Coronavirus: il ministro Provenzano e gli aiuti per chi lavora in nero

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-03-24

Il ministro per il Sud ipotizza misure universalistiche per raggiungere anche le fasce sociali più vulnerabili: le famiglie numerose, oltre a chi lavorava in nero. Ad occhio si potrebbe ipotizzare il varo di una serie di misure di sostentamento anche per gli esclusi dal reddito di cittadinanza

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Il ministro del Sud Peppe Provenzano in un’intervista al Corriere della Sera dice che con l’emergenza Coronavirus andrebbe aiutato anche chi oggi lavora in nero e che bisogna mettere in campo misure universali per raggiungere tutti.

Coronavirus: il ministro Provenzano e gli aiuti per chi lavora in nero

Provenzano non spiega in che modo sia possibile aiutare chi lavora in nero, anche perché chi va aiutato andrebbe prima individuato ed è chiaro che chi confessa oggi di lavorare in nero potrebbe pagarne le conseguenze alla fine dell’emergenza:

Molti a sud lavoravano in nero e oggi stanno perdendo il loro reddito. Come si aiutano?
«Inutile nasconderselo, l’economia meridionale ha una vasta zona grigia di sommerso che ha riflessi anche sull’economia legale. E le misure che Il governo ha messo in campo fin qui hanno privilegiato l’emerso, com’era inevitabile. Ma se la crisi si prolunga dobbiamo prendere misure universalistiche per raggiungere anche le fasce sociali più vulnerabili: le famiglie numerose, oltre a chi lavorava in nero. Non basta la cassa integrazione in deroga per gli artigiani».

A che strumenti pensa?
«Va fatto di più sulle Infrastrutture sociali e per ridurre i divari. Per la verità, lo avevamo messo In cantiere nel plano Sud 2030. Tragedie come questa uniscono ilPaese, ma ne mettono anche in risalto le linee di faglia. Ad esempio, fra chi può lavorare in smart working e chi subisce un divario digitale.

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Coronavirus: i numeri del 22 marzo e la crescita nelle regioni (Corriere della Sera, 23 marzo 2020)

Ad occhio si potrebbe ipotizzare il varo di una serie di misure di sostentamento anche per gli esclusi dal reddito di cittadinanza a causa dell’ISEE troppo alto o per la casa di proprietà. In questo modo si amplierebbe la fascia dei percettori toccando chiunque sia al di sotto delle soglie di povertà, quindi anche chi lavora in nero. Ma, ripetiamo, questa è soltanto un’ipotesi con gli attuali strumenti.

La crescita del Coronavirus al SUD

Provenzano parla anche della crescita del Coronavirus al Sud, segnalando che intanto si stanno approntando posti di terapia intensiva per reggere l’urto in arrivo:

Ministro quanto la allarmano tassi di diffusione di Covid-19 al Sud che in alcune regioni superano il 20%?
È presto per una valutazione completa. Si inizia a vedere una flessione del tasso di aumento, ma il contagio ancora cresce. Al Sud abbiamo due settimane di tempo in più, perché il virus sì è diffuso dopo. Non dobbiamo sprecarle: il distanziamento va applicato con la massima cura e intanto dobbiamo ampliare la disponibilità di letti in terapia intensiva. A Sud partivamo da quasi 1700 posti, ora siamo a 2400 e dobbiamo arrivare al più presto almeno a 3.500».

Da sud la migrazione sanitaria verso il Nord è sempre stata fortissima. Il sistema meridionale può reggere un’onda d’urto di COVID-19?
«Se l’epidemia fosse scoppiata al Sud sarebbe stata un’ecatombe. Non lo dico con sollievo, ma con rabbia. È il frutto del disinvestimento nella sanità pubblica, di alcune degenerazioni regionali, della scelta di puntare sul privato. Ma mi lasci ricordare che i malati di Bergamo oggi sono accolti negli ospedali in Sicilia o in Puglia e che dei quasi ottomila medici che si sono fatti avanti per dare una mano In Lombardia, moltissimi sono del Sud. Tutto il Paese sta dando una prova di responsabilità».

coronavirus sud
Il Coronavirus in Basilicata, Campania, Calabria e Puglia (Fonte dati)

Il Sud è la “scommessa” per gli esperti, per il governo e per tutto il paese: “il nostro grande sforzo”, sottolinea Silvio Brusaferro dell’Istituto Superiore di Sanità, è evitare che Campania, Puglia, Sicilia, facciano registrare nei prossimi giorni ‘curve’ di crescita come quelle che si sono viste in Lombardia. Perché i rispettivi sistemi sanitari non reggerebbero l’urto. Per ora la curva “non sembra impennarsi”: in Puglia i positivi sono 862, con un incremento di 114 nelle ultime 24 ore, più della Sicilia che ha 681 casi e un incremento di 85 e meno della Campania, che ha 929 malati e 63 in più rispetto a domenica. Ma i comportamenti dei cittadini, ed è questo l’allarme che arriva da Brusaferro, rischiano di far invertire i numeri. “Si vedono ancora strade piene di gente, cosa che non vediamo ormai più in altri contesti” dice il presidente dell’Iss mostrando sul cellulare la foto della prima pagina del ‘Mattino’ di oggi, con l’immagine del rione Sanità di Napoli piena di persone in giro. “Forse sono episodi – aggiunge – ma se teniamo tutti un atteggiamento rigoroso può essere concreta la possibilità che le curve non prendano un’impennata”. In caso contrario, l’epidemia dilagherà anche al sud. Perché, “il virus non guarda alla latitudine ma ai nostri comportamenti”. E’ il motivo per il quale si stringono ancora le maglie dei controlli. Il Viminale cambia il modulo per l’autocertificazione inserendo le modifiche introdotte con l’ultimo Dpcm che ha vietato anche gli spostamenti per il rientro al proprio domicilio. E il Consiglio dei ministri già domani potrebbe approvare un decreto per un inasprimento della sanzioni per chi viola i divieti. Con una sanzione amministrativa attorno ai 2mila euro e, eventualmente, anche la confisca del mezzo.

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