Aliquote IRPEF, la giungla del fisco sui redditi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-01-22

Il fisco sui redditi è una lotteria, un «suk» per dirla con l’ex viceministro all’Economia Enrico Zanetti, in cui è impossibile ricostruire una razionalità nei numeri che escono dal bussolotto dell’Irpef

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Marco Mobili e Gianni Trovati sul Sole 24 Ore di oggi raccontano gli effetti sulle aliquote IRPEF della nascita di imposte sostitutive e cedolari, che escludono taluni redditi dalla tassazione progressiva. Il fisco sui redditi è una lotteria, un «suk» per dirla con l’ex viceministro all’Economia Enrico Zanetti, in cui è impossibile ricostruire una razionalità nei numeri che escono dal bussolotto dell’Irpef. Basta vedere i numeri:

Quelli citati all’inizio riguardano il caso di un contribuente con coniuge e due figli a carico. E mostrano un fenomeno particolare: le bizzarrie dell’aliquota effettiva, cioè la quota del reddito lordo che Stato ed enti locali chiedono per funzionare, riguardano tutti i profili. Ma crescono con il numero di famigliari a carico. Per capirlo basta guardare il grafico in pagina, che tiene conto anche delle addizionali e degli effetti del progetto governativo sul cuneo fiscale.

Prendiamo il caso di un reddito da 25mila euro. Al contribuente senza famigliari a carico, il fisco chiede il 15,3% se è un lavoratore dipendente, quasi pareggiando il 15% imposto dalla cosiddetta Flat Tax degli autonomi. Ma se il reddito è da pensione, la richiesta effettiva volta al 20,7%. Basta un coniuge a carico per allargare queste forbici, passando dal 12,6% del dipendente al 17,9% del pensionato (l’autonomo resta fedele alla tassa piatta del 15%), ma se si aggiungono due figli le differenze fra le tipologie di reddito diventano una voragine: 6,7% di aliquota effettiva per il dipendente, e 12,1% per il pensionato.

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Aliquote IRPEF caso per caso (Il Sole 24 Ore, 22 gennaio 2020)

In questo caso tramonta anche il 15% degli autonomi: perché l’Irpef tradizionale, con le sue detrazioni, porta la richiesta al 13,3%. E nel confronto non va dimenticato il peso dei contributi, esclusi da questi calcoli ma assai presenti nella realtà quotidiana, che sono interamente a carico del professionista o dell’artigiano. Quello che emerge è una sorta di scambio tacito con i dipendenti, che restano i protagonisti veri del gettito: prelievo alla fonte in cambio di aliquote reali più leggere fino a un certo livello di reddito. Scambio discutibile, e soprattutto non previsto da una strategia dichiarata.

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