L’autopsia di Elena Del Pozzo: cosa è emerso e perché è stato richiesto l’esame tossicologico

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2022-06-18

L’autopsia di Elena Del Pozzo. Le conferme sulla dinamica dell’omicidio e la richiesta dell’esame tossicologico

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L’autopsia di Elena Del Pozzo si è protratta fino alla tarda sera di ieri. Tra gli altri accertamenti la Procura ha richiesto ai medici legali anche un esame tossicologico sul corpo della bimba di cinque anni uccisa dalla madre Martina Patti.

Autopsia di Elena Del Pozzo: perché è stato richiesto l’esame tossicologico

La madre di Elena, Martina Patti, ha raccontato ieri, ribadendolo, durante l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip di aver ucciso la figlia da sola, nel campo in cui ha fatto ritrovare il suo cadavere. Uno dei punti ancora da chiarire è infatti se la donna sia stata aiutata da qualcuno. Sembra comunque che ci siano dei riscontri sulla ricostruzione fornita dalla mamma di Elena. Nell’auto della donna, una Fiat 500, non si trovano tracce di sangue, come hanno riscontrato gli specialisti dei Carabinieri. Pare quindi probabile che la bambina fosse ancora viva quando ha viaggiato con la madre. Come spiega Salvo Palazzolo, che su Repubblica Palermo ricostruisce cronologia e dinamica dell’omicidio, dopo averla presa all’asilo, Martina Patti tra le 14,30 e le 15 “avrebbe invitato la figlia a fare una passeggiata, nell’auto ha portato con sé un coltello, una zappa e alcuni sacchi neri”. Palazzolo fornisce dettagli molto accurati dell’esito del primo esame del medico legale, poi confermato dall’autopsia di Elena Del Pozzo. La bimba sarebbe stata colpita a sorpresa: prima sarebbe stata coperta con un sacco, poi sarebbe stata accoltellata più volte: almeno sette. E proprio l’esame tossicologico richiesto dalla Procura, e il cui referto ancora non è noto, vuole chiarire un punto. Elena è stata sedata con dei farmaci prima di essere uccisa?

La morte di Elena Del Pozzo e la “Sindrome di Medea”

In attesa degli ultimi risultati sull’autopsia di Elena Del Pozzo la tragedia ha suscitato numerosi interrogativi: perché è morta? Provano a fare delle ipotesi gli esperti come il criminologo Carmelo Lavorino che ad Adnkronos prova a dare una possibile lettura del caso della mamma accusata di aver ucciso la figlioletta: “Siamo di fronte a una ‘follia fredda”, spiega parlando di “disturbi mentali, una forma di depressione. Ha agito in modo crudele per vendicarsi del marito, possiamo anche parlare di una ‘sindrome di Medea’, una persona che uccide la prole per vendetta verso il marito”.

“Sapeva che la bambina era profondamente amata e non voleva, a livello inconscio, che frequentasse” colei che riteneva “la sua ‘concorrente usurpatrice’ del posto che aveva lei”, osserva Lavorino secondo il quale problemi “psichici e psichiatrici” sono “da individuare con una perizia specifica. Serve una visita psichiatrica”. Secondo Lavorino il fatto che i colpi inferti siano diversi può indicare un “momento di rabbia nei confronti del marito, sfogata sulla figlia”. Il criminologo sottolinea che la donna si è poi “comportata in maniera puerile, ha lasciato tracce, si è inventata un rapimento a cui nessuno ha creduto: ciò indica una personalità fanciullesca”. E’ possibile, secondo il criminologo, che la donna si sentisse “abbandonata, sfiduciata in se stessa, nel mondo e nel futuro”.

 

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