Opinioni
Carlo Calenda, il buttafuori del Partito Democratico
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2019-02-25
Fortebraccio qualche tempo fa sosteneva che noi non sappiamo quando arriverà la fine del mondo, ma state pur certi che la DC quel giorno rinvierà qualcosa. Il corsivista dell’Unità sfotteva l’abitudine dello scudo crociato di procrastinare ogni decisione o ogni scelta allo scopo di trattare tra le correnti. In questi tempi invece noi non sappiamo […]
Fortebraccio qualche tempo fa sosteneva che noi non sappiamo quando arriverà la fine del mondo, ma state pur certi che la DC quel giorno rinvierà qualcosa. Il corsivista dell’Unità sfotteva l’abitudine dello scudo crociato di procrastinare ogni decisione o ogni scelta allo scopo di trattare tra le correnti. In questi tempi invece noi non sappiamo quando arriverà la fine del mondo, ma state pur certi che anche quel giorno Carlo Calenda su Twitter o in qualche intervista dirà che qualcuno non deve entrare o deve uscire dalla coalizione del centrosinistra per le elezioni europee.
Oggi, ad esempio, l’ottimo Carlo Calenda ha dei dubbi su Giuliano Pisapia, già sindaco del centrosinistra a Milano dopo una vittoria storica ed epocale contro Letizia Moratti. O meglio, sostiene che Zingaretti abbia voglia di far rientrare in gioco Emiliano e Bersani e, come Giachetti, non lo ritiene una grande idea.
«Vedo un inspiegabile avanti e in dietro. Prima il Pd aderisce al manifesto“Siamo Europei” e all’idea di lista unica e poi si parla di lista pd aperta. Io non sono disponibile ad alcuna operazione cosmetica. Tanto più se tornano in gioco Emiliano, Bersani, D’Alema e Grasso».
Non li vuole nel nuovo centrosinistra?
«Sono tutte personalità che, Emiliano a parte, stimo e rispetto, ma che hanno predicato la convergenza con i 5 Stelle. Al manifesto non può partecipare chi vuole fare alleanze nazionali con Lega e M5S. Sarebbe trasformismo politico». (Corriere della Sera, 25 febbraio 2019)
Il che, per carità, è legittimo. Da queste parti, ad esempio, abbiamo tutti presente come le giravolte su vaccini e xylella di Michele Emiliano costituiscano una tragedia politica. Ma Emiliano ha qualcosa a suo favore di indiscutibile: le elezioni le ha vinte, a Bari come in Puglia. Calenda cosa ha vinto di preciso? Quali risultati ha conseguito negli anni per fare il buttafuori del Partito Democratico e decidere chi deve stare dentro e chi fuori? Posto che Calenda ha ragione sul fatto che un’alleanza con il M5S costituirebbe un suicidio elettorale per il PD di Zingaretti da quando i grillini su Rousseau hanno concluso per sempre l’equivoco “costola della sinistra”, ma perché si sente in diritto di compilare la lista degli invitati e degli esclusi?
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