Concordato ATAC, il colpo di scena della Giunta Raggi 

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-05-22

Il Comune ha autorizzato la municipalizzata dei trasporti a soddisfare prima i creditori privati e poi il Campidoglio. Una decisione che metterà in difficoltà il bilancio del municipio. E taglierà gli investimenti per i cittadini romani

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Nel giorno in cui la Giunta Raggi saluta ufficialmente l’assessore alle partecipate Alessandro Gennaro, l’Assemblea Capitolina approva quasi in sordina una delibera che invece dovrebbe interessare tutti i cittadini romani.

Concordato ATAC, il colpo di scena della Giunta Raggi 

La delibera modifica il regolamento degli strumenti finanziari e partecipativi di ATAC. In particolare il Comune, con un voto a maggioranza, ha autorizzato la sua partecipata, nell’ambito del procedimento del concordato preventivo in corso, a soddisfare in via preliminare i creditori ordinari e i fornitori dell’azienda “in precedenza rispetto al Comune di Roma”, che quindi sarà l’ultimo ente ad incassare i suoi crediti verso ATAC. La precedente versione del testo prevedeva la dicitura “di pari passo al Comune di Roma”.

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Il tribunale fallimentare e il concordato ATAC (Corriere della Sera, 24 marzo 2018)

Nello specifico il nuovo testo recita che “il diritto ai proventi dei titolari degli SFP Atac sorge a seguito del preliminare soddisfacimento da parte della società dell’onere concordatario e del primo riparto, rappresentato dal pagamento di una percentuale complessiva pari al 61% dei crediti chirografari (ovvero quelli vantati dai creditori garantiti da un documento sottoscritto dal debitore, ndr) nonché consiste nel diritto di ricevere, in precedenza rispetto al Comune di Roma, una percentuale ulteriore rispetto a quella conseguita tramite l’onere concordatario e il primo riparto, attraverso la distribuzione dei proventi distribuiti fino al raggiungimento di una soglia pari al 39% del credito chirografario e dunque fino al raggiungimento tramite onere concordatario, primo riparto e secondo riparto, del 100% del valore nominale del credito chirografario“.

Cosa cambia con il concordato ATAC

“Questa delibera- ha commentato in aula l’assessore al Bilancio del Comune di Roma, Gianni Lemmetti – deriva da una richiesta del tribunale di modificare la parte del piano di concordato nella quale veniva previsto il pagamento dei crediti chirografari”. Ma il Comune vanta un credito di circa 500 milioni nei confronti di Atac. La metà di questa somma è stata già accantonata nell’ultimo rendiconto. Quindi dovrà arrivare a breve un secondo accantonamento di circa 250 milioni. E quando finiranno di tornare questi soldi al Comune, secondo il piano? A fine aprile si parlava del 2055 come ultima rata, cominciando dal 2035.

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Ma c’è di più. Perché con questa decisione il Campidoglio sta praticamente rinunciando a mezzo miliardo di euro visto che pare piuttosto difficile che ATAC arrivi a ripagare del tutto tutti i creditori. Oppure sta accettando di ricevere quel denaro “a babbo morto”, ovvero chissà quando, con tutto ciò che questo significa per il bilancio del Comune. In primo luogo ciò implica, come rilevato dalla Ragioneria Generale, un’ulteriore compressione di circa 250 milioni di euro della capacità di spesa per investimenti del bilancio capitolino, già compressa all’inverosimile nell’ultimo bilancio.

La firma di Alessandro Gennaro sparita 

In secondo luogo quel credito, che avrebbe dovuto essere ripagato a partire dal gennaio 2019, rischia di portare in dissesto i conti dello stesso Comune, come profetizzato dall’allora assessore al bilancio Andrea Mazzillo (che ipotizzava la possibilità in caso di fallimento di ATAC). Per scongiurare questo rischio il Comune dovrà trovare altri soldi nel bilancio per coprire il buco e sperare che la Corte dei Conti non abbia niente da obiettare in proposito. «Il primo rilievo è oggi rafforzato dagli effetti delle modifiche proposte, con le quali si elimina il cosiddetto “pari passu” tra Roma Capitale e i debitori chirografari: in tal modo si riduce ancora più la probabilità, già minimale, di recupero almeno parziale dell’ingente massa creditoria vantata dal Campidoglio», dice la Ragioneria nel suo parere. Ecco, quindi, la soluzione: «A tal fine ci si riserva di procedere ad ulteriori accantonamenti, oltre a quelli già effettuati, che produrranno come effetto una nuova compressione della capacità di spese per investimenti di Roma Capitale». In altre parole, per salvare Atac il Comune ha già vincolato e finirà di vincolare entro la fine dell’anno un totale 500 milioni. Che verranno sottratti alle attività dell’amministrazione capitolina, dal rifacimento del manto stradale alla cura del verde.

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La firma cancellata di Alessandro Gennaro (Foto da: Facebook)

«I primi 240 milioni sono stati coperti con avanzi di bilancio. Nel 2017 ce n’erano per due miliardi. Quindi, oltre al salvataggio di Atac, restano fondi in abbondanza per le altre emergenze». La notizia, allora, diventa un’altra. Come spiegato dal titolare dei conti della giunta Raggi, il Comune lo scorso anno non è riuscito a spendere una cifra monstre. Un doppio paradosso (i grillini vorrebbero ottenere la stessa cifra con il Patto per Roma inserito nel contratto di governo M5S-Lega) dovuto a bandi lumaca, ricorsi al Tar e a quel lassismo a cui i 5S, almeno a parole, hanno già dichiarato guerra. (Repubblica Roma, 23 maggio 2018)

Intanto oggi è nato anche un piccolo giallo sulle dimissioni di Gennaro: la delibera per la modifica del regolamento degli strumenti finanziari di ATAC recava una firma cancellata: era proprio quella dell’assessore alle Partecipate, di cui la Raggi qualche tempo dopo ha annunciato l’addio. Una stranezza che ha portato le consigliere del PD Ilaria Piccolo e Valeria Baglio a ipotizzare che la cancellazione fosse dovuta alla diversità di vedute tra Gennaro e il resto della Giunta proprio sull’atto che riguardava i crediti del Comune. La mossa di oggi forse contribuirà a salvare ATAC dopo il giudizio negativo del tribunale sul concordato (l’udienza è prevista il 30 maggio). Ma di certo metterà in difficoltà il Comune. E taglierà gli investimenti per i cittadini romani. Tanto per cominciare.

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