Il ruolo di Attilio Fontana nella storia dei camici del cognato a Regione Lombardia (e il documento che lo inguaia)

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-07-10

Mentre il governatore su Facebook posta video di suadenti panorami della Lombardia, al vaglio dei pm ci sono le mosse anomale del presidente di Regione Lombardia nella fornitura dei dispositivi di protezione

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Attilio Fontana da ieri è incredibilmente silente sulla storia dei camici di Regione Lombardia e dell’azienda della moglie e del cognato Andrea Dini. In compenso il governatore in serata ha postato su Facebook delle “Stupende immagini dei versanti lombardi del Lago Ceresio” per le quali noi tutti ammiratori delle bellezze italiane non possiamo che ringraziarlo.

Il ruolo di Attilio Fontana nella storia dei camici del cognato a Regione Lombardia

Poi, con calma, quando avrà finito di giocare a fare il tour operator, magari Fontana troverà il tempo di farci sapere come stanno andando le “strumentalizzazioni a fini politici delle donazioni agli ospedali lombardi” da parte della procura di Milano, e in quale cestino della carta straccia sono finite le querele annunciate nei confronti dei giornali e di Report che hanno parlato della vicenda. Nel frattempo Luigi Ferrarella sul Corriere della Sera ci racconta che ammesso che il presidente del Pirellone non ne avesse avuto cognizione sino al 16 aprile — cioè all’epoca in cui l’azienda «Dama spa» del proprio cognato Andrea Dini (e per il 10% della propria moglie Roberta Dini) aveva pattuito con la Regione Lombardia la fornitura a pagamento di 82.000 camici e kit sanitari per un valore (poi mai liquidato) di 513.000 euro —, “c’è però stato poi un momento nel quale  anche il presidente leghista della Regione fu messo al corrente, dalla propria cerchia familiare a cavallo dei primi interessamenti del giornalista Giorgio Mottola di Report, che la ditta del parente stava per avere un rapporto di fornitura con la propria amministrazione”:

Rapporto parecchio inopportuno, persino a prescindere dalla violazione del «Patto di integrità» anti-conflitti di interesse nei contratti regionali; e persino a prescindere dalla contestazione di «turbata libertà nel procedimento di scelta del contraente» attualmente mossa dai pm Furno-Scalas-Filippini a Dini e al direttore generale della centrale acquisti della Regione, «Aria spa», l’avvocato ed ex ufficiale della Guardia di Finanza Filippo Bongiovanni.

Così inopportuno che, secondo alcuni dei testimoni ascoltati nelle ultime 48 ore in Procura, lo stesso Fontana a quel punto si sarebbe personalmente interessato a un modo per disinnescare una situazione potenzialmente imbarazzante. Modo che infine la «Dama spa» di suo cognato incarnò nella mail con la quale il 20 maggio comunicò alla Regione la propria intenzione di trasformare la fornitura a pagamento in donazione benefica, stornando  nel contempo note di credito per rinunciare ai futuri pagamenti previsti a 60 giorni.

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L’interessamento del presidente della Regione, dopo la fase «fornitura» ma prima della fase «donazione», sembra contrastare con la posizione pubblica che Fontana ha assunto quando nelle scorse settimane è emersa la vicenda: «Non sapevo nulla della procedura e non sono mai intervenuto in alcun modo».

Al vaglio dei pm le “mosse anomale del governatore nella fornitura dei dispositivi di protezione”

Il Fatto Quotidiano invece ci fa sapere che sono al vaglio del pubblico ministero le “mosse anomale del governatore nella fornitura dei dispositivi di protezione”. Davide Milosa tra l’altro scrive che la Dama spa di Andrea Dini dopo aver chiuso la donazione con 25 mila camici in meno dell’accordo iniziale (50 mila invece che 75 mila) ha tentato di rivendere il rimanente a prezzo maggiorato e da un’altra parte.

Ieri, per sette ore, è stata interrogata come persone informata sui fatti, Carmen Schweigl, il responsabile della struttura gare e numero due di Aria. In realtà le vere novità emergono dalle carte acquisite in Regione. La Dama spa, tra i cui soci per  il 10% c’è Roberta Dini moglie di Fontana, viene introdotta in Aria dall’assessore regionale all’Ambiente Raffaele Cattaneo. Cattaneo due giorni fa è stato interrogato dai pm e non risulta indagato.

La sua posizione, pur nel suo ruolo di capo della task force per le forniture, è ritenuta marginale e comunque il fatto di aver introdotto, come da lui ammesso ai magistrati, la società del cognato di Fontana in Regione appare, al momento, un elemento accidentale. Ben più grave, come ricostruito dai  pm, il fatto che fin da subito e fino a ieri la presunta donazione vantata da Dini non sia mai stata accettata da Aria, il che rende ancora valido il contratto del 16 aprile per 75 mila camici pagati 513 mila euro.

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La mail di DAMA SPA in cui si parla di prezzi a proposito dei camici successivamente donati

Particolare reso ancora più evidente da una mail pre-pasquale, pubblicata dal Fatto, in cui Dini firma una proposta di contratto (e non di donazione) alla centrale acquisiti della Regione. È evidente, secondo la Procura, che molti sapessero quello che si stava consumando, e cioè un enorme conflitto d’interessi mai segnalato da Dama perché Aria ha deciso di derogare al patto di integrità della Regione.

La Dama Spa avrebbe poi tentato di rivendere 25mila dei 75mila camici destinati alla Regione Lombardia, dopo che non era andata a buon fine la fornitura da 500mila euro, e che la vendita dei dispositivi di protezione era stata trasformata in parte in una donazione. Intravedendo il pericolo di un conflitto d’interesse, la fornitura si sarebbe trasformata in donazione: 50mila camici sarebbero stati destinati all’istituzione pubblica, mentre l’azienda avrebbe cercato di piazzare sul mercato gli altri 25mila ad un prezzo superiore. La Stampa parla di un documento che inguaia Fontana:

Agli atti c’è, infatti, un documento che aggrava la posizione del governatore, per lo meno dopo il 15 maggio. Quel giorno Fontana è stato intervistato dalla trasmissione tv Report. Secondo la  ricostruzione dei pm coordinati dall’aggiunto Maurizio Romanelli, il governatore avrebbe capito di essere «sotto attacco». E, a differenza di quanto da lui stesso dichiarato, sarebbe in qualche modo intervenuto per trasformare l’ordine di acquisto diretto di camici per 513 mila euro dall’azienda del cognato in donazione.

fontana camici regione lombardia

In tutto ciò il governatore parla di panorami. Ma i lombardi quando si svegliano?

Leggi anche: Andrea Dini: l’indagine sul cognato di Fontana per i camici di Regione Lombardia (e l’email con i prezzi)

 

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