Andrea Dara e Elena Murelli: i due deputati della Lega e l’accusa sul bonus 600 euro per le Partite IVA

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-08-11

Il Fatto Quotidiano e il Corriere della Sera fanno i nomi dei leghisti Andrea Dara e Elena Murelli tra i percettori del Bonus Partite IVA. Dara avrebbe confermato tutto a una testata mantovana attribuendo la colpa al commercialista. Murelli non ha risposto alle richieste di chiarimenti. Intanto spunta anche il consigliere regionale Barbisan

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Andrea Dara e Elena Murelli sarebbero due dei deputati della Lega che hanno ricevuto il bonus 600 euro per le Partite IVA. Lo scrivono oggi il Corriere della Sera e il Fatto Quotidiano. A loro si aggiunge il consigliere regionale Riccardo Barbisan della Lega che ne ha parlato in una dichiarazione ad Antenna 3 NordEst attribuendo la colpa al commercialista. Altri nomi di eletti erano venuti fuori nel pomeriggio e in serata ma sono stati smentiti.

Andrea Dara e Elena Murelli: i due deputati della Lega con il bonus 600 euro per le Partite IVA?

Il Corriere della Sera racconta oggi in un articolo a firma di Giuseppe Alberto Falci che in 5 avrebbero richiesto il sussidio destinato a partite Iva e lavoratori autonomi, ma solo in 3 lo avrebbero ottenuto (due leghisti e un M5S). Il coordinatore di Italia Viva Ettore Rosato smentisce: «A noi non risulta che alcun parlamentare appartenente al nostro gruppo abbia chiesto il bonus». Poi attacca l’Inps: «Questo modo di fare servizio pubblico da parte dell’Inps è barbaro. Invitiamo formalmente l’Inps che ha diffuso questa informazione a smentire la notizia del nostro coinvolgimento a rendere pubblici i nomi».

In casa Lega monta l’imbarazzo. Il capogruppo Riccardo Molinari fa sapere che «noi abbiamo chiesto ieri a tutti i parlamentari di dire se abbiano percepito il bonus o, se non lo sanno, di verificare col loro commercialista» ma «finora non ho riscontri di deputati leghisti che abbiano preso il bonus». I nomi che circolano sono Andrea Dara e Elena Murelli. Il leghista Mario Lolini smentisce di essere uno di quelli che ha percepito i 600 euro. E a sera filtra che il Carroccio avrebbe chiesto chiarimenti a due deputati. Ma nulla trapela sui nomi, né tantomeno sull’esito. Si sfila anche l’attore, ex grillino, Nicola Acunzo: «Mi spiace che si possa pensare che sia io». Finisce poi nel mirino il presidente dell’Inps, Pasquale Tridico che potrebbe essere convocato in Parlamento,  nell’ambito di una audizione secretata in commissione lavoro. Al momento non ci sono richieste di convocazione ma Gianfranco Librandi (Iv) sarebbe intenzionato a farlo e in quella sede «chiederò apertamente le sue dimissioni»

Nell’articolo a firma di Stefano Vergine invece il Fatto Quotidiano fa anche altri nomi, precisando che hanno smentito e chiuso la partita IVA nel 2018:

UNO DI LORO sarebbe il deputato mantovano Andrea Dara. Classe 1979, entrato alla Camera per la prima volta nel 2018 proprio grazie a Salvini, Dara si definisce imprenditore nel settore tessile. A lui è intestato il 60% di una piccola azienda che produce calze nell’alto mantovano, la “Manifattura Mara ” di Castiglione delle Stiviere. Grazie al posto in parlamento, Dara ha raddoppiato il suo reddito, passato da 55mila euro a 104mila euro all’anno. Perché chiedere anche il bonus Inps riservato alle partite Iva? Alla nostra richiesta di commento, il deputato non ha risposto. Mentre a una testata locale della città di Mantova, raggiunto telefonicamente domenica sera, avrebbe spiegato che stava effettuando dei controlli sui conti correnti: ci sarebbe stato un errore, forse, del commercialista di famiglia (il quale avrebbe inoltrato in automatico, oltre alla richiesta del bonus per la madre del deputato, in società col figlio, anche quella per il deputato medesimo).

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Va detto che è stato un decreto del governo durante l’emergenza covid ad autorizzare il pagamento del bonus senza limiti di reddito,e che chi lo ha richiesto non ha commesso dunque nulla di illegale. Oltre a quello di Dara, all’interno del partito ieri circolavano altri due identikit. Uno è quello di Domenico Furgiele, 37enne di Lamezia Terme, scelto da Salvini per lo sbarco in Calabria nonostante le parentele ingombranti (il suocero, Salvatore Mazzei, è finito in carcere per tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso). Contattato dal Fatto Quotidiano, Furgiuele ha negato di aver richie sto il bonus all’Inps anche perché – ha spiegato – “ho chiuso la partita Iva nel 2018”. Chi invece non ha voluto spiegare meglio la propria posizione è Elena Murelli, 45 anni, piacentina di Podenzano, che sul sito della Camera si definisce docente a contratto all’Università Cattolica e “libera professionista specializzata in consulenze su finanziamenti europei per la ricerca e l’innovazione”. Secondo fonti interne alla Lega, sarebbe lei la terza parlamentare ad aver ottenuto il bonus. “No comment”, è stata l’unica risposta ottenuta alla richiesta di spiegazioni avanzata attraverso il suo portavoce.

