I giochi di parole di Mazzillo sullo sfratto del Celio Azzurro

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-03-26

L’assessore al bilancio della Giunta Raggi sostiene che la scuola d’infanzia non deve preoccuparsi per l’avviso di sgombero perché prima ce ne sono altri da fare. Ma dimentica la questione degli affitti arretrati. «Ora da un momento all’altro possono arrivare con la forza pubblica e buttarci fuori», ha detto Massimo Guidotti, pedagostista e presidente del Celio Azzurro

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Non è mica uno sfratto: è un adempimento. L’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo su Facebook oggi ha parlato dello sgombero della scuola d’infanzia Celio Azzurro sostenendo che non c’è nessuno sfratto “in vista” perché gli uffici comunali devono dare priorità agli sgomberi delle sedi dei partiti e delle attività commerciali. Con un mirabile gioco di parole, l’assessore dice che lo sfratto non è “in vista” perché prima ce ne sono altri da fare. Ma vediamo come stanno in realtà le cose.
andrea mazzillo celio azzurro

I giochi di parole di Mazzillo sugli sgomberi delle Onlus

Come abbiamo raccontato, oggi circa ottocento tra associazioni culturali, sedi di sindacati e partiti e Onlus sono sotto sfratto in esecuzione della delibera 140 della Giunta Marino, a seguito dello scandalo Affittopoli (quello degli appartamenti in centro a pochi euro al mese): il fine era di prendere di nuovo possesso in tempi rapidi dei beni immobili del Comune e farli fruttare. La Corte dei Conti minaccia, in caso contrario, di perseguire il relativo danno all’Erario. Tra le associazioni a rischio c’è Viva la vita, che assiste i malati di Sla o il Grande Cocomero, un centro per la cura di bambini e ragazzi in difficoltà, oppure ancora Il Telefono Rosa che ogni anno aiuta più di mille donne con consulenze legali gratuite, sostegno psicologico e altro ancora – è in regola coi versamenti,ma ha il contratto scaduto. E, appunto, Celio Azzurro, riguardo il quale su Facebook l’assessore scrive:

Non c’è alcuno ‘sfratto’ in vista per il Celio Azzurro. L’avviso di sgombero recapitato al centro culturale, come quelli che continuano ad arrivare ad altre realtà che utilizzano immobili di Roma Capitale, è stato inviato dal Dipartimento Patrimonio del Campidoglio come adempimento burocratico di un procedimento che, come noto, si basa su azioni intraprese dalle precedenti amministrazioni e sui rilievi della magistratura contabile. Esso non comporta automaticamente il rilascio dell’immobile o l’esecuzione dello sgombero stesso.
Come stabilito da una delibera di Giunta dello scorso 22 febbraio, gli uffici dovranno dare priorità all’esecuzione degli sgomberi delle associazioni che NON esercitano attività socio-culturali, a partire dalle sedi dei partiti politici e di chi esercita attività commerciali.
Vigilerò personalmente affinché questa direttiva venga rispettata e non si comprometta l’esistenza di realtà importantissime come il Celio Azzurro.
La Giunta, dunque, ha fatto quanto in suo potere per mettere in sicurezza le associazioni che erogano servizi fondamentali per la città. Ora spetta alla Commissione comunale competente e all’Assemblea Capitolina approvare in tempi rapidi il nuovo Regolamento sulle concessioni del patrimonio indisponibile: così si porrà fine a una situazione d’incertezza che dura da decenni, a causa della colpevole inerzia politico-amministrativa di chi ci ha preceduto.

celio azzurro sfratto 1
Ora,  è evidente che se avranno priorità (giustamente) le attività commerciali e le sedi di partiti e sindacati, come sostiene Mazzillo, ciò non toglie che tre giorni fa i vigili abbiano consegnato direttamente nelle mani delle maestre del Celio Azzurro lo sfratto esecutivo. In più alla scuola dell’infanzia sono anche stati richiesti affitti arretrati per la somma di 365mila euro. Mazzillo ha curiosamente dimenticato la circostanza: in più, in un intervento di qualche tempo fa al Rialto Occupato ha dichiarato di non poter dire con certezza se i locali che verranno sgomberati potranno poi essere riassegnati alle associazioni.

Andrea Mazzillo, il Celio Azzurro e le colpe degli altri

«Ora da un momento all’altro possono arrivare con la forza pubblica e buttarci fuori», ha detto ieri a Repubblica Roma Massimo Guidotti, pedagostista e presidente del Celio Azzurro che ha parlato di una «solerzia incredibile» da parte degli uffici del Campidoglio. «La politica è assente», ha denunciato denuncia Guidotti il cui giudizio nei confronti dei 5 Stelle è molto netto: «Sono una giunta di ignavi che non ha un’idea di città». D’altro canto è lo stesso Mazzillo a dire che «La Giunta, dunque, ha fatto quanto in suo potere per mettere in sicurezza le associazioni che erogano servizi fondamentali per la città», riferendosi al fatto che verranno realizzati prima altri sfratti (ma ciò non vuol dire che non vengano successivamente realizzati anche gli sgomberi delle Onlus) e poi scaricando la responsabilità su altri: «Ora spetta alla Commissione comunale competente e all’Assemblea Capitolina approvare in tempi rapidi il nuovo Regolamento sulle concessioni del patrimonio indisponibile», glissando però sul fatto che gli affitti arretrati non potranno mai essere pagati dalle Onlus e questo le metterà in difficoltà anche nella richiesta di nuovi locali.
delibera 140 delibera 26 sfratto associazioni - 1
Insomma, la politica dovrebbe intervenire e non nascondere i problemi. Anche perché una recente sentenza del tribunale di Roma ha riconosciuto le ragioni dell’Associazione Dinamo, colpita dal provvedimento di sfratto nel marzo 2016. L’associazione – difesa dall’avvocato Giuseppe Libutti – ha impugnato il provvedimento perché illegittimo e privo di un corrispondente presupposto normativo. Il Tribunale, con sentenza del 13 marzo 2017, ha accolto il ricorso (contro il quale si era opposta l’avvocatura di Roma Capitale) sentenziando che:

in presenza di beni appartenenti al patrimonio disponibile, non vi è, dunque, possibilità per l’amministrazione proprietaria di recuperare il possesso in regime di autotutela esecutiva di cui all’art. 823, comma 2 del codice civile. Qualora infatti il bene appartenga al patrimonio disponibile, l’amministrazione è tenuta ad avvalersi dei mezzi ordinari di tutela previsti dal codice civile con l’obbligo di motivare, in modo specifico e articolato, le ragioni della scelta della sua pretesa

E quindi sostanzialmente dicendo che non è possibile per il Comune agire in autotutela perché non ci sono i presupposti giuridici per farlo. Insomma, la politica ha tutto il tempo e tutte le ragioni per muoversi. Se decide di dedicarsi ai giochi di parole, invece, significa che il destino delle Onlus non le interessa.

Leggi sull’argomento: Un colpo di spugna alla delibera 140 per salvare le Onlus di Roma?

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