È passata mezzanotte: che fine ha fatto l’ordinanza di Musumeci?

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-08-25

Nel continente si sono fatte le 7,30 e per ora non c’è traccia dell’ordine del dittatore dello Stato Libero di Palazzo d’Orléans. Pare quindi che nonostante sia passata la mezzanotte di lunedì (ma chissà che ora è in Sicilia!) i migranti che secondo l’ordinanza dovevano sparire entro 48 ore non abbiano deciso di autoinfilarsi in un buco spazio-temporale per teletrasportarsi dove vogliono ma lontano dall’isola. Strano, eppure Musumeci lo aveva promesso!

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Noi non sappiamo che ora sia nel Regno di Sicilia, dove il pascià Nello Musumeci comanda a colpi di ordinanze-spettacolo. Tuttavia nel continente si sono fatte le 7,30 e per ora non c’è traccia di alcun tipo di rispetto dell’ordine del dittatore dello Stato Libero di Palazzo d’Orléans. Pare quindi che nonostante sia passata la mezzanotte di lunedì (ma la notizia, lo ripetiamo, è da confermare) i migranti che secondo l’ordinanza dovevano sparire entro 48 ore (e sennò? Sennò vado ar Colosseo e me butto de sotto!) non abbiano deciso di autoinfilarsi in un buco spazio-temporale per teletrasportarsi dove vogliono ma lontano dall’isola. Strano, eppure Musumeci lo aveva promesso!

È passata mezzanotte: che fine ha fatto l’ordinanza di Musumeci?

Ora, noi non staremo certo qui a segnalare l’evidenza che i siciliani siano stati riccamente presi per i fondelli dal governatore che ha emanato un’ordinanza che non era nei suoi poteri attuare. Non staremo nemmeno qui a ricordare, come è stato fatto su Twitter, che Musumeci stesso diceva che non aveva la competenza per chiudere i porti ma poi nell’ordinanza chiude i porti, giusto per dimostrarvi che in Italia (ma chissà se anche nel Regno di Sicilia) la situazione è disperata, ma non seria.

Da queste parti invece preme far notare che soltanto stamattina il governo forse comincerà a muoversi nei confronti del governatore, ignorando evidentemente che prese in giro del genere possono essere reiterate anche da altri presidenti di Regione facendo montare una situazione pericolosa in primo luogo per l’ordine pubblico e in secondo luogo anche per la serietà della politica. Scrive il Corriere però che l’esecutivo ha intenzione sì di muoversi, ma non ha ancora deciso chi deve farlo:

Lo scontro sui migranti, ammassati nell’hotspot di Lampedusa e nei centri di accoglienza, tra il presidente della regione siciliana Nello Musumeci che vuole sgomberarli e il Viminale che dichiara «nulla» la sua ordinanza obbligando i prefetti a non applicarla, finirà di fronte al Tar. Il governo ne è già convinto. Si tratta solo di accordarsi sul chi debba presentarlo. Palazzo Chigi pensa che la titolarità sia del Viminale. Ma ieri il ministro Luciana Lamorgese ha inviato solo una lettera, per auspicare il ricorso, e non una vera e propria istanza. Si tratta di materia che riguarda le regioni su una questione sanitaria, spetta a Palazzo Chigi muoversi, è il ragionamento del Viminale.

Il penultimatum di Musumeci

Ma anche Musumeci si è detto «pronto a rivolgersi alla magistratura», a poche ore dalla mezzanotte: orario in cui scattava l’inizio dello sgombero previsto nella sua ordinanza. Bocciata la proposta del Viminale di trasferire gli immigrati in una tendopoli allestita in un’area dell’aeronautica a Vizzini. «Il governo centrale trova la soluzione: “creiamo campi di concentramento, che chiamano tendopoli, in un deposito militare a Vizzini, abbandonato da anni», ha detto Musumeci. «Erano tende moderne e climatizzate allestite dalla Croce Rossa in un’area ben sorvegliata», fa notare il Viminale. Poi ieri, come nella migliore tradizione italiana, l’ultimatum è diventato un penultimatum: – “Faccio appello al ministro Lamorgese, della quale conosco la competenza: evitiamo questo braccio di ferro che non serve assolutamente”, ha detto nel corso della trasmissione Stasera Italia su Rete 4. E il fatto che sia lui a dire che i bracci di ferro sono inutile dona un tocco di surreale alla situazione. “Noi abbiamo posto un problema serio, al di là di ogni pregiudizio, ideologico e politico – ha spiegato Musumeci – io non sono candidato alle elezioni di settembre, non posso essere accusato di razzismo perché la mia storia politica è di cattolico militante e non condivido una sola idea improntata al razzismo. Chiedo solo che lo Stato ci dica in quanti giorni pensa di voler risolvere questo problema, collaboriamo e saremo felici di poter fare ognuno il proprio dovere”.

nello musumeci

Ora, non per voler puntualizzare a tutti i costi contro un presidente di Regione che è anche un raffinato giurista, ma la sua storia politica pare leggermente diversa da quella di un cattolico militante, visto che, scrive Wikipedia, “Entra in politica a 15 anni nelle file della Giovane Italia, l’organizzazione giovanile del Movimento Sociale Italiano. A vent’anni è stato eletto consigliere comunale nella sua città di origine, Militello in Val di Catania, e successivamente nei Comuni di Gravina di Catania (1980) e Castel di Iudica (1983), dove ha ricoperto anche la carica di vicesindaco in una coalizione di centro-destra”. Ma vale di certo la pena ricordare al “cattolico militante” (nel MSI) che ieri la Caritas di Palermo ha contestato l’ordinanza perché «equipara i poveri e gli untori e divide l’umanità in due preparando la catastrofe planetaria che verrà da un mondo disunito e disumano». E il parroco di Floridia (Siracusa), Don Lorenzo Russo, ha scritto ai parrocchiani: «a chi gioisce per l’ordinanza di Musumeci dico non venite a messa. Non giova battervi il petto: ascoltate il Vangelo». Ma a questo punto è necessario un avviso ai parroci: è meglio non provocare troppo il governatore. Perché nel caso ci mette poco a proclamarsi Papa e a scomunicarvi tutti.

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