Alitalia, il socio fantasma e i soldi che non ci sono

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-12-13

Ieri lo show del vicepremier ha toccato tutti i punti del rilancio della compagnia: nuove sinergie, nuovi aerei, nuove rotte. Con un dettaglio mancante: ma i soldi chi ce li mette?

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Luigi Di Maio ieri è tornato a parlare della sua presunta soluzione per Alitalia, dopo il prolungamento dell’agonia e del prestito  che ha fatto guadagnare tempo, ma non altro, al dossier. Secondo il vicepremier ci sono due compagnie straniere, easyJet e Delta, disposte a indicare la rotta del rilancio al socio Ferrovie dello Stato . E poi aerei nuovi di zecca, comperati o noleggiati da Boeing grazie a Cassa Depositi e Prestiti come garante. Infine, una quota di partecipazione di poco inferiore al 15% per il MEF nella veste di controllore del consorzio che dovrebbe mettere insieme tutte queste aziende. In tutto quello che ha raccontato Di Maio manca soltanto un dettaglio: ma i soldi chi ce li mette?

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I costi del salvataggio di Alitalia (La Repubblica, 24 ottobre 2018)

Quella di qualche giorno fa è infatti la terza proroga del prestito concesso la prima volta il 2 maggio 2017, quando Alitalia fu commissariata. La somma iniziale del “prestito ponte” era di 600 milioni e avrebbe dovuto essere restituita dopo sei mesi, ma il governo Gentiloni incrementò il prestito a 900 milioni e allungò la scadenza. Con la seconda proroga, lo scorso aprile, la scadenza del rimborso è stata fissata al 15 dicembre prossimo. Alitalia non ha i soldi per rimborsare il prestito (a fine settembre in cassa c’erano 606 milioni, esclusi i depositi in garanzia) e la procedura di cessione è ancora lontana dalla conclusione. Compresi gli interessi del 10% annuo circa, la somma che la società deve restituire è salita a un miliardo. Tra due settimane, poi, verranno a mancare all’appello i soldi che alimentano il fondo di solidarietà che paga le crisi del comparto aereo. In tutto ciò nessuno ha detto da dove verranno i soldi per l’ennesimo rilancio. Non è che verranno per l’ennesima volta dalle tasche dei contribuenti italiani?

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