Mario Cerciello Rega senza pistola? È tutto un complotto: parola di sovranista

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-07-30

Sfortunato il popolo che ha bisogno di eroi. Ma ancora più sfortunati sono quegli uomini che diventano eroi per i capricci di persone che ne strumentalizzano la morte e non ci pensano due volte a gettare fango sulla memoria di un servitore dello Stato

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Mario Cerciello Rega era disarmato la sera in cui è stato ucciso. A confermarlo è il comandante provinciale dei carabinieri di Roma il colonnello Francesco Gargaro che durante la conferenza stampa oggi ha detto ai cronisti che «Cerciello non aveva arma con sé, ma aveva le manette. La pistola probabilmente l’aveva dimenticata. Solo lui sapeva perché». La pistola di ordinanza era rimasta nell’armadietto in caserma quando il vicebrigadiere aveva preso servizio per quello che sarebbe stato il suo ultimo turno.

Cerciello Rega era senza pistola per colpa della sinistra!

Non sappiamo e probabilmente non sapremo mai per quale motivo Cerciello non aveva l’arma con sé. Non sappiamo se avrebbe potuto salvarsi se l’avesse avuta. Magari se i colleghi che hanno fermato lo spacciatore Italo P. nel momento in cui cedeva la droga a Natale-Hjorth avessero fermato anche lo studente americano forse ora non staremmo qui a parlare di questa vicenda. Purtroppo non ci è dato di esplorare realtà alternative diverse dalla nostra. E nulla ci dice il fatto che Cerciello fosse disarmato a riguardo della sua professionalità. Ma questa dimenticanza non piace ai molti che in questi giorni avevano già iniziato a tessere le lodi del carabiniere eroe, caduto per mano di malviventi nordafricani.

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Come se non bastasse il fatto che nella vicenda sono coinvolti cittadini italiani e due cittadini USA (uno dei quali di origini italiane) ora ai patridioti tocca misurarsi con questa “notizia shock”. La prima reazione è unanime: è colpa delle sinistra che non vuole che le forze dell’ordine possano sparare (pensate: in Regno Unito, notoriamente covo di bolscevichi, la polizia è in larga parte disarmata). Ovviamente non manca il genio che dà la colpa a Carlo Giuliani, un ragazzo ucciso da un carabiniere.

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Improvvisamente il vicebrigadiere inizia a non essere poi così simpatico. Chissà se alcuni di quelli che oggi sono lì lì per scrivere che Cerciello non ha agito in maniera corretta sono quelli che ieri scrivevano che non volevano partecipare alla raccolta fondi a favore della famiglia della vittima.

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Qualcuno teme che questo particolare serva per screditare il vicebrigadiere, c’è un complotto per nascondere “qualcosa” o “qualcuno” e alla fine è molto più comodo far ricadere tutte le responsabilità su una persona che è morta.

Quelli che pensano sia l’ennesima barzelletta sui Carabinieri

Non è così, ma il fatto che Cerciello avesse dimenticato l’arma in caserma è un particolare che aiuta a capire come mai non sia stato in grado di fronteggiare l’aggressore. Altro che “mosse da Marines” di Finnegan Lee. Uno dei due era armato con un coltello dotato di lama da 18 centimetri, l’altro poteva contare solo sulle manette. Il collega Andrea Varriale invece aveva l’arma con sé ma era impegnato in una colluttazione con l’altro ragazzo.

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In molti non ci credono, credono che sia tutta una bufala, un’invenzione dei giornali. Oppure un depistaggio da parte dei vertici dei Carabinieri per nascondere qualcos’altro. Qua e là spunta qualcuno che scrive cose come “Cerciello era uno che avrebbe preferito un bel funerale a un brutto processo. Ed è quello che ha avuto”. Ma la maggior parte è sotto shock. Loro sono quelli che la difesa è sempre legittima e che sostengono il diritto ad armarsi per sparare e uccidere i malviventi. E ora scoprono che un carabiniere esce in servizio disarmato.

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Inaccettabile e incomprensibile. Si invocano nuove leggi (perché prima c’era la sinistra), una revisione dei regolamenti, dei metodi di selezione, degli arruolamenti e delle regole d’ingaggio. Più di qualcuno scrive che questa è una situazione simile a quelle delle barzellette sui carabinieri. Eppure fino a poco fa questa era gente che si commuoveva per la sorte dell’eroe.

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Si parla di una “dinamica ridicola” del collega che era “addormentato” e che non ha sparato mentre Cerciello veniva ferito mortalmente. In meno di una settimana stiamo passando rapidamente dalla storia del carabiniere vittima delle “risorse” alla storia del carabiniere distratto che esce senza pistola e “si fa uccidere”. 

La storia però è sempre la stessa: quella di un servitore dello Stato morto mentre faceva il suo dovere. Sono i contorni della vicenda che  rimangono poco chiari. La gestione di tutta l’operazione, a partire dal primo intervento di Varriale e Cerciello è stata corretta in base al regolamento?

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È stato fatto tutto il possibile per garantire che l’incontro si svolgesse in sicurezza? Come mai i colleghi delle volanti non hanno sentito le urla di Cerciello mentre Brugiatelli (che era rimasto presso l’auto civetta) le ha udite distintamente? Come mai Natale-Hjorth non è stato fermato in piazza Mastai quando venne fermato lo spacciatore Italo P.?

Leggi sull’argomento: Lo spacciatore, il confidente, la rissa con gli americani: tutto quello che non torna nel caso del carabiniere ucciso

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