Angelo Ciocca: perché un europarlamentare cafone mi ha fatto venire i brividi

di Elio Truzzolillo

Pubblicato il 2018-10-24

Strasburgo – Parlamento Europeo. Siamo alla fine della conferenza stampa in cui la Commissione Europea annuncia la bocciatura della manovra italiana. I commissari europei Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis si alzano dalle loro sedie, un uomo si avvicina al tavolo e raccoglie le carte di Moscovici. Lo stesso Moscovici dirà più tardi che pensava si …

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Strasburgo – Parlamento Europeo. Siamo alla fine della conferenza stampa in cui la Commissione Europea annuncia la bocciatura della manovra italiana. I commissari europei Pierre Moscovici e Valdis Dombrovskis si alzano dalle loro sedie, un uomo si avvicina al tavolo e raccoglie le carte di Moscovici. Lo stesso Moscovici dirà più tardi che pensava si trattasse di un funzionario del parlamento. L’uomo si toglie una scarpa e la mostra platealmente ai giornalisti, quindi imbratta con la suola i documenti del commissario che tenta di riprenderseli. Quell’uomo si chiama Angelo Ciocca ed è un europarlamentare della Lega.

Si potrebbe pensare al gesto di un cafone che ha perso momentaneamente il controllo di sé in un impeto di rabbia. Non è così, l’europarlamentare Ciocca scrive un delirante tweet in cui si vanta della sua maleducazione, sottolineando di avere usato una sovrana scarpa made in Italy per calpestare la montagna di bugie che Moscovici avrebbe scritto contro il nostro paese. Rivendica quindi più rispetto per l’Italia e invita a non abbassare la testa. Infine, dopo un discorso così vigoroso, conclude il tweet come un bambino in cerca di approvazione e chiede: “Ho fatto bene?”. Perché Angelo Ciocca non ce l’ha una coscienza che possa rispondere alla sua domanda, gli basta l’approvazione del popolo bue, il popolo che affolla il Colosseo e si eccita di fronte alla brutalità e alla prepotenza. Non è una gag di Crozza, è successo davvero.

Ci sono episodi che fanno ridere e altri che non fanno ridere. Personalmente questo a me non fa ridere, anzi, mi mette i brividi. L’atto è inqualificabile, volgare e intrinsecamente violento (calpesteremo i nostri nemici). Nessuno tenti di farlo passare per una provocazione futurista o una trovata fuori dagli schemi. Siamo di fronte a livelli di insolenza istituzionali preoccupanti. Mentre il suo leader da pubblicamente dell’ubriacone al presidente della commissione e sfoggia un fascista “me ne frego” nei confronti delle istituzioni europee, il piccolo cafoncello Ciocca chiede applausi ai suoi fan su Twitter per la sua impudenza. Ci stiamo abituando a considerare l’educazione, la diplomazia e il rispetto come un inutile ornamento nei rapporti tra le istituzioni. Ci stiamo lasciando affascinare dal richiamo atavico della forza e della ruvidezza fini a se stessi. Chiunque di noi di fronte ad un figlio che strappasse dalle mani della maestra il compito con un brutto voto per calpestarlo, gli rifilerebbe probabilmente due schiaffoni di quelli buoni. Il cafoncello Angelo Ciocca ha fatto molto peggio, rappresenta l’Italia all’Europarlamento, e, oltre ad essere palesemente indegno di questo ruolo, ha esposto il nostro paese a una figuraccia mondiale da repubblica delle banane. Il cafoncello Ciocca ha agito al riparo di un governo che ne ha legittimato il comportamento, mostrando ogni giorno la stessa infantile insolenza e aggressività. Attenzione non è un gioco, la politica e i rapporti internazionali non sono discussioni tra giovani virgulti al bar sotto casa. Queste cose si pagano.

 

Da leggere: Il piano B: indovinate cosa salta con la Manovra del Popolo di Scorta?

 

Si pagano perché anche per questi atteggiamenti passa la credibilità di un paese e della sua classe dirigente. Si pagano perché alla lunga la forma nei rapporti ne determina la sostanza. Si pagano persino con lo spread (che per molti commentatori nostrani è una specie di fissa di pochi paranoici). Ci stiamo abituando a toni, modi e azioni che non sono accettabili nel consesso dei paesi civili. Ci stiamo facendo affascinare da quel “vaffanculo” a tutto e a tutti che ha fatto la fortuna di un comico genovese che ha perso ormai ogni contatto con la realtà. Stiamo sdoganando una rabbia e un odio profondi, giustificandoli con immaginari torti subiti e siamo proprio convinti di averli subiti quei torti e di avere il diritto di vendicarci (contro chi o che cosa non si sa). Il tutto avviene nell’indifferenza di una classe giornalistica immobile e affascinata, quando non compiaciuta, di fronte a questo spettacolo raccapricciante. Stiamo vivendo un grande carnevale collettivo, convinti che alla fine delle feste tutto si rimetterà a posto senza troppe conseguenze, tanto vale sfogarsi e fare casino finché dura. Siamo ipnotizzati da pifferai magici che ci stanno dando un riscatto emozionale al posto di quello economico e sociale che non potranno mai darci. Se non ci sveglieremo in tempo, come i topini della favola, annegheremo senza neanche esserci resi conto di come sia potuto accadere.

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