Younes Abouyaaqoub: il terrorista di Barcellona in fuga

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-08-20

È l’uomo che alla guida di un furgone ha ucciso 13 persone e ne ha ferite 140 sulle Ramblas. Ricercato anche l’imam di Ripoll e il fratello di uno dei terroristi uccisi a Cambrils. Il fallimento del Piano A e il ripiego dell’attacco in strada

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Sono tre e non solo una le persone ricercate e ritenute in fuga per l’attentato di Barcellona di giovedì scorso. Secondo quanto riferisce El Pais oltre al 22enne marocchino Younes Abouyaaqoub, ritenuto l’uomo che alla guida di un furgone ha ucciso 13 persone e ne ha ferite 140 sulle Ramblas, si cerca anche l’imam di Ripoll, il marocchino Abdelbaki Es Satty, 40 anni, sospettato dalla polizia di essere non solo il leader del gruppo ma anche all’origine del processo di radicalizzazione dei giovani. Il terzo è Youssef Aalla, fratello di Said Aalla, uno dei 5 terroristi uccisi a Cambrils venerdì nelle prime ore del mattino.

Younes Abouyaaqoub: il terrorista di Barcellona in fuga

La ricostruzione del quotidiano iberico si basa sulle tracce di Dna ritrovate nella casa di Alcanar esplosa mercoledì sera mentre con quasi 100 bombole di gas la cellula terroristica stava tentando di trasformare in ordigni ancora più letali i due furgoni noleggiati: uno quello usato sulla Ramblas ed un altro con cui sarebbe stata fatta esplodere la cattedrale Sagrada Familia. Il ritrovamento delle tracce di Dna, pero’, non esclusono, come si riteneva oggi, che l’imam sia morto nella deflagrazione. Del fratello di Aalla non si sapeva nulla fino a ieri sera. I 5 morti accertati a Cambrills sono Moussa Houkabir, 17enne, Mohamed Hichamy, il fratello Omar, Said Aalla e Houssaine Abouyaaqoub, fratello del killer in fuga. Gli arrestati sono 4: Driss Houkabir, fratello 28enne di Moussa, che gli avrebbe rubato – ha raccontato – i documenti; Mohammed Aalla (il terzo fratello Aalla, proprietario della Audi A3 sulla quale sono stati uccisi i 5 di Cambrills), Mohammed Houli Chemial e Salh El Karib.

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L’attentato di Barcellona (Corriere della Sera, 19 luglio 2017)

La madre di Younes Abouyaaqoub ha rivolto al figlio ancora in fuga un appello a consegnarsi: “Voglio che si consegni. Non voglio che uccida altre persone, l’Islam non dice questo”. La donna, come altri famigliari dei terroristi uccisi o arrestati, ha partecipato ad una manifestazione a Ripoll nella quale hanno condannato gli attacchi ed espresso il loro dolore per le vittime.

I tre ricercati e la Sagrada Familia del mirino

Secondo i  Mossos d’Esquadra la presenza di Moussa Oukabir sulla Rambla prima e sull’AUDI A3 di Cambrils poi è incompatibile con il ruolo di guidatore del furgone FIAT che ha fatto la strage. Per questo si pensa che Abouyaaquoub possa essere invece l’uomo sul furgone e che si sia nascosto a Barcellona fino al 18 per poi fuggire forse all’estero. Il falso allarme di Nimes infatti ieri sera aveva fatto pensare che potesse essere lui l’uomo sul treno. Il piano iniziale della cellula jihadista che giovedì sulla Rambla ha ucciso 14 persone e ferite 130, prevedeva un attacco con tre furgoni carichi di esplosivo Tatp e bombole di gas, per distruggere la Sagrada Familia, il celebre tempio di Gaudì, simbolo di Barcellona.

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L’attacco alle ramblas di Barcellona

Ma i terroristi provenienti dalla cittadina di Ripoll, nel nord della Catalogna – tutti giovanissimi di origine magrebina ma catalani di adozione – hanno “ripiegato” in tutta fretta sugli attacchi multipli condotti con il furgone. Oltre la Rambla, avrebbero dovuto compiere altre due stragi: sul lungomare a Cambrils e nel centro di Vic. La decisione di archiviare il progetto di far saltare in aria la Sagrada Familia è stata presa dal commando dopo che il loro covo ad Alcanar, cittadina vicino Tarragona, mercoledì era andato distrutto. Un’esplosione, probabilmente provocata da un errore nella manipolazione degli ordigni, che ha mandato per aria anche il loro “piano A”.

L’Italia nel mirino?

Dopo Barcellona l’ Italia affina e rafforza l’apparato di sicurezza già dispiegato. Ad alzare la tensione è anche una minaccia firmata Isis, che sul canale di comunicazione usato dai jihadisti su Telegram, indica l’Italia come “prossimo obiettivo”: a riferirlo è il Site, il sito Usa che monitora l’estremismo islamico sul web. Gli apparati di sicurezza, a livello centrale e territoriale, stanno tarando le contromisure, puntando a blindare strade e aree nevralgiche delle città, ma anche tenendo alta la vigilanza sui foreign fighters (125 quelli monitorati) e sui soggetti a rischio: il Viminale ne ha espulsi tre. Roma pensa a barriere nei punti chiave, come via del Corso e via dei Fori Imperiali; e studia una ‘stretta’ sui controlli dei camion e degli Ncc, le auto a noleggio con conducente che spesso sono van con vetri oscurati.

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L’infografica sull’attentato di Barcellona (Corriere della Sera, 20 agosto 2017)

Avrebbe effettuato un viaggio in Europa centrale in primavera Abdelbaki El Satty, l’imam di Ripoll che si sospetta abbia radicalizzato e guidato i giovani della cellula terroristica che ha colpito la Spagna. Nel corso del viaggio, scrive La Vanguardia citando fonti di polizia, l’imam “potrebbe essere entrato in contatto con elementi locali radicalizzati che lo avrebbero potuto addestrare tecnicamente a compiere gli attacchi”. L’uomo, si afferma, è al centro delle indagini sugli attentati.

Leggi sull’argomento: Barcellona, la strage con le bombole del gas fallita

 

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