Come è arrivato il Coronavirus in Costa Smeralda e in Sardegna

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-08-27

Secondo l’indagine epidemiologica del dottor Marcello Acciaro, l’infezione si è propagata silenziosamente in Gallura proprio nella prima metà del mese, importata pare da un gruppo di ragazzi romani giunto in Sardegna dopo viaggi a Mykonos e a Ibiza. E ha trovato terreno fertile nelle discoteche e nei locali dove non si rispettavano le regole. Con la complicità della politica

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Come è arrivato il Coronavirus Sars-Cov-2 in Sardegna, regione COVID-free? E come mai la Costa Smeralda è diventata l’epicentro del contagio? Mentre il governatore Solinas prova a scaricare sul governo la responsabilità dei contagi nell’isola, l’indagine epidemiologica punta dritto sulle discoteche e non può non tornare alla mente l’ordinanza che le teneva aperte con la prescrizione (impossibile da rispettare) dei due metri di distanza.

Come è arrivato il Coronavirus in Costa Smeralda e in Sardegna

Fabio Tonacci su Repubblica oggi ricostruisce i fatti: a metà luglio i locali da ballo riaprono con la prescrizione del distanziamento fino al 31. L’ordinanza viene ulteriormente prorogata mentre in  Costa Smeralda arrivano migliaia di vacanzieri che magari prima hanno passato una parte delle loro vacanze in paesi a rischio. Il 7 agosto il governo, sbagliando, preclude le attività delle discoteche a meno che non siano le Regioni ad assumersi la responsabilità della sicurezza. Le Regioni, sotto pressione perché le attività economiche sono a rischio  si assumono la responsabilità e forniscono deroghe su deroghe. In più, scrive ancora il quotidiano, il comitato tecnico-scientifico sardo tarda a pronunciarsi e tra il 10 e l’11 agosto tutti i locali da ballo sono affollati in assenza di ordinanza.

Per due notti si danza fino a tardi, senza sapere a che titolo tali disco club siano aperti. I proprietari insistono con Solinas perché dia l’autorizzazione, pena il collasso economico. Le ore passano. Alla fine, tra l’11 e il 12 agosto, intorno a mezzanotte e mezzo, il governatore firma la proroga. L’estate a musica e champagne della riviera più lussuosa della Sardegna è salva, o perlomeno, così pare in quel momento. «Serrare nel mezzo della settimana di Ferragosto — osserva Meloni — avrebbe significato riversare migliaia di ragazzi nelle feste private nelle ville e sulle spiagge, non so
cosa poteva essere peggio…».

Secondo l’indagine epidemiologica del dottor Marcello Acciaro, l’infezione si è propagata silenziosamente in Gallura proprio nella prima metà del mese, importata pare da un gruppo di ragazzi romani giunto in Sardegna dopo viaggi a Mykonos e a Ibiza. La mattina del  12 agosto, Acciaro riceve la telefonata della Asl di Latina: c’è un positivo, è un giovane appena ritornato dalla Costa Smeralda. È l’inizio dell’incubo che porterà, il 17 agosto, allo stop definitivo dei balli imposto dal governo.

Come vengono rispettate le regole ce lo dicono le cronache e i video pubblicati su Instagram.

 

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I focolai sardi concentrati in Costa Smeralda

Anche il Corriere della Sera spiega che e i focolai sardi sono concentrati essenzialmente fra Porto Cervo e Portorotondo e di lì è partito il contagio, che ora preoccupa l’isola e l’Italia intera: ieri 2 ricoverati a Sassari in rianimazione, 53 nuovi positivi, 41 della provincia di Sassari, e 14 ricoverati nei reparti di malattie infettive, alcuni con gravi problemi respiratori, quasi tutti dalle località costiere della Gallura.

A questi si devono aggiungere i turisti che hanno lasciato la Sardegna e sono stati trovati positivi al ritorno a casa. Sono 144 fra Lazio, Campania, Emilia-Romagna e Toscana. Circa cento, ma è solo una stima, quelli di Lombardia, Piemonte e Veneto, dal momento che le tre Regioni non forniscono i dati dei residenti positivi di ritorno dalla Sardegna. I turisti positivi ripartiti dall’isola sarebbero più di 300, ben oltre il 20% dei 1.367 contagiati ieri in Italia. Sul registro e sui clienti bocche serrate al Billionaire. Una luce e qualche condizionatore d’aria mostrano che c’è ancora qualche attività nel locale con vista sul golfo di Porto Cervo, ma sia lì sia al residence di Arzachena, dove sono in quarantena i quasi 60 dipendenti positivi, non c’è voglia di parlare. E non è solo perché un collega del bar è intubato ed è grave. Al nightclub di Briatore, fino al 17 agosto, giorno di fine stagione, le serate erano il più possibile «normali», all’insegna de «il virus ci ha stufato». Evidentemente troppo «normali» per evitare i contagi.

Nei video postati sui social ci sono camerieri in mascherina e clienti senza. Ma anche viceversa. Chi è restato in Sardegna, ora che il caso è noto, rappresenta un problema per sé, ma anche per la gestione sanitaria e logistica. Innanzitutto: che fare dei positivi sintomatici e dei negativi in quarantena? Devono rimanere sull’isola? Dove e come? Gli albergatori fremono. Marcello Acciaro chiede con urgenza un protocollo di sicurezza: «Ci sono già centinaia di famiglie che hanno finito le vacanze e non sanno dove andare. Ci vogliono rientri protetti in nave, con cabine dedicate che dopo l’arrivo vanno sanificate. I positivi devono essere imbarcati per ultimi e fatti scendere per primi. E per quelli che viaggiano senza auto rientro in aereo con voli speciali. Devono essere governo e regioni a concordare un protocollo speciale e farlo subito».

complotto briatore covid-19

Insomma, è stata l’incoscienza della classe dirigente e politica italiana a permettere lo scoppio di un focolaio enorme in Costa Smeralda e in Sardegna. Per “tutelare le attività economiche”, come hanno detto i politici in questi mesi forse senza considerare che un morto non consuma nulla. Oppure potete pensare che sia tutto un complotto contro Briatore e che ci sia un untore cattivo che vuole mettere in difficoltà chi critica il governo. A voi la scelta.

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