XII Municipio: il nido che non apre e il consigliere grillino in conflitto d'interessi

di Mario Neri

Pubblicato il 2017-03-23

La scuola di via Aquilanti è costata 1,2 milioni ma è ancora chiusa. Il presidente del Consiglio municipale è proprietario di un altro nido privato in convenzione nella stessa zona

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Elena Panarella sul Messaggero di oggi racconta la storia del nido di via Francesco Aquilanti, costato 1,2 milioni di euro e frutto di un accordo tra il Comune e il consorzio Solari: il cantiere è concluso e la scuola è pronta, ci sono banchi e sedie e cucina e palestra, e può ospitare una sessantina di bambini. Ma resta ancora chiuso:

I residenti sono sul piede di guerra: «Cosa aspettano che qualcuno entri e porti via le cose o distrugga l’edificio? Bisogna ridurre le liste d’attesa ed agevolare le politiche per le famiglie, non complicarle». E così la lista dei nidi e delle scuole fantasma si allunga. Succede sempre più spesso, e succede in periferia dove le liste d’attesa sono così lunghe da portare le famiglie all’esasperazione. «E alla fine andiamo ci rivolgiamo direttamente alle strutture private».
Ma in questo caso c’è qualcosa in più. Durante un servizio televisivo (di qualche settimana fa) il presidente del consiglio del XII Municipio, Massimo Di Camillo, precisava: «Nella zona abbiamo un altro asilo che attualmente non è occupato. Questo fa venire dei dubbi su facoltà o legittimità di aprire un nuovo asilo. Aspettiamo il nuovo bando e vediamo quante richieste ci saranno».

massimo di camillo asilo nido
Fin qui sembra una classica storia romana, ma poi arriva il colpo di scena:

Ma la faccenda si complica, come si legge sulla situazione patrimoniale (in ottemperanza dell’art. 14 d.lgs 33/2013) del presidente Di Camillo, dove dichiara lui stesso di essere l’amministratore della RO.MA.Srl edi detenere il 50% delle quote della stessa società. E cioè per dirla in parole povere una società titolare di un asilo nido privato in convezione a poca distanza da quello comunale di via Aquilanti. Due strutture vicine con la competenza di due municipi. Più precisamente osservando la visura storica della società, si chiarisce che Di Camillo detiene a tutt’oggi ancora il 50% delle quote, ma dal 3 ottobre 2016 non è più l’amministratore di questa società.
Il fatto è estremamente grave, senza precedenti nel nostro Municipio – sottolineano i consiglieri (FdI) Giovanni Picone, Marco Giudici, Francesca Grosseto del XII Municipio – Ora scopriamo che tutto il M5S sapev ama in 7 mesi nessuno ha speso una parola per fare chiarezza, fino a quando lo abbiamo scoperto e denunciato. E’ grave e se il presidente del consiglio non si dimette presenteremo una mozione di sfiducia chiamando il M5S al voto».

Leggi sull’argomento: Rousseau: le leggi grilline che continuano a far ridere l’Italia

 

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