I controlli che mancano al reddito di cittadinanza
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2019-06-16
Finora il reddito di cittadinanza si è limitato a distribuire soldi senza chiedere (quasi) nulla in cambio. E tra poco all’INPS assumeranno un altro migliaio di persone per gestire le pratiche
Dopo la storia dei dieci operai che lavoravano in nero e prendevano il reddito di cittadinanza, Lorenzo Salvia sul Corriere della Sera spiega che manca ancora il decreto attuativo per i lavori di pubblica utilità, 16 ore alla settimana secondo la legge, che avrebbero dovuto svolgere i percettori del reddito di cittadinanza. La norma attuativa con la quale il governo avrebbe dovuto fissare le linee guida che poi i Comuni avrebbero dovuto seguire non c’è: il decreto dà tempo fino a settembre ma intanto l’esecutivo ha altre priorità e anche i Navigator non sono ancora attivi. Non è l’unico problema di un governo che ha promesso norme anti-divano salvo lasciare tutti sul divano:
Non c’è ancora il decreto sui controlli anagrafici, sempre a carico dei Comuni, che pure dovrebbe essere in dirittura d’arrivo. È un provvedimento importantissimo per evitare truffe e raggiri. Per dire,nessuno finora ha potuto verificare se chi ha chiesto il sussidio è residente in Italia da almeno dieci anni, di cui gli ultimi due in modo continuativo, come previsto dalla legge.
Ci si è dovuti accontentare delle autocertificazioni. E manca anche il decreto che consente di scambiare i dati tra le diverse piattaforme per capire chi, tra chi ha presentato domanda, deve essere preso in carico dai centri per l’impiego per essere aiutato a trovare un nuovo lavoro e chi invece deve seguire il percorso dei servizi sociali comunali perché ha bisogno di un aiuto diverso.
Finora, in sostanza, il reddito di cittadinanza si è limitato a distribuire soldi senza chiedere (quasi) nulla in cambio. E tra poco all’INPS assumeranno un altro migliaio di persone per gestire le pratiche.
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