Attilio Fontana sostiene che i soldi del conto in Svizzera non sono evasione fiscale

di dipocheparole

Pubblicato il 2020-07-28

Ieri Attilio Fontana durante il suo discorso al Consiglio Regionale della Lombardia non ha fatto nemmeno un accenno al conto in Svizzera presso UBS frutto della voluntary disclosure nel quale c’erano 5,3 milioni di euro e che lui ha ereditato dalla madre che di mestiere faceva la dentista. Oggi però, intervistato da Francesco Bei su Repubblica, …

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Ieri Attilio Fontana durante il suo discorso al Consiglio Regionale della Lombardia non ha fatto nemmeno un accenno al conto in Svizzera presso UBS frutto della voluntary disclosure nel quale c’erano 5,3 milioni di euro e che lui ha ereditato dalla madre che di mestiere faceva la dentista. Oggi però, intervistato da Francesco Bei su Repubblica, il presidente ne parla e sostiene alcune cose abbastanza curiose:

Perché si viene a sapere solo oggi che lei ha usufruito della voluntary disclosure per una cifra così alta? Non era meglio dirlo prima di candidarsi o pensava non fosse rilevante?
«Si sbaglia. Quel conto non solo è perfettamente legale e frutto del lavoro dei miei genitori, ma è dichiarato, pubblico e trasparente;  è riportato nella mia dichiarazione patrimoniale pubblicata sin dal primo giorno del mio mandato sui siti regionali come la legge prevede».

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La dichiarazione di Fontana sul sito di Regione Lombardia

E qui tocca subito fare un inciso. È vero infatti che nella dichiarazione di Fontana sul sito di Regione Lombardia è presente un “mandato fiduciario misto” del valore di 4,4 milioni. Ma proprio oggi sul Corriere della Sera Luigi Ferrarella scrive che l’ANAC ha multato Fontana (per la cifra di mille euro) per aver omesso nel 2016, da ex sindaco di Varese, l’obbligatorio stato patrimoniale nel quale sarebbero comparsi i 5 milioni di scudo fiscale in Svizzera nel 2015.

Questo genere di sanzioni amministrative dell’«Autorità nazionale anticorruzione», però, non sono pubbliche nel contenuto delle motivazioni, ma soltanto nel dispositivo, che viene pubblicato nella sezione «amministrazione trasparente» del sito online in questo caso del Comune di Varese di cui Fontana era sindaco (sezione peraltro curiosamente modificata proprio ieri rispetto al precedente ultimo ritocco) con questa espressione: «In applicazione dell’art. 47, c. 1, d.lgs. n. 33/2013, in esito al procedimento avviato con nota Uvot/2017-001403/rg, l’Anac ha applicato al sig. Attilio Fontana la sanzione nella misura ridotta di € 1.000,00, in  conformità a quanto previsto dall’art.16 della legge 689/1981 (provvedimento Uvot/2017-001408/rg)». Tradotto dall’ostrogoto burocratico, per capire di che si  tratti bisogna intanto guardare l’articolo 47 del decreto legislativo n.33 del 2013, che prevede l’irrogazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da 500 a 10.000 euro (in misura ridotta a 1.000 euro se pagata entro 60 giorni, un po’ come avviene per le contravvenzioni stradali), oltre alla pubblicazione appunto solo della notizia del provvedimento sul sito internet dell’amministrazione, a carico dei componenti degli organi di indirizzo politico che siano responsabili della «mancata o della incompleta comunicazione delle informazioni e dei dati di cui all’articolo 14 del medesimo decreto».

È quindi vero che i soldi sono stati dichiarati sul sito di Regione Lombardia. Ma è anche vero che Fontana aveva omesso di farlo quando era sindaco di Varese ed è quindi probabile che sia stato quindi costretto a farlo dopo la sanzione di ANAC. Ma torniamo all’intervista:

Restiamo su questi 5,3 milioni di euro. Sono fondi gestiti fino al 2015 da due trust alle Bahamas e poi “scudati”. Dove nascono questi soldi? Perché stavano all’estero?
«D’accordo. Anzitutto quello all’estero era un conto che avevano i miei genitori, una cosa purtroppo di moda a quei tempi. Poi, alla morte di mio padre il conto passò a mia madre. Morta mia  mamma, a 93 anni, io l’ho ereditato e l’ho dichiarato nel rispetto delle leggi italiane e pagando il dovuto».

Qui Fontana omette di segnalare che lui era il gestore del conto.

Sua madre faceva la dentista, erano soldi frutto di evasione fiscale?
«Ma che dice? I miei hanno sempre pagato tutte le tasse, mio papà era dipendente della mutua, mia madre era una super-fifona, figurarsi evadere…Non so davvero dirle perché portassero fuori i loro risparmi. Comunque era un conto non operativo da decine di anni, penso almeno dalla metà degli anni Ottanta».

E qui siamo all’apoteosi. Secondo Fontana la madre dentista pagava le tasse ma poi portava i risparmi (su cui aveva, appunto, pagato le tasse) fuori dall’Italia perché era fifona, sì, ma evidentemente aveva il gusto del rischio. Ci vuole molta pazienza con un presidente di Regione così creativo. I lombardi saranno contenti.

Leggi anche: Le due “curiose” affermazioni di Fontana in Consiglio sui camici di Regione Lombardia

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