Autostrade: come la revoca della concessione sta per diventare l’ennesima bugia elettorale del M5S

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-01-29

Conte prende e perde tempo sul dossier ma la revoca della concessione è molto lontana dai piani del governo, che vuole una transazione con i Benetto. E così tutto finirà a tarallucci e vino

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Multe, sconti sui pedaggi, severe reprimende ma niente revoca della concessione: dopo il voto in Emilia-Romagna e Calabria il presidente del Consiglio Giuseppe Conte si è presentato in tv per parlare anche della promessa nei confronti di Autostrade, e ancora una volta, come fa ormai da mesi, ha annunciato la chiusura imminente di un dossier che sembra invece eterno. E pieno di spifferi, visto che quello che esce dai ministeri interessati, in primis le infrastrutture, è che la famosa revoca della concessione si allontana.

Autostrade: come la revoca della concessione sta per diventare l’ennesima bugia elettorale del M5S

Al suo posto, scrivono oggi i giornali, ci sarebbero sanzioni e sconti sui pedaggi. Secondo Paolo Baroni, che ne parla oggi sulla Stampa, il premier vuole avere ogni possibile pezza di appoggio per evitare di infilarsi in quella che rischia di trasformarsi in una disputa legale infinita e lascia sul tavolo anche la carta della revoca.

E così, in attesa delle ultime carte, si ragiona di revoca totale della concessione chiesta a gran vice dai 5 Stelle, a fronte della «gravi inadempienze» riscontrate dai tecnici del Mit, anche solo come mossa per esercitare ulteriore pressione sui Benetton. Si studia la revoca parziale limitata alle tratte liguri, e si valutano ipotesi di nullità contrattuale e rescissione.

In aggiunta a questo sul tavolo c’è la richiesta di tagliare del 5% le tariffe, operazione che sino alla fine della convenzione ridurrebbe gli incassi di Autostrade di 3-4 miliardi di euro, l’idea di comminare ad Aspi una maximulta e quella di prevedere ulteriori indennizzi a favore di Genova per il crollo del ponte Morandi che nell’agosto del 2018 fece 43 morti.

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Autostrade, le concessioni dei Benetton (Il Messaggero, 28 gennaio 2020)

Parlando a Radio24 anche il viceministro alle Infrastrutture Giancarlo Cancelleri ieri è sembrato aprire alla possibilità di evitare la revoca per le concessioni («io sono per il no, però può sempre accadere»), salvo poi correggere le interpretazioni date alle sue parole e ribadire «a scanso di equivoci» che «il Movimento 5 Stelle vuole e chiede la revoca delle concessioni ai Benetton». Di contro Matteo Renzi continua a parlare di «follia» sostenendo «che la revoca giuridicamente non sta né in cielo né in terra». E non a caso Italia Viva nei giorni scorsi ha presentato un emendamento al Milleproroghe per cancellare l’articolo che modifica le regole sulle concessioni (tagliando le penali e schierando l’Anas).

La Trattativa Stato-Autostrade

E proprio Cancelleri ha forse involontariamente anticipato la verità su come finirà la trattativa Stato-Autostrade. Ovvero con una trattativa diplomatica che chiuderà la questione senza vincitori né vinti. Spiega oggi Tommaso Ciriaco su Repubblica:

Conte ha già pianificato le tappe. Prenderà ancora qualche giorno di tempo, in modo da far raffreddare il clima. La scusa c’è già: attende il parere dell’Avvocatura dello Stato, che dovrebbe indicare nel rischio di contenzioso legale un buon motivo per valutare bene l’opportunità della revoca. Il secondo passaggio sarà la controproposta che Autostrade spedirà al ministero delle Infrastrutture (la prima era stata rigettata come inadeguata). Quello dovrebbe diventare il terreno su cui condurre la trattativa finale.

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Autostrade, le inchieste (La Stampa, 8 dicembre 2019)

Verterà su quattro punti, questa “transazione”. Primo: una penale da far pagare alla società. Secondo: un ritocco al ribasso dei pedaggi. Terzo: sette miliardi e mezzo per la manutenzione delle autostrade. Quarto: ulteriori investimenti per rafforzare la rete. Mentre il terzo e il quarto punto sono di fatto già blindati, il primo e il secondo sono ancora oggetto di un braccio di ferro serrato. Atlantia, infatti, non ha ancora aperto alla modifica dei pedaggi, opponendo uno strenuo “no comment”.

Ma è chiaro che l’entità della penale andrà modulata anche in base all’eventuale taglio dei biglietti ai caselli (oppure del congelamento delle tariffe, limitando eventuali aumenti solo all’indice dell’inflazione). Quanto ai numeri: nessuno si sbilancia al momento. Circolano però informalmente le cifre di partenza nella trattativa: un miliardo al massimo secondo Atlantia, tre miliardi per il governo. Possibile dunque che si chiuda a metà strada.

Ora, però, va segnalato che Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio hanno, in tempi diversi e con la loro proverbiale furbizia, detto che la revoca sarà il punto su cui si misurerà la nobiltà del governo con il Partito Democratico. Questo significa che i due (più Toninelli, che non mancherà di dire che ai suoi tempi tutto questo non sarebbe accaduto anche se lui la revoca non l’ha mai firmata), in disgrazia politica per motivi diversi, sono pronti ad andare all’attacco di Conte quando tutto questo diventerà ufficiale. Ovviamente partendo entrambi da un punto: che nessuno dei due è responsabile della decisione finale sul dossier (e quindi non pagherebbero dazio in ogni caso). La revoca della concessione di Autostrade sta facendo quindi la fine di TAV, TAP, ILVA e degli altri dossier su cui il M5S ha speculato elettoralmente.

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