La caserma Serena di Treviso e il boom di 200 contagi in Veneto

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-07-31

La Lega dice che il governo sparge focolai in Italia. Ma i positivi della caserma non hanno nulla a che vedere con i più recenti arrivi in Sicilia. La maggior parte degli ospiti della «Silvio Serena» è giunta in Italia con le grandi ondate di sbarchi degli anni passati

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Ieri la caserma Silvio Serena di Casier a Treviso è approdata improvvisamente al centro del dibattito politico sull’emergenza Coronavirus perché l’ULSS 2 del Veneto ha trovato 129 positivi tra i migranti accolti nella struttura. La Regione ha così contato un terzo del totale dei nuovi positivi ieri in Italia, mentre il totale dei contagi in un giorno, rettificato successivamente alla pubblicazione del bollettino della protezione civile, ha toccato quota 200.

La caserma Serena di Treviso e il boom di 200 contagi in Veneto

Il boom dei contagi in Veneto è diventato l’argomento principale della politica italiana dopo l’uscita del sindaco di Treviso Mario Conte ha scritto su Facebook che “Il nuovo focolaio all’interno della struttura genera un danno incalcolabile, anche in termini di immagine, al nostro territorio del quale lo Stato dovrà rendere conto”. “Ci stavamo riprendendo, il turismo stava nuovamente vedendo la luce dopo una primavera terribile e con questa batosta ci ritroviamo a terra, dopo che il Governo non ha mai ascoltato la nostra richiesta di chiudere la Caserma – afferma il sindaco -. A dirle il vero, stiamo ancora aspettando che il Ministro dell’Interno Lamorgese venga a vedere con i suoi occhi la situazione dopo la nota rivolta dello scorso giugno. Sono arrabbiato perché ora ci troviamo a fronteggiare una nuova emergenza. E la colpa non è dei nostri cittadini”.

sindaco treviso

Il Corriere della Sera però spiega oggi che vista da Treviso la realtà è però diversa:

Tanto per cominciare le persone ammalatesi non hanno nulla a che vedere con i più recenti arrivi in Sicilia. La maggior parte degli ospiti della «Silvio Serena» è giunta in Italia con le grandi ondate di sbarchi degli anni passati, prevalentemente da Paesi dell’Africa subsahariana. La maggior parte di loro è lì da prima dell’entrata in vigore dei decreti sicurezza, il 20% di loro lavora, in tre hanno sostenuto di recente l’esame di maturità, seguono percorsi di inserimento. Detto in altri termini: non hanno importato nessun virus.

Prima di oggi la «Silvio Serena» aveva registrato un solo caso, il 12 giugno: la malattia aveva colpito un operatore della struttura. Da lì si era deciso di sottoporre al test tutti i migranti presenti a Caser e questo aveva causato l’unico episodio di tensione; una dozzina di migranti, rifiutando l’esame, aveva preso in ostaggio un medico per alcune ore.

Come la situazione sia precipitata nelle ultime 48 ore lo racconta Gian Lorenzo Marinese, titolare della Nova Facility, la società che gestisce il centro di accoglienza trevigiano (è la stessa che ha in carico anche l’hotspot di Lampedusa): «Tre migranti della struttura sono stati sottoposti al test e sono risultati positivi. A quel punto abbiamo deciso di estendere l’indagine a tutte le persone all’interno della caserma e il contagio si è rivelato molto esteso. Per noi si è tratto di un fulmine a ciel sereno».I tamponi eseguiti sono stati 315, 22 dei quali hanno riguardato il personale. Questi ultimi sono tutti negativi.

Il governo che sparge focolai in Italia

E infatti ieri Lorenzo Fontana, segretario della Liga Veneta, ha accusato il governo di spargere focolai in Italia: “Oltre 130 migranti positivi nel centro di accoglienza di Treviso, che il governo non ha voluto chiudere, nonostante le ripetute richieste della Lega. È paradossale che il governo proroghi lo stato di emergenza e imponga restrizioni ai cittadini per il contenimento del Covid e non voglia invece contenere gli arrivi da oltremare, seminando nuovi focolai in giro per il Paese”. “È un dannoso controsenso – afferma -. Servono scelte lucide e libere dall’ideologia”.

caserma serena treviso

In serata la situazione a Caser appariva tranquilla: i migranti restano dentro la caserma, tra una settimana verranno sottoposti a un nuovo test. «Stiamo facendo di tutto per risolvere il problema», conclude il presidente Marinese, «ringrazio gli operatori che stanno continuando a lavorare». Patrice Kouame, richiedente asilo 37enne della Costa d’Avorio ospite della ex caserma, ha raccontato all’agenzia di stampa ANSA che “Proprio oggi ero atteso per un colloquio di lavoro per un posto da operaio metalmeccanico in una grande azienda di elettrodomestici di Treviso”. Il 25 giugno scorso aveva sostenuto la prova orale dell’esame di maturità all’istituto professionale “Giorgio Fermi”. La prova era stato svolta da remoto, sempre per gli effetti della precedente individuazione di un caso di positività all’interno della struttura, ed aveva avuto come esito la promozione ed il conseguimento del diploma. Kouame era fuggito nel 2012 dalla guerra nel suo Paese, per riparare dapprima in Mali quindi in Algeria, dove ha lavorato come muratore, e infine in Libia. Da qui, trattato da schiavo fino al 2017, aveva tentato la fuga via mare ed era stato salvato da un naufragio nel Mediterraneo per raggiungere infine l’Italia. “Purtroppo questa mattina ho dovuto avvertire l’agenzia per l’impiego che non sarei potuto recarmi all’appuntamento a causa del risultato del nuovo screening. Per il momento nessuno di noi è stato ancora informato sull’esito del proprio test e siamo ancora qui – conclude – ad aspettare che ci dicano come comportarci”.

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