Fact checking
Cosa succede dopo la bocciatura della manovra da parte della Commissione UE
Giovanni Drogo 23/10/2018
Per la prima volta nella storia dell’Unione Europea la Commissione ha chiesto ad uno Stato membro di rivedere il documento programmatico di bilancio. L’Italia ha tre settimane di tempo per farlo oppure verrà aperta la procedura d’infrazione. Cosa succede dopo?
Come ampiamente anticipato e previsto la Commissione Europea ha bocciato la manovra economica italiana. La Commissione ha respinto il Documento programmatico di bilancio per il 2019 presentato dal nostro Paese (e oggetto della lettera inviata nei giorni scorsi da ministro Tria) per chiedere la stesura di un nuovo DPB entro tre settimane. Secondo il vicepresidente della Commissione Dombrovskis e il commissario europeo per gli affari economici e monetari Moscovici il Documento presenta «una deviazione particolarmente grave rispetto alle raccomandazioni del Consiglio europeo del 13 luglio 2018», fatte proprie dall’unanimità dei paesi membri tra cui anche l’Italia.
Sopresa: curare il debito con il debito non funziona
È la prima volta che la Commissione europea chiede ad uno stato membro di presentare un documento programmatico di bilancio riveduto «non c’è altra soluzione possibile» ha dichiarato Dombrovskis in conferenza stampa. E soprattutto qualora l’Italia non volesse recedere dalle sue posizioni potrebbe essere la prima volta che viene aperta una procedura di infrazione per deficit eccessivo e violazione della regola del debito. Poche ore prima il ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio aveva dichiarato – di fronte alla notizia dello spread Btp/Bund che continua ad oscillare intorno ai 300 punti che «io credo che nei prossimi mesi quando spiegheremo sempre di più ai mercati cosa stiamo facendo per l’Italia e sempre di più alla commissione Europea perché non va avviata una procedura di infrazione vedrete che lo spread scenderà». L’unico modo per “spiegare” alla Commissione che la procedura non va avviata è quella di rivedere la manovra finanziaria.
Secondo la Commissione «la prevista riduzione del rapporto debito/PIL è soggetta a marcati rischi, dato che essa si basa, nel documento programmatico di bilancio, su ipotesi ottimistiche di crescita» che peraltro non sono state approvate nemmeno dall’Ufficio parlamentare di bilancio a causa dei «significativi rischi al ribasso». «L’adempienza dell’Italia non è più garantita», ha detto il Vice presidente della Commissione mentre il Commissario Moscovici ha ribadito che «non ci troviamo in un caso in cui c’è uno sforamento minimo delle regole: lo scostamento è netto».
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Cosa succede se l’Italia non rientra dal disavanzo eccessivo?
Il deficit nominale per il 2019 potrebbe peggiorare ancora di più di quanto previsto nel DPB 2019 il che che porterebbe ad un deterioramento strutturale ancora più ampio. Il vice presidente Dombrovskis ha ricordato come la Commissione abbia già lavorato in passato con tutti gli stati membri che avevano un debito eccessivo e riuscendo a farlo rientrare. Ma nel 2017 il debito italiano «ha rappresentato un peso medio di 37mila euro per abitante» un dato pari «al secondo debito più alto nell’Ue, uno dei più alti al mondo» nonché quello «con il più alto costo totale di rifinanziamento in Europa». Di tratta di un debito che deve essere pagato ogni anno dai contribuenti e che impedisce di fare altri investimenti perché – ha aggiunto Moscovici – aumentare il debito non è una soluzione intelligente.
Visto che il governo però sembra intenzionato ad andare avanti con la sua strategia suicida cosa può succedere adesso? Se entro tre settimane non verrà presentato un nuovo documento programmatico di bilancio Bruxelles (in base all’articolo 7 del regolamento UE 473/2013) allora avvierà le procedure di infrazione che comportano il pagamento di una multa di qualche miliardo di euro. A quel punto l’Italia che non ha i soldi per pagarla si rifiuterà di farlo e quindi verrà richiesto di pagare un’ulteriore multa per non aver pagato la prima. In teoria una procedura di infrazione potrebbe essere aperta a partire dalla primavera del 2019 alla quale farà seguito l’apertura di un procedimento di valutazione che potrebbe durare un paio d’anni e culminare con l’irrogazione delle sanzioni in caso di mancato rientro dal disavanzo eccessivo. A pagare saranno ovviamente gli italiani e a dover risolvere la questione sarà il governo che ci sarà da qui a due anni.
Ecco la fine che ha fatto la grande strategia di mettere in discussione i regolamenti europei per poter ottenere qualcosa in cambio minacciando l’uscita dall’euro (ma senza volerlo dire) o di andare a trattare con la pistola nel cassetto. Luigi Di Maio – che ha capito tutto – spiega su Facebook che è la prima manovra italiana che non piace alla UE. Si Sbaglia: è la prima manovra di bilancio di tutta la UE per la quale la Commissione è pronta ad aprire una procedura di infrazione. I danni che hanno fatto quelli che sono venuti prima non saranno nulla in confronto a quelli che faranno quelli che oggi continuano a lavorare a testa alta per il bene dei cittadini.