Che brutta questa campagna elettorale in Toscana

di Vincenzo Vespri

Pubblicato il 2020-09-11

I professori hanno, per definizione, la testa fra le nuvole. Ma adesso la hanno ancora di più. Lo smartworking non solo ci ha confuso e mischiato il lavoro con il tempo libero ma, non essendoci richiesta la presenza, finisce che ci spinge ad accumulare più impegni contemporaneamente. Durante la riunione di Dipartimento o una giunta, …

article-post

I professori hanno, per definizione, la testa fra le nuvole. Ma adesso la hanno ancora di più. Lo smartworking non solo ci ha confuso e mischiato il lavoro con il tempo libero ma, non essendoci richiesta la presenza, finisce che ci spinge ad accumulare più impegni contemporaneamente. Durante la riunione di Dipartimento o una giunta, adesso è normale fare esami mentre si sbriga la corrispondenza. Gli effetti sono drammatici e ridicoli nello stesso tempo. Ad esempio, sono finito in una situazione del genere ieri: guardavo senza soluzione di continuità lo smartphone passando da un impegno burocratico all’altro mentre passeggiavo per un sentiero di mezza collina della costiera ligure. Non ho visto un sasso e sono rotolato giù in un dirupo. Per fortuna un tronco mi ha fermato dieci metri sotto. Ginocchia sbucciate da adolescente, foglie di leccio nei capelli e maglietta e pantaloncini tutti sporchi di terriccio. Mi sono paragonato a Talete di Mileto, che mentre passeggiava per la campagna osservando le stelle con lo sguardo rivolto al cielo, non si accorse dove stava camminando, e così finì in un pozzo. La sua serva, che era presente alla scena, lo prese in giro dicendogli che si preoccupava tanto di conoscere le cose lontane, ma finiva per non vedere quelle che aveva tra i piedi. Nonostante questo sia vero, sono convinto che noi professori svolgiamo un compito utile. Se qualcuno ci indica la luna, forse non vediamo il dito, ma osserviamo la luna. Siamo complementari al common sense e difficilmente ci facciamo plagiare. Non per nulla, Baldur von Schirach, il Reichsleiter della Hitler-Jugend, diceva che quando sentiva la parola cultura, metteva mano alla pistola…

sondaggi elezioni toscana oggi sondaggi regionali

Dico questo perché stiamo vivendo, qui in Toscana, una campagna elettorale bruttissima ed oscena. Quando uno inizia a parlare di politica, siamo tutti a lamentarci che siamo mal rappresentati; che da anni, ci governano figuri poco legittimati e spesso ancor meno preparati, spinti da bassi interessi e senza alcun freno, né etico, né morale. Poi parte la campagna elettorale. Non si discute di nulla. I problemi, sempre i soliti, vengono vomitati dagli uni agli altri, con l’intento di farne volta per volta i responsabili. Così, ci si ritrova con la regione divisa tra due trincee contrapposte, riempite da urla di richiamo efficaci malgrado tutto. E quei figuri che troneggiano, innalzati su piedistalli di potere che trovano fondamento e spessore solo nella incapacità di chi si lamentava fino al giorno prima di abbatterli. Bisognerebbe parlare di futuro, prossimo e remoto. Bisognerebbe chiedersi che tipo di umanità vogliamo e se pensiamo davvero che si possa vivere in un mondo senza lavoro. Bisognerebbe fare tante cose. Ma non si riesce in nulla. Solo a litigare, per contrapporsi tra il si e il no, su qualunque argomento, sagacemente posto alla discussione, per aggirare i problemi veri, per non discuterne.

susanna ceccardi asilo aquilone figlia kinzika

La campagna politica si aggrappa alla paura. Paura del diverso (immigrati, islamici, etc) da parte della destra. Paura dell’avversario, assurdamente e follemente demonizzato, da parte della sinistra.  L’insulto basato sul sentimento razzista della propria superiorità sia intellettuale che morale. Siamo ormai abituati a questo malcostume. Emilio Fede storpiava i nomi degli avversari politici facendo finta di non ricordarli. Grillo e Travaglio invece li storpiano apposta. Ma per convincere che l’avversario non è valido, è proprio necessario storpiarne il nome? O è segno che non si finge neanche più di avere un razionale. L’importante è odiare e far odiare l’avversario politico. Questo atteggiamento viene da molto lontano. Ad esempio Lenin usava di proposito un linguaggio violento, che per sua stessa ammissione era studiato per suscitare odio, avversione, disprezzo, non per convincere, non per correggere gli errori dell’avversario, bensì per distruggerlo, per cancellare lui e la sua organizzazione dalla faccia della terra. Ed è proprio questa la strategia che vediamo messa in pratica da entrambe le parti. Parole di odio che spingono due tizi a pestare un ragazzo di colore senza una qualsivoglia ragione. Una congolese che attacca Salvini maledicendolo e strappandogli la camicia. Il Direttore di Lucca Comics che si dimette perché gli hanno contestato di aver assistito addirittura a un comizio della Ceccardi. Il proprietario di un caseificio minacciato di avere boicottati i sui prodotti solo perché aveva osato elencare a Salvini i problemi che, secondo lui, stavano affrontando gli imprenditori caseari. Pazzie da una parte e dall’altra.

 

salvini lancio paracadute arezzo

Si sta perdendo la razionalità. Non si dice che il proprio candidato è valido, si dice che il candidato della parte avversa è peggio del nostro. Se i 5 Stelle non avessero dimostrato la loro pochezza in questi 2 anni e mezzo di Governo, avrebbero finito per avere loro il governatore della Toscana. Bastava che il loro candidato governatore non si fosse fatto coinvolgere nella rissa ed avesse assistito alla distruzione reciproca dei candidati del centrodestra e del centrosinistra. E’ assordante il silenzio di intellettuali super partes. Hanno spazio solo quelli schierati. Prima erano quelli di destra che cercavano di convincere che Ruby fosse effettivamente la nipote di Mubarak, adesso sono quelli di sinistra che vogliono convincerci di quanto sia una idea profonda ed intelligente dotare le scuole di banchi monouso a rotelle. La Toscana ha bisogno di veri professori, di veri intellettuali per avere una direzione da seguire. Magari rotoliamo in un dirupo o finiamo in un pozzo perché non vediamo le cose vicine, ma siamo abituati a vedere i fatti a distanza, ad andare oltre, a non lasciarci travolgere dalla quotidianità e dalla zuffa pretestuosa.

Leggi anche: Scillieri, Di Rubba e Manzoni: i tre commercialisti vicini alla Lega ai domiciliari

Potrebbe interessarti anche