Come funzionano il divieto di spostarsi nelle zone chiuse e l’autocertificazione

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-03-09

Chi trasgredisce può essere punito con l’arresto – ma non in fragranza – fino a 3 mesi e fino a 206 euro di ammenda. Chi viola la quarantena rischia il carcere per delitto contro la salute pubblica. La «veridicità dell’autodichiarazione potrà essere verificata anche con successivi controlli»

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Chi viola i divieti di spostamento nelle zone chiuse rischia l’arresto, ma per farlo basterà l’autocertificazione. Il Corriere della Sera racconta oggi in un articolo a firma di Fiorenza Sarzanini come funzionano il divieto di spostarsi in Lombardia e nelle altre 14 province italiane per l’emergenza Coronavirus e l’autocertificazione che darà la possibilità di farlo.

Come funzionano il divieto di spostarsi nelle zone chiuse e l’autocertificazione

Andiamo con ordine: il decreto del governo libera le “zone rosse” del lodigiano e del padovano – e secondo l’infettivologo Massimo Galli questo è un errore che può contribuire alla diffusione di COVID-19 – e fissa nuove regole che non blindano le zone ritenute a rischio ma di fatto dividono in due l’Italia. Scattano divieti in tutta la penisola e controlli affidati alle forze dell’ordine in porti, aeroporti e stazioni, dove saranno montati i termoscanner.

Le verifiche all’interno di Comuni e Regione saranno invece «a campione» e dunque saranno i cittadini a dover dimostrare di avere necessità a varcare il confine della «zona di sicurezza» con un’autocertificazione. Per questo ieri sera la ministra Luciana Lamorgese — che ha istituito al Viminale una cabina di regia e ha convocato per oggi il comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza — ha emanato la direttiva per fissare «percorsi canalizzati» per i passeggeri, stabilire le regole per gli accertamenti e i criteri per chi violerà le norme.

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Decreto Coronavirus: la zona chiusa e le misure (La Stampa, 9 marzo 2020)

Per tutti coloro che saranno fermati e forniranno una giustificazione senza riscontro scatterà la denuncia per inosservanza del provvedimento dell’autorità, l’articolo 650 del Codice penale punito con l’arresto fino a tre mesi e l’ammenda fino a 206 euro. Si è però deciso di potenziare le possibili sanzioni contro chi viola le norme prevedendo «la contestazione di delitti colposi contro la salute pubblica». La «veridicità dell’autodichiarazione potrà essere verificata anche con successivi controlli» e la raccomandazione alle forze dell’ordine è quella di ammonire il cittadino a dire la verità, ma in caso di riscontro negativo si procederà alla cattura. Un rischio previsto anche per chi viola la quarantena.

Il decreto mira al «contenimento del contagio nella Regione Lombardia e nelle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia». Per questo impone di «evitare ogni spostamento delle persone in entrata e uscita dai territori individuati e negli stessi territori, salvo che per gli spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità per motivi di salute». È stato il comitato tecnico scientifico a suggerire la creazione di un’unica «area arancione» ritenendo che la «cinturazione» di sole due zone non fosse necessaria. E per questo è stato «consentito il rientro presso il domicilio, abitazione o residenza».

I divieti al Nord e il resto d’Italia

Ci sono altre regole da seguire. La polizia ferroviaria curerà la canalizzazione dei passeggeri in entrata e in uscita delle stazioni e aiuterà le verifiche attraverso i termoscan. Il Viminale ha deciso che «negli aeroporti delle aree dei territori “a contenimento rafforzato”, i passeggeri in partenza saranno sottoposti al controllo, oltre che del possesso del titolo di viaggio, anche della prescritta autocertificazione. Analoghi controlli verranno effettuati nei voli in arrivo nelle predette aree. Restano esclusi i passeggeri in transito». Nuove regole anche per chi va all’estero: «Peri voli Schengen ed extra Schengen in partenza, le autocertificazioni saranno richieste unicamente per i residenti o domiciliati nei territori soggetti a limitazioni. Nei voli Schengen ed extra Schengen in arrivo, i passeggeri dovranno motivare lo scopo del viaggio all’atto dell’ingresso». Come superare i blocchi dimostrando le esigenze di lavoro? Lo spiega ancora il Corriere della Sera con le parole di Pierpaolo Sileri:

Fuori dalle limitazioni di entrata e uscita nelle zone arancioni, sono gli spostamenti per comprovate esigenze lavorative e di salute. I controlli delle forze dell’ordine sulle strade saranno a campione e gli interessati potranno comprovare i motivi dello spostamento con qualsiasi mezzo, inclusa una semplice dichiarazione verbale. «La filosofia con cui ci rivolgiamo al cittadino — spiega Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute — non è quella del lasciapassare da procurarsi a tutti i costi, ma del più alto senso di responsabilità da parte di ognuno di noi». Per i motivi di salute, inoltre, sarà consigliabile esibire un certificato medico. O nel caso di motivi di lavoro, una dichiarazione dell’azienda.

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Coronavirus: la nuova zona arancione (Corriere della Sera, 8 marzo 2020)

«Ma attenzione — avverte il viceministro — in caso di dichiarazione o autocertificazione mendace, scatta la denuncia». Deroga per assistere un anziano solo, non per raggiungere la fidanzata «I parenti malati e la fidanzata a Milano». il viceministro della Salute, Pierpaolo Sileri, fa due esempi-limite per tentare di spiegare ai cittadini come comportarsi. «Se io abito in un’altra città e ho una mamma di go anni senza assistenza domiciliare che vive in una delle zone di sicurezza naturalmente posso invocare questo buon motivo per raggiungerla, anche se poi dovrò stare attento a rispettare le misure anti-contagio. Ma se I miei genitori, pur anziani, stanno bene, non potrò raggiungerli violando le zone di sicurezza perche preso dalla nostalgia di casa. Si rischia d’incorrere in una sanzione penale. Così pure se vivo a Roma e ho la fidanzata a Milano, non potrò andare da lei.

Sono i prefetti a vigilare sull’attuazione del dpcm, avvalendosi anche di forze di polizia ed esercito: chi trasgredisce può essere punito con l’arresto – ma non in flagranza – fino a 3 mesi e fino a 206 euro di ammenda. Chi viola la quarantena rischia il carcere per delitto contro la salute pubblica. Ma è sulla “auto responsabilità” che il governo intende far leva. Perciò in tutta Italia chiunque abbia sintomi da infezione respiratoria e febbre maggiore di 37,5 gradi centigradi, è “fortemente raccomandato” di restare a casa e contattare il proprio medico. Il divieto di muoversi e’ “assoluto” per chi sia stato messo in quarantena o sia positivo al virus. Limiti vengono confermati per l’accesso di parenti e visitatori alle strutture ospedaliere. Nelle carceri i colloqui vengono limitati i colloqui di persona e viene posto in isolamento chi presenti sintomi di Coronavirus.

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