Angelo Diario: il consigliere M5S che dice si dovrebbe pagare una tassa per la metro aperta

di dipocheparole

Pubblicato il 2020-02-05

Il sempre vigile Angelo Diario, consigliere del MoVimento 5 Stelle, ha scritto su Facebook che secondo lui “se una metro chiusa provoca danni economici per i quali si dovrebbe ricevere un risarcimento, allora una metro aperta comporta benefici economici per i quali si dovrebbe pagare una tassa?”

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Come sappiamo, di recente ATAC ha riaperto a metà la metro a Barberini, che adesso è utilizzabile soltanto in uscita mentre altre stazioni sono rimaste chiuse per mesi e altre lo sono ancora per manutenzione ordinaria. Come è normale che sia, i commercianti da quasi un anno si lamentano per la chiusura della fermata e paventano un’azione legale per la chiusura. Il sempre vigile Angelo Diario, consigliere del MoVimento 5 Stelle, ha scritto su Facebook che secondo lui “se una metro chiusa provoca danni economici per i quali si dovrebbe ricevere un risarcimento, allora una metro aperta comporta benefici economici per i quali si dovrebbe pagare una tassa?”.

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Il consigliere Diario evidentemente non sa che per la metropolitana si paga già il biglietto. Non sa nemmeno che i commercianti pagano già contributi diversificati per il luogo in cui si trovano le loro attività. Non sa nemmeno che i commercianti per ATAC, come tutti i cittadini romani – anche quelli che non usano i mezzi pubblici – stanno già pagando una specie di “tassa”: nel maggio 2018, quando il concordato era a rischio, il Comune, con un voto a maggioranza, ha autorizzato la sua partecipata, nell’ambito del procedimento del concordato preventivo in corso, a soddisfare in via preliminare i creditori ordinari e i fornitori dell’azienda “in precedenza rispetto al Comune di Roma”, che quindi sarà l’ultimo ente ad incassare i suoi crediti verso ATAC. La precedente versione del testo prevedeva la dicitura “di pari passo al Comune di Roma”.

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Il tribunale fallimentare e il concordato ATAC (Corriere della Sera, 24 marzo 2018)

Nello specifico il nuovo testo recita che “il diritto ai proventi dei titolari degli SFP Atac sorge a seguito del preliminare soddisfacimento da parte della società dell’onere concordatario e del primo riparto, rappresentato dal pagamento di una percentuale complessiva pari al 61% dei crediti chirografari (ovvero quelli vantati dai creditori garantiti da un documento sottoscritto dal debitore, ndr) nonché consiste nel diritto di ricevere, in precedenza rispetto al Comune di Roma, una percentuale ulteriore rispetto a quella conseguita tramite l’onere concordatario e il primo riparto, attraverso la distribuzione dei proventi distribuiti fino al raggiungimento di una soglia pari al 39% del credito chirografario e dunque fino al raggiungimento tramite onere concordatario, primo riparto e secondo riparto, del 100% del valore nominale del credito chirografario“. E quando finiranno di tornare questi soldi al Comune, secondo il piano? A fine aprile si parlava del 2055 come ultima rata, cominciando dal 2035. Con questa decisione il Campidoglio sta praticamente rinunciando a mezzo miliardo di euro visto che pare piuttosto difficile che ATAC arrivi a ripagare del tutto tutti i creditori. Oppure sta accettando di ricevere quel denaro “a babbo morto”, ovvero chissà quando, con tutto ciò che questo significa per il bilancio del Comune. Invece per quanto riguarda la tassa che rappresentano i consiglieri come Diario, questa sarà cancellata nel giugno 2021.

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