Ma intanto c’è anche chi smentisce tutto. “Io non so niente della nostra chat interna che chiedeva di controllare con il proprio commercialista i 600 euro”, ma “come sempre voglio vederci chiaro. La mia idea è che tra qualche giorno tutta questa storia potrebbe diventare una bufala”, dice Gian Marco Centinaio, senatore della Lega, intervistato da Radio Capital. “Gira voce che tutto quello di cui stiamo parlando non sia vero – aggiunge – noi stiamo avendo notizie sul fatto che dagli organi competenti arrivano smentite. Per me è il solito gioco estivo, sembra il calciomercato. Stiamo ricevendo richieste di informazioni anche dai semplici cittadini che magari in modo pruriginoso vogliono sapere”. Quando gli si chiede se però gli stessi elettori della Lega non abbiano il diritto di sapere se le persone da loro elette hanno tenuto certi comportamenti l’ex ministro concorda: “I nostri elettori, non c’è dubbio, meritano trasparenza. Nel momento in cui uscirà chi è stato e i nomi verranno fatti, come ha detto Salvini ci sarà la sospensione”. Secondo Centinaio, comunque, la cosa migliore sarebbe che i deputati si autodenunciassero. “Se dovessi essere uno di quelli – dice – visto che sono un pubblico ufficiale, spiegherei l’accaduto all’elettorato”. Poi il senatore leghista dice di concordare con chi vede una “strana tempistica” nello scoppio di questo scandalo visto che il referendum sul taglio dei parlamentari è vicino. “Assolutamente sì, anch’io noto questa cosa – spiega – e avendoci governato insieme per quattordici mesi so che tutto quello che viene fatto dal M5s ha un secondo fine. Ed è un referendum che non sta appassionando nessuno tra i cittadini. E’ un modo per fa pensare agli italiani che tutti i parlamentari sono brutti, cattivi, spendaccioni e ladri. Complicità del Presidente Inps Tridico? Non lo so, vediamo come finisce questa storia e poi ne riparliamo”, conclude.

I consiglieri comunali e regionali e il vice di Zaia che accusa i soci

Repubblica invece scrive che i nomi di Dara e Murelli non trovano conferma mentre Gianluca Forcolin, vice di Zaia in Regione Veneto, dice in un’intervista al Corriere della Sera che che il suo studio di tributaristi ha fatto domanda per il bonus 600 euro Partite IVA ma non li ha mai ricevuti. E sostiene che non ne sapeva nulla, ma sono stati i suoi soci a fare richiesta.

Poi ci sono i nomi che circolano e che non sono stati smentiti per il semplice motivo che i diretti interessati, o meglio additati dai colleghi, non rispondono al telefono da due giorni. È il caso del deputato leghista mantovano Andrea Dara e di Elena Murelli, colei che due settimane fa intervenendo alla Camera l’aveva toccata piano sul governo: «Pur di tenervi le poltrone importate il Covid». Tante voci, nessuna conferma. Ma il cerchio si è ristretto a due nomi e a quelli nella Lega stanno chiedendo chiarimenti. Va così anche in Veneto, dove il governatore Luca Zaia, a caccia di tre “indiziati”, fa firmare ai 100 candidati in Consiglio l’autocertificazione con cui si attesta di «non aver ricevuto sussidi pubblici».

Ieri Anita Pirovano, consigliera comunale a Milano, aveva “confessato” su Facebook . Un altro a parlare è stato il consigliere regionale del Friuli-Venezia Giulia Franco Mattiussi (FI), titolare di un albergo: «Ho chiesto il bonus perché nonostante tutto fosse fermo, bollette e tratte continuavano ad arrivare». Così come il consigliere «Perl’altra Trento a sinistra» Jacopo Zannini: «Pago l’affitto ogni mese e per marzo e aprile sono rimasto senza lavoro e ho chiesto i 600 euro visto che con i gettoni di presenza non sarei arrivato a fine mese ed è giusto rivendicarlo». «Anch’io l’ho chiesto e non l’ho fatto per rubare ma perché per tre mesi ho fatturato zero con la mia partita iva», ha detto Federico Broggi, sindaco di Solbiate (Como). Così come Francesco Rubini, 29 anni, consigliere comunale di Ancona: «Cari populisti da strapazzo, odiatori di professione, leoni da tastiera, venite a prendermi per processarmi sulla pubblica piazza nella vostra ridicola guerra contro i politici ladri». Infine ecco anche i consiglieri regionali, citati oggi dal Corriere:

Tra i consiglieri regionali spicca il caso del piemontese Matteo Gagliasso, classe 1993, Lega: «Un errore del commercialista, li ho restituiti venerdì scorso». E al collega leghista Gianluca Forcolin, vicegovernatore del Veneto, comparire nell’elenco rischia di costare la fine della carriera in Regione come anche ai consiglieri Riccardo Barbisan e Alessandro Montagnoli. Luca Zaia, ieri a consulto con i big a Treviso, pare intenzionato a non ricandidare chi si è fatto coinvolgere nella vicenda

Leggi anche: Riccardo Barbisan: il consigliere regionale della Lega che prende il bonus e dà la colpa al commercialista

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