Economia
Alitalia e i rischi di fallimento del salvataggio
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2019-09-18
Senza Castellucci si complica la partita: Delta più forte e non c’è un piano B
Le dimissioni annunciate e arrivate di Giovanni Castellucci da amministratore delegato di Autostrade (con buonuscita da 13 milioni di euro) mettono in crisi il dossier Alitalia. Castellucci infatti era punto di riferimento industriale dell’affare e pareva in grado di rintuzzare le bramosie di Delta Airlines sul dossier. Per questo, spiega oggi Lucio Cillis su Repubblica, con il suo addio sarà difficile fermare le ambizioni di chi vuole comandare a via della Magliana con il 10%:
Lo scontro tra soci in pectore negli ultimi giorni era ormai giunto a livelli di guardia come testimoniano alcune idee messe sul tavolo dall’ingegnere marchigiano. Alle chiusure di Delta, Castellucci era pronto a un colpo clamoroso: un piano B. E cioè un’ Alitalia in fuga solitaria, senza il supporto di una grande compagnia alle spalle. Il nodo della salvezza a questo punto ruota forzatamente attorno a Delta e Fs: la compagnia Usa vuole partecipare (e comandare) con una percentuale minima e che non superi il 10%, ovvero 100 milioni di euro: troppo poco. Non solo. Delta ha anche anticipato di non voler essere coinvolta ad eventuali ricapitalizzazioni. Restano alle spalle i negoziati con gli americani.
«Agosto lo passeremo a lavorare», aveva confidato ai suoi Castellucci prima di affrontare il tour de force su Alitalia che avrebbe incrociato una data orribile per il nostro Paese, il 14 agosto, primo anniversario della tragedia di Ponte Morandi. Uno snodo cruciale per le sorti delle concessioni autostradali e in qualche modo per il dossier salvataggio della compagnia. Ma a tenere alta la tensione non basta l’addio dell’ex ad di Atlantia. C’è anche uno scontro tra sindacati e commissari. Alcune sigle professionali, Cub e Fnta, lanciano bordate. Il Cub chiede di vedere i conti e la Fnta mette nel mirino «alcune cancellazioni di voli» dovute a «motivi tecnici».
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