Economia
Come sarà la supertassa sulle auto aziendali
neXtQuotidiano 01/11/2019
Secondo fonti del Mef l’imposta potrebbe restare identica per auto aziendali ibride o elettriche, con la quota imponibile, come adesso, al 30% del valore convenzionale, mentre per le altre la quota sarà al 60% e per le vetture superinquinanti salirà al 100%
La supertassa sulle auto aziendali annunciata ieri dal governo già cambia. La quota di imponibile sulle auto aziendali ibride resta al 30% del valore convenzionale, per le altre salirà al 60% (come da media Ocse) mentre per le super inquinanti sarà al 100%. Esclusi dagli aumenti i veicoli usati a fini commerciali.
Come sarà la supertassa sulle auto aziendali
Il primo annuncio della supertassa sulle auto aziendali era in una versione più draconiana: si prevedeva di triplicare dal 2020 il reddito in natura imputato ai dipendenti per la possibilità di utilizzarle nel tempo libero (l’uso promiscuo). Il valore del compenso da tassare agli utilizzatori, oggi pari al 30% dell’importo corrispondente a una percorrenza di 15 mila chilometri annui, doveva salire al 100%. Stesso aumento per la trattenuta sullo stipendio di chi non ha reddito in natura perché “restituisce” al datore di lavoro la quota corrispondente all’uso privato. Visto il peso di Via Venti Settembre, e nonostante i 500 milioni di gettito garantito, la misura sarà dunque ammorbidita con la nuova griglia comunicata dal Tesoro prima di arrivare in Parlamento
Spiega oggi il Corriere della Sera che secondo fonti del Mef l’imposta potrebbe restare identica per auto aziendali ibride o elettriche, con la quota imponibile, come adesso, al 30% del valore convenzionale, mentre per le altre la quota sarà al 60% e per le vetture superinquinanti salirà al 100%.
Del resto, nel Documento programmatico di bilancio, l’aumento delle tasse sulle auto aziendali veniva definito come una misura «ecologica». Le tasse che pagano i dipendenti sulle auto aziendali, se la nuova norma non venisse modificata, sarebbero triplicate per tutti. Per un’auto come una Punto chi guadagna 28mila euro l’anno pagherebbe 2 mila euro in più.
E per come è studiata la norma, determinerebbe una serie di effetti a catena per i dipendenti e le stesse imprese. Attribuendo all’auto aziendale un valore più alto il reddito aumenta, i lavoratori pagano più tasse (come se l’auto fosse a esclusivo uso personale), e le imprese più contributi. Ma non solo, perché l’aumento del reddito prodotto dalla norma ridurrebbe le detrazioni, come quelle sui familiari a carico. E chi sta appena sotto il limite di reddito per il Bonus Renzi (26.500 euro), rischierebbe di dover restituire tutto, oltrepassandolo. Senza contare l’impatto sul mercato dell’auto, dove il 40% delle immatricolazioni riguarda le auto aziendali.
Per Anfia, Unrae, Federauto e Assilea, che raccolgono l’intera filiera del settore, l’aumento delle tasse determinerebbe il collasso di questa fetta del mercato. Aniasa, cioè le imprese di noleggio, sostiene senza mezzi termini che così «si uccide il mercato dell’auto». Già il governo Prodi, nel 2006, aveva introdotto una stretta analoga. Ma fu costretto a una clamorosa marcia indietro solo pochi mesi dopo.
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