Alberto Bianchi: perché l’ex Fondazione Open e Leopolda è indagato

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-09-20

Le verifiche mirano a stabilire se le elargizioni siano state effettuate anche per garantirsi la conclusione di affari e dunque se fossero la contropartita per agevolare alcuni imprenditori o aziende. Si valuta l’accusa di finanziamento illecito

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Alberto Bianchi, 65 anni, pistoiese ma fiorentino di adozione, avvocato e amico personale di Matteo Renzi oltre che ex presidente della sua Fondazione Open, è indagato per traffico di influenze illecite.

Alberto Bianchi: l’ex presidente della Fondazione Open indagato

La Fondazione  Open, creata dall’ex premier, per anni è stata la cassaforte degli eventi renziani, a partire dalla Leopolda, è stata chiusa l’anno scorso.  Il suo studio è stato perquisito mercoledì scorso su richiesta dei pm Luca Turco e Giuseppina Mione, che erano presenti mentre venivano prelevati documenti e file. L’inchiesta punta ora a verificare se grazie ai rapporti con le società che hanno versato denaro alla Open (che in sei anni ha ottenuto finanziamenti per 6,7 milioni di euro) Alberto Bianchi possa aver esercitato influenze per concludere affari. Il suo difensore, l’avvocato Nino D’Avirro, insiste che si tratta di «accuse infondate relative a prestazioni più che legittime», ma, scrive oggi Grazia Longo sulla Stampa, dagli inquirenti filtra che si sta valutando un’altra pesante accusa e cioè quella di finanziamento illecito ai partiti. Michele Bocci e Franca Selvatici su Repubblica spiegano perché:

L’inchiesta deriverebbe da un fascicolo su un’altra vicenda, quella su “Play therapy Africa” e su altre società di Alessandro Conticini, già rappresentante Unicef ad Addis Abeba e fratello di uno dei cognati di Renzi. Secondo le accuse, 6,6 milioni di 10 versati da enti benefici alle sue società per le attività in Africa in realtà sono finiti dentro conti correnti suoi e di suoi familiari.

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In forza di una procura speciale, nel 2011 Andrea Conticini, marito di Matilde Renzi, ha acquistato per 4 mila euro, per conto del fratello Alessandro, il 20% del capitale sociale della Dot Media, società che curava la comunicazione della Leopolda, finanziata dalla Open. Da lì, probabilmente, i pm hanno sviluppato anche l’inchiesta su Bianchi, che non sarebbe l’unico indagato nel nuovo filone.

Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera spiega che le verifiche mirano a stabilire se le elargizioni siano state effettuate anche per garantirsi la conclusione di affari e dunque se fossero la contropartita per agevolare alcuni imprenditori o aziende. E dunque bisognerà controllare se chi ha messo soldi nelle casse della Fondazione ne abbia poi tratto vantaggio. Il fatto che il difensore faccia riferimento a «incarichi professionali» fa presumere che sia proprio questo il nodo: Bianchi potrebbe essere stato nominato da chi riteneva di ottenere in questo modo una corsia preferenziale e lo avrebbe poi ricompensato.

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