Come la campagna acquisti della Lega potrebbe togliere la maggioranza al governo M5S-PD

di Mario Neri

Pubblicato il 2019-08-30

La campagna acquisti della Lega potrebbe togliere la maggioranza in Senato al governo M5S-PD. Francesco Grignetti sulla Stampa fa i conti in tasca al MoVimento 5 Stelle e al Partito Democratico, spiegando che il pallottoliere potrebbe subire variazioni. Magari non subito, ma prima o poi… Il pallottoliere del Senato parte dai 107 senatori M5S (ma …

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La campagna acquisti della Lega potrebbe togliere la maggioranza in Senato al governo M5S-PD. Francesco Grignetti sulla Stampa fa i conti in tasca al MoVimento 5 Stelle e al Partito Democratico, spiegando che il pallottoliere potrebbe subire variazioni. Magari non subito, ma prima o poi…

Il pallottoliere del Senato parte dai 107 senatori M5S (ma difficilmente voterà a favore Gianluigi Paragone molto critico con la svolta a sinistra del 5S) e dai 51 del Pd. La base, quindi, è 157. Vanno poi aggiunti 5 ex grillini, fuoriusciti in dissenso per l’alleanza con la Lega e oggi più che bendisposti per il Conte-bis; i 4 senatori di LeU (Pietro Grasso, Loredana De Petris, Vasco Errani e Francesco Laforgia) che sono considerati già nel perimetro della nuova maggioranza; alcuni nel Gruppo delle Autonomie che dovrebbero votare a favore (3 della Svp, il senatore dell’Unione Valdotaine Albert Laniece, più Casini e Bressa); nel Misto ci sono poi la radicale Emma Bonino e il socialista Riccardo Nencini. Infine 2 senatori eletti all’estero, del Maie, che si segnalano per pragmatismo.

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La maggioranza possibile in Senato per il governo M5S-PD (La Repubblica, 27 agosto 2019)

Per il momento tutti sembrano a favore. E con questi apporti, la maggioranza dovrebbe salire a 176. Quindici voti più del necessario. Vanno poi considerati i 6 senatori a vita (il Presidente emerito Napolitano, l’ex premier Ma Monti, gli scienziati Elena Cattaneo e Carlo Rubbia, l’architetto Renzo Piano, Liliana Segre) che voteranno a favore o al massimo si asterranno, ma che per età e impegni non sono propriamente i più assidui ai lavori parlamentari. Alla prima fiducia, il Conte-bis potrebbe partire con una maggioranza di 182 voti. Soltanto il tempo, però, dirà se è vera forza.

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