Cosa c’è di vero nell’allarme sulla pasta e il glifosato della deputata M5S

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-09-18

La deputata pentastellata Carla Ruocco ha condiviso oggi un post che denuncia il “pericolo giallo” della pasta fatta con grano non di produzione italiana consigliando di rivolgersi al “biologico” e consumare pasta prodotta con i fantomatici “grani antichi”. Ma perché il M5S continua ad agitare lo spettro del glifosato sulla pasta e non parla dell’uso dei pesticidi nell’agricoltura italiana?

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A volte ritornano. Ci sono alcuni argomenti e alcuni temi che sono sempreverdi e buoni per ogni stagione politica. Da anni i politici sui social parlano del pericolo del glifosato, un erbicida utilizzato in agricoltura come diserbante. Ma dal punto di vista politico nulla è cambiato. L’uso del glifosato in agricoltura è ancora consentito nell’Unione Europea e anche sui pericoli per la salute ci sono parecchi dubbi.

Il senso del MoVimento 5 Stelle per la scienza e la salute

Mentre la IARC lo ha classificato tra le sostanze “probabilmente cancerogene” (gruppo 2A, lo stesso nel quale sono state inserite la carne rossaEFSAOMS e FAO hanno invece espresso un parere diverso sostenendo che è improbabile che sia cancerogeno «come conseguenza dell’esposizione attraverso l’alimentazione». Mentre gli scienziati cercano di stabilire quanto sia pericoloso il glifosato utilizzato sui prodotti destinati all’industria alimentare il MoVimento 5 Stelle lancia l’allarme sui pericoli della pasta al glifosato. A farlo per primo è stato il deputato dell’ARS (e già assistente al parlamento europeo di Ignazio Corrao) Luigi Sunseri che il sei settembre ha pubblicato un post dal titolo emblematico: pasta, il pericolo giallo.

luigi sunseri m5s pasta glifosato giallo essicazione - 2

Il post – che è una versione molto sintetica di questo articolo – è stato ripreso questa mattina dalla deputata pentastellata Carla Ruocco. Il succo del lungo post è che visto che la pasta è uno degli alimenti più importanti nella dieta degli italiani  «dovremmo sempre orientarci su un prodotto locale, biologico, magari di grani antichi, trafilato in bronzo ed essiccato a basse temperature». Perché? Perché nella pasta prodotta in modo industriale (leggi: non con metodi che risalgono al 1800) c’è il glifosato. Ora il problema è che il nostro Paese non riesce a produrre grano duro di qualità in quantità sufficiente da soddisfare la domanda dei pastifici e quindi deve ricorrere alle importazioni. Lo dicono le associazioni dei pastai e lo dice pure l’articolo citato dai due portavoce pentastellati quando dice che «soltanto il 35% del grano duro italiano ha un contenuto proteico medio superiore al 13%, mentre quello di un altro terzo circa è inferiore al 12%, dunque inadatto alla pastificazione».

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Curiosamente questa parte è “sparita” dal riassunto fatto da Suneri e Rocco. Chissà perché, forse perché dimostra che il tanto decantato grano italiano non è poi così di qualità? Può essere. Del resto visto che l’uso del glifosato è consentito anche in Italia nulla vieta che anche una pasta fatta con grani 100% made in Italy sia glifosato-free. Per scoprirlo bisognerebbe fare delle analisi e non limitarsi (come fanno invece i due 5 Stelle) a mostrare le foto della pasta buona e della pasta gialla “cattiva”. Eppure qualcuno quelle analisi si è anche preso la briga di farle.

Quanta pasta dobbiamo mangiare per rischiare la vita col glifosato?

