Gli insulti dei sovranisti al bambino con i libri dello sgombero di Primavalle (e dicono che la foto è falsa)

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-07-16

Bravi cittadini, rispettosi della legge, gente come noi ma a quanto pare completamente privi della capacità di provare compassione per un ragazzino buttato in mezzo alla strada. Anche sullo sgombero della scuola in via Cardinal Capranica gli italiani stanno dando il meglio di sé

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Ci sono fatti di cronaca che hanno la loro “foto simbolo”. Per la vicenda dello sgombero della ex scuola Don Calabria in via Cardinal Capranica a Primavalle senza dubbio è lo scatto di Massimo Percossi di ANSA che ha fotografato uno dei bambini uscire portando con sé una pila di vecchi libri. La foto è solo una sintesi della giornata di ieri, che alla fine delle “operazioni” ha lasciato più di 300 persone senza casa. Tra loro circa 80 minori che frequentavano le scuole della zona.

Quelli che “la foto è finta” oppure “è fatta ad arte”

Il bambino della foto è uno di loro, uno dei più “deboli”, e sicuramente non ha colpe dell’occupazione (iniziata nel 2003). Ma la foto diventa anche un facile bersaglio per la rabbia di quei patridioti che ritengono sia finta, creata ad arte. O peggio ancora un fotomontaggio. Figuriamoci se quelli lì, gli abusivi, mandano a scuola i figli. Eppure di quella foto esistono altre versioni che dimostrano che quel bambino era davvero uno degli abitanti dell’edificio sgomberato ieri. Un altro scatto ad esempio, sempre con lo stesso bambino, è quello pubblicato dalla sindaca del I Municipio Sabrina Alfonsi.

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Ma il “problema” della foto non riguarda certo il fatto che sia vera o meno (certo fa sorridere pensare che c’è qualcuno che è convinto che ANSA pubblichi foto false). Il problema è che per l’ennesima volta sbatte in faccia ai sostenitori delle politiche sicuritarie del governo la vera faccia dell’emergenza abitativa. Così come le foto dei migranti naufraghi mostrano che il fenomeno della presunta invasione è fatta di persone, di volti.

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Ecco quindi che si accusano i giornali che pubblicano la foto “strappalacrime” di voler fare propaganda pro-accoglienze e di “far leva sul pietismo”. Oppure si parla di “foto inventate” per alimentare l’odio, quando in realtà lo scopo è esattamente l’opposto. Non manca poi il rappresentante della folta schiera di commentatori che ad ogni notizia chiede che “si parli di Bibbiano”, magari pubblicando “una foto” (non si sa bene se dei presunti abusi o di cosa).

E se quei libri fossero pericolosissimi corani?

C’è chi dice che i libri non sono veri libri ma “libri da macero non certo adatti per un bambino di quell’età” e che quindi la foto è “fatta a regola d’arte”. Insomma si tratterebbe di uno scatto dove il bambino è messo in posa. Perché naturalmente durante uno sgombero, con le forze dell’ordine a presidiare in massa l’area è possibile anche dedicarsi alle foto artistiche. Il fatto che i libri sembrino vecchi poi non significa nulla. Magari sono tutto ciò che quel bambino ha di più caro. No, i giornalisti sicuramente hanno pagato per far “sfilare” il ragazzino con i libri.

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E non manca il tizio con tricolore, cuore nero e manina che fa il saluto romano che dice che secondo lui quei libri sono corani. Ma anche se fosse? Se davvero ci fosse una copia del Corano sarebbe un problema? Ovviamente no. In fondo quel bambino non sta mica facendo un comizio dal palco, non sta baciando il Vangelo di fronte a migliaia di persone, non sta ostentando la sua (eventuale) fede.

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C’è una grande rabbia in giro, non solo contro il ragazzino ma contro tutti coloro che sono in grado di provare empatia per chi è una condizione difficile. Il buonismo è il vero grande crimine che i patridioti non possono sopportare. Ecco che la foto è “patetica”, “ipocrita” oppure “da libro cuore”.

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C’è chi pietà ed empatia non è in grado di provarle. Sono quelli che magari su Twitter si “commuovono” pensando ai terremotati o ai bimbi di Bibbiano. Ma non è una vera commozione, è tattica politica, è strumentalizzazione del dolore (altrui) per fini propagandistici, non c’è una reale vicinanza emotiva. Se avete a cuore i bambini o la sorte di chi soffre allora non potete selezionare chi salvare e chi insultare su base etnica. Ecco invece che c’è quello che scrive “te ne devi annà“, come se potesse parlare con il ragazzino. Un altro invece, con immancabile tricolore nel profilo, commenta “libri? A che servivano? Ma fatemi il piacere”. È uno che la sa lunga e che sarcasticamente dice “brulichiamo di scienziati rom e magrebini di seconda generazione”. Suvvia, lo sappiamo tutti che questi ragazzini sono senza futuro, anzi il loro futuro noi bravi italiani lo sappiamo già: saranno criminali. E chi ci dice che quei libri non li abbia rubati??

Leggi sull’argomento: Quella volta che Salvini ci ha salvati dagli estremisti del missile

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