Il portavoce del ministro della Giustizia e l’audio imbarazzante su Youtube

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-06-18

Andrea Cottone, attuale uomo di fiducia di Adriano Bonafede, era la voce che si sentiva nell’audio in cui si attaccava un candidato M5S a Palermo

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Concetto Vecchio su Repubblica oggi racconta una storia molto interessante che riguarda Andrea Cottoni, nominato portavoce del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, dopo la storia del comunicato in cui lo stesso ministro minacciava querele per calunnia (sic!) ai giornali: Cottoni infatti è il protagonista dell’audio pubblicato su Youtube in cui, insieme a quattro ex parlamentari grillini Riccardo Nuti, Giulia Di Vito, Chiara Di Benedetto e Loredana Lupo, raccontava di Addiopizzo, “creatura” dell’attuale consigliere comunale M5S Ugo Forello, e della gestione dell’associazione. Si riferiva a “un circuito meraviglioso” per il quale “si convincono gli imprenditori a denunciare, si portano in questura e gli avvocati diventano automaticamente uno fra Forello e Salvatore Caradonna”. Al processo Addiopizzo si costituivaparte civile “e viene difesa da quell’altro”. E faceva riferimento ai rimborsi che poi ottengono come legali di parte civile. Cottone nell’audio, di cui oggi scrivono alcuni quotidiani locali, parlava di una gestione “poco trasparente” dei fondi Pon. Si parlava di almeno un milione di euro.

Arrivato a Roma per chiamata diretta, Cottone finisce però agli onori della cronaca, e al centro di una polemica che ha scosso non poco il Movimento, alla vigilia delle elezioni amministrative del 2017: quando sui social inizia a circolare una conversazione, registrata forse a sua insaputa, nella quale gettava ombre sull’operato dell’allora candidato sindaco dei 5 stelle, Forello. In quell’audio Cottone, parlando con i deputati palermitani Chiara Di Benedetto e Riccardo Nuti, poi espulsi dal Movimento per il caso firme false, raccontava dei presunti compensi che Forello e un paio di legali a lui vicini avrebbero percepito, a suo dire, nei processi innescati dalle testimonianze degli imprenditori taglieggiati.

Parlando poi di «un circuito meraviglioso» per il quale «si convincono gli imprenditori a denunciare, si portano in questura e gli avvocati diventano loro». Forello volò a Roma per chiedere la testa di Cottone. Ma in sua difesa si schierò proprio Bonafede, che nel frattempo aveva stretto un solido rapporto con il giornalista. Addiopizzo ha poi querelato Cottone, presentando un esposto in procura su quell’audio. Forello si è accontentato delle scuse del giornalista arrivate con tanto di comunicato stampa. Cottone comunque è entrato da tempo nelle grazie di Bonafede, che lo ha voluto nuovamente nello staff della comunicazione del gruppo alla Camera e poi, diventato ministro, lo ha nominato suo portavoce. A Roma ha fatto carriera.

giulia di vita riccardo nuti claudia mannino
I tre deputati nazionali del M5S coinvolti nel caso delle firme false di Palermo

Quell’audio venne poi cancellato da Youtube mentre l’ufficio comunicazione del MoVimento 5 Stelle mandava in giro diffide alla pubblicazione: la parte curiosa della vicenda è che mentre per la comunicazione M5s era illegale la diffusione di un audio che riguarda i parlamentari, il blog di Beppe Grillo nel febbraio 2015 pubblicava un dialogo tra due parlamentari, l’ex 5 Stelle Mara Mucci e Mariano Rabino di Scelta Civica, linkandolo dall’account M5S Camera Facebook (dove attualmente è ancora pubblicato).
diffida m5s

Il video serviva a insinuare che ci fosse un patto che prevedeva 50000 euro al mese per chi appoggiava il governo Renzi:
movimento 5 stelle camera
E ciò è falso, perché, come spiegammo all’epoca, i due invece stavano parlando dell’ampliamento del gruppo parlamentare di Scelta Civica, che sarebbe conseguito all’entrata di altri dieci deputati, e delle conseguenti risorse per l’assunzione di assistenti parlamentari (le “otto persone che possono essere assunte e messe a disposizione”, come dice la stessa trascrizione). Quindi non di soldi messi in tasca per “appoggiare il governo Renzi”, come dicevano in maiuscolo i deputati nel lancio della presentazione sulla loro pagina Facebook. Mucci presentò denuncia per la diffusione del video. Ma, a parte il merito, qui il punto è politico: se è sbagliato pubblicare audio con registrazioni di parlamentari che parlano, perché ciò non valeva per la Mucci?

Leggi sull’argomento: L’audio che scuote il M5S Palermo

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