Due anni fa la rivista Il Test (ex Salvagente) rilevava come in base ai livelli di contaminazione da glifosato nella pasta italiana per assumere quantità di glifosato che possano costituire un rischio per la salute si dovrebbero mangiare più di 200 kg di pasta al giorno per tutti i 365 giorni dell’anno. A complicare ulteriormente il quadro della situazione c’è il fatto che il glifosato non è utilizzato solo per la coltura del grano ma è una sostanza contenuta in almeno 750 prodotti disponibili. E volendo c’è anche la questione delle micotossine e del grano ucraino, perché mica tutto il grano importato viene dal Canada, anzi. Eppure Ruocco e Sunseri lanciano l’allarme solo sulla pasta e sul grano Canadese (sarà perché il M5S dice no al CETA). E non è un caso che le argomentazioni siano le stesse usate dal presidente di Coldiretti per attaccare l’accordo di partenariato tra UE e Canada.

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Le analisi del Fatto Alimentare sui campioni di grano nazionale e di importazione rivelano che.. [Fonte]
Ma a voler essere intellettualmente onesti chiederebbero anche misure restrittive sul consumo di carne rossa, visto che è “probabilmente cancerogena” proprio come il glifosato (per tacere dei salumi e della carne rossa lavorata che sono invece inseriti nella lista 1A, quella delle sostanze certamente cancerogene). E se è vero che in Canada è consentito usare il glifosato anche nella fase di pre-raccolta del grano e in Italia no bisogna ricordare che in Italia è consentito farlo durante la fase di pre-raccolta di prodotti come pomodori e legumi. Come mai il M5S non denuncia i pericoli dei pomodori al glifosato?

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Oppure se la lotta è contro l’uso dei pesticidi pericolosi per l’ambiente e la biodiversità a favore dell’agricoltura biologica allora Carla Ruocco dovrebbe spiegare come mai il governo ha concesso una deroga all’uso della Cloropicrina, un disinfestante usato per la coltivazione di fragole e pomodori che in teoria non dovrebbe essere più in commercio dal 2012 (ed è vietata anche da una direttiva europea) ma per qualche motivo ha beneficiato di continue deroghe, l’ultima è stata concessa ad agosto dal sottosegretario al Ministero per le politiche agricole e forestali Manzato (Lega). Ma torniamo alla pasta. Non è certo la prima volta che la pasta industriale essicata ad alte temperature è sul banco degli imputati, ad esempio ne parlava Repubblica già nel 1995. Ed è chiaro che una pasta più economica non possa avere la stessa qualità di una di fascia di prezzo superiore. Ma da qui a dire che una minore qualità della pasta (e quindi differenze di gusto, tenuta della cottura e bontà) comporta un rischio per la salute ovviamente ce ne corre, ed anzi è un giochino pericoloso.

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Tanto più che la legge italiana non disciplina le temperature di essiccazione. Ecco perché i pastifici non sono tenuti ad indicarla in etichetta. Ma ora che Ruocco è al governo siamo sicuri che il M5S provvederà senza dubbio a colmare la lacuna.

La fregnaccia dei grani antichi

Infine un appunto sull’uso della terminologia: nel post si invita a consumare pasta prodotta con “grani antichi“, senza però precisare o specificare quali essi siano. Cosa vuol dire “antico”? E soprattutto quanto antico? Non si tratta di grani millenari che non hanno subito alcuna forma di intervento da parte dell’uomo. Ad esempio la famosa varietà “Senatore Cappelli” è stata inventata all’inizio del Novecento (1900, non 900 Avanti Cristo).

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Fonte

Nel luglio del 2017 su Le Scienze Dario Bressanini ha dedicato un approfondito studio alle varie proprietà attribuiti ai grani antichi dimostrando che non solo non sono “antichi”, anzi sono moderni in tutto e per tutto ma che come le altre varietà hanno subito modificazioni e selezioni a livello genetico. Questo significa che i grani “antichi” non sono intrinsecamente più buoni e migliori. E soprattutto non è vero che non richiedono l’utilizzo di pesticidi o erbicidi. Di fatto sono una grande operazione di marketing, e non c’è nulla di sbagliato in questo. Però quando una parlamentare della Repubblica “spiega” che il grani antichi sono meno dannosi per la salute umana rispetto a quelli “canadesi” (che poi non sono sempre canadesi) dovrebbe farlo in base a dati scientifici certi e non a dicerie.

Leggi sull’argomento: Davvero c’è un pericolo glifosato nella pasta italiana?

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