Lo spettacolo di Marco Bentivogli che asfalta Travaglio a Otto e Mezzo sull’Ilva

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-11-07

Ieri sera il Direttore del Fatto Quotidiano ha provato a mettere in scena una strenua difesa di Luigi Di Maio sull’Ilva di Taranto accusando i giornaloni, i cattivoni di Arcelor-Mittal e i governi precedenti che volevano concedere l’impunità all’azienda. Ma sulla sua strada ha trovato un sindacalista che ha smontato una per una le sue balle

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Grande spettacolo ieri sera nel salotto televisivo di Lilli Gruber ad Otto e Mezzo. C’erano Massimo Giannini, Marco Travaglio e il Segretario Generale dei Metalmeccanici FIM CISL Marco Bentivogli. Il tema del giorno? L’enorme disastro che gli ultimi due governi (quelli presieduti da Giuseppe Conte e da Giuseppe Conte) hanno imbastito sull’ex Ilva. Per il Direttore del Fatto Quotidiano l’Arcelor Mittal «racconta balle e pretende la licenza di uccidere»

Quando il Fatto scriveva che lo scudo penale è nel contratto

«Nel contratto che ha firmato non era previsto alcuno scudo penale» attacca subito Travaglio che ieri si è dovuto assumere il gravoso impegno di difendere Conte e soprattutto l’ex bisministro del Lavoro e dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio. «Per quanto incauti i nostri governi che hanno ceduto l’Ilva a questa cordata franco indiana non siano arrivati a tale punto di improntitudine dallo scrivere dentro a un contratto che avrebbero garantito l’impunità per i reati che sarebbero stati intenzionati o costretti a commettere», continua il diretto del Fatto. Travaglio non solo sta facendo passare l’idea che il cosiddetto “scudo penale” serva a coprire tutte le fattispecie di reato e che quindi all’ex Ilva Arcelor Mittal abbia mano libera.

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Fonte: Il Fatto Quotidiano

Ma non è così, perché come spiega poco dopo Bentivogli «lo scudo penale riguarda solo il perimetro dell’azione che si svolge per realizzare il piano ambientale», quindi ha limiti di applicazione ben precisi. Ma la balla più grossa di Travaglio rimane quella circa il fatto che il Governo Conte 1 non ha concesso alcuno “scudo” ad Arcelor-Mittal. Perché come scriveva il Sole 24 Ore a luglio (e come riportava lo stesso Fatto Quotidiano) nel contratto quello scudo c’è.

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Dall’editoriale di Marco Travaglio pubblicato sul Fatto Quotidiano del 6/11/2019

Lo ha ribadito ieri il Segretario della FIM-CISL quando ha detto che «l’addendum al piano ambientale proprio all’articolo 27 che qualora ci sia qualsiasi modifica del quadro normativo con cui è stata fatta la gara ad evidenza pubblica e qualora ci sia l’impossibilità di realizzare il piano ambientale, entrambe le violazioni sono causa di scioglimento e rescissione del contratto». Questo addendum è stato sottoscritto il 14 settembre 2018,  quando al ministero dello Sviluppo economico c’era Luigi Di Maio. Poi è successo che il governo Conte 1 ha cancellato le esimenti penali, poi le ha rimesse e qualche settimana fa il Conte 2 le ha cancellate di nuovo. Questi sono i fatti.

Le balle di Travaglio sull’ex Ilva di Taranto

Ora è già di per sé assai curioso che Travaglio dica che quella norma non c’è quando il suo stesso giornale non più tardi di quattro mesi fa metteva nero su bianco che quella clausola esisteva e che era motivo si scioglimento del contratto. Qualcuno potrebbe addirittura chiedersi per quale motivo oggi Travaglio è così desideroso di difendere Di Maio, ma sappiamo che la sua è una grande tirata contro i cosiddetti giornaloni e il mondo dell’editoria: «Bei tempi quando i Riva si compravano i giornalisti. Oggi vengono via gratis», scriveva ieri sul Fatto. Quasi che il quotidiano che dirige fosse una fanzine autoprodotta da una band hardcore punk oppure un samizdat dell’informazione: non lo è.

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Travaglio inoltre lascia intendere che il cosiddetto “scudo” serva a garantire un’impunità pressoché totale ai vertici dell’Ilva. Ma Bentivogli ricorda che a prendere le decisioni operative non è certo l’Amministratore Delegato o i poteri forti della multinazionale: «in questo periodo questo scudo ha protetto impiegati di settimo livello, quadri». Ma Travaglio continua: «è incredibile che si dia la colpa a quelli che hanno tolto lo scudo penale» e spiega che in realtà Arcelor Mittal non hai mai voluto acquistare l’acciaieria «per sottrarla a concorrenti e per prendersi il portafoglio clienti». Cosa che – ricorda Bentivogli – avrebbe potuto fare senza impegnarsi all’acquisto nel momento in cui ha avanzato la manifestazione d’interesse. E soprattutto Travaglio dimentica che a prendere Ilva non c’erano concorrenti degni di nota (intesi come i principali gruppi siderurgici mondiali) ma solo una cordata di “volenterosi” (e sappiamo come è finita con Alitalia) sostenuta da Cassa Depositi e Prestiti, vale a dire lo Stato.

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«Non hanno comprato niente» dice Travaglio ricordando che al momento Arcelor-Mittal è in affitto. Ma Bentivogli spiega che nel famoso addendum (quello che per Travaglio non esiste) in assenza di modifiche sostanziali al piano ambientale «l’azienda alla fine del 2020 è obbligata a comprare lo stabilimento». O meglio, avrebbe dovuto farlo se il ministro Di Maio non avesse cambiato le carte in tavola. «Nessuno scudo potrà mai tenere acceso l’altoforno numero 2», grida Travaglio ricordando che l’altoforno «deve essere spento perché è una struttura killer». Ma spegnere l’altoforno 2 significa spegnere anche gli altri altoforni che hanno la stessa tecnologia e di conseguenza chiudere l’azienda. Sembra che non si possa poter produrre acciaio senza inquinare e al tempo stesso garantendo la sicurezza dei lavoratori. Ma non è così: perché è stato fatto a pochi chilometri dall’Italia, a Linz. E lì la bonifica non è stata fatta chiudendo l’azienda (come a Bagnoli, dove non c’è stata) ma grazie ad un’impresa che ha investito in sicurezza e in buone pratiche ambientali.

 

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