuala Lumpur (Malesia) per tornare in patria infatti è stata fermata e i successivi test hanno confermato che era affetta da COVID-19.

I cinque italiani della Westerdam sono “sotto controllo”

Subito il governo cambogiano è stato accusato di negligenza e di aver sottovalutato il rischio, mettendo a repentaglio la vita dei propri cittadini. Accuse rispedite al mittente anche se la sceneggiata del Primo Ministro che arriva in elicottero sul molo e distribuisce abbracci e fiori ai “naufraghi” ha fatto storcere il naso a molti. Ma il punto è che oltre seicento passeggeri statunitensi potrebbero essere stati esposti al virus e quindi potenzialmente infetti. E questi passeggeri sono stati lasciati liberi di andare una volta che il governo della Cambogia ha dichiarato la fine dell’emergenza sanitaria a bordo. Si cerca di correre ai ripari: a bordo della Westerdam rimangono circa mille passeggeri che quindi dovranno essere nuovamente testati. La compagnia in realtà aveva eseguito i test solo su una ventina di persone che accusavano sintomi compatibili con COVID-19 e la signora risultata positiva in Malesia non era tra quelli.

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E soprattutto scatta la “caccia” a tutti coloro che sono sbarcati. Secondo le autorità cambogiane ad oggi 409 dei 2.257 passeggeri e membri dell’equipaggio della Westerdam hanno già lasciato la Cambogia per far ritorno nei propri paesi d’origine. Aumentando così il rischio di diffondere il contagio, sia a bordo degli aerei sia una volta tornati a casa. Particolare apprensione anche per quanto riguarda i cinque cittadini italiani a bordo della Westerdam. In una nota il Ministero della Salute fa sapere che la situazione è sotto controllo. «Dei cinque italiani a bordo della nave Westerdam approdata in Cambogia – si legge nel comunicato – uno di loro è rientrato in Italia ed è monitorato costantemente dalle autorità sanitarie locali. Non presenta alcuna sintomatologia e si è sottoposto ad isolamento domiciliare volontario. Un altro è rientrato direttamente in Germania, anch’egli senza alcuna sintomatologia. È in isolamento volontario domiciliare, monitorato dal servizio sanitario tedesco. Nella stessa condizione è il terzo italiano rientrato dalla Cambogia direttamente in Slovacchia. Gli ultimi due, italo-brasiliani, sono ancora a bordo, in attesa del risultato dei test e in contatto costante con la nostra ambasciata ed in procinto di tornare direttamente in Brasile».

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Per il momento la soluzione è la quarantena volontaria. Le autorità canadesi hanno chiesto ai 271 cittadini del Canada che erano a bordo della Westerdam di rimanere in isolamento volontario per almeno 14 giorni. La Malesia ha fatto sapere che non consentirà l’ingresso a nessun altro passeggero della nave da crociera (le autorità olandesi e americane aveva addirittura dubitato del risultato del test sull’83enne, che era stato così ripetuto due volte). Altrettanto hanno deciso i governi di Tailandia e Singapore. Certo sarebbe stato più semplice testare tutti i passeggeri prima di farli sbarcare. E c’è chi sostiene che la mossa cambogiana possa giocare un ruolo decisivo nella distribuzione dell’infezione. Ma del resto il governo USA ha fatto la sua parte: nella fretta di rimpatriare i cittadini statunitensi a bordo della Diamond Princess in Giappone le autorità USA si sono accorte all’ultimo che 14 di loro erano infetti da COVID-19, ma hanno deciso di procedere lo stesso con il trasferimento aereo. Il problema sono i barconi, dicevamo.

Foto copertina via Twitter.com

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