AMA, Bagnacani contro Raggi e Lemmetti

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-03-01

Il capo di AMA in Regione Lazio va all’attacco dell’assessore e della sindaca che lo hanno cacciato qualche giorno fa. E cita il Marchese del Grillo che non voleva pagare Aronne Piperno

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L’ex presidente di Ama Lorenzo Bagnacani, in audizione in Commissione Rifiuti del Consiglio regionale del Lazio, ha detto oggi la sua in merito alla questione del bilancio 2017 bocciato dal Campidoglio, da cui la revoca dei dirigenti da parte della sindaca Raggi. Bagnacani, dopo essere stato sollevato (di peso) dall’incarico, si è sfogato accusando Giampaoletti e Lemmetti di pesantissime ingerenze nella gestione dell’azienda e rispondendo anche sulla questione del suo stipendio.

Bagnacani contro Raggi e Lemmetti

Bagnacani ha raccontato dal principio la nascita della diatriba sui 18 milioni di euro per i servizi cimiteriali che lo ha portato al siluramento: ”La contestazione sui crediti cimiteriali arriva il 20 novembre 2018 a firma di Franco Giampaoletti perché tutta la disputa dei mesi precedenti era basata su un ‘non condivido ma non te lo dico’. Il 23 agosto 2018 arriva una lettera dell’assessore Gianni Lemmetti. Una lettera che considero irrituale perché firmata da Lemmetti e non da uffici o strutture tecniche. In sintesi dice di ‘eliminare tale posta trattandosi di un credito che Roma capitale non riconosce’. Perché? Perché sì. E per le residue poste di 42 mln per i manufatti cimiteriali di effettuare gli accantonamenti”.

Secondo Bagnacani si tratta di ”Una lettera irrituale perché una richiesta di questo tipo non deve venire dall’assessore ma dalla parte tecnica. Inoltre mancavano le motivazioni e più che una richiesta sembrava un ordine”. E poi ha rincarato la dose: “Il contratto prevedeva che, in caso di diatribe tra Ama e il cliente Roma Capitale, ci si potesse rivolgere a un foro competente. Tutto ciò non è stato fatto- ha aggiunto- Come si può pretendere che un amministratore recepisca una disposizione di questo tipo, in barba agli altri creditori dell’azienda? Noi non siamo al di sopra della legge. Il rapporto fiduciario non è dire ‘sì’ o voltarsi dall’altra parte ma lo è nel pieno rispetto della legge”.

L’idea di Bagnacani per ridurre la TARI

Bagnacani ha anche lanciato una provocazione sulla TARI, che oggi è una delle più alte d’Italia nonostante la città sia oggettivamente ridotta come una monnezza: “Ci sono 230 milioni di crediti che Ama vanta verso il Comune, che sono iscritti a bilancio da diverso tempo e mai sono stati pagati. Se venissero pagati non avremmo più bisogno di linee di credito e l’azienda smetterebbe di pagare milioni di interessi all’anno che vanno a incidere sulla Tari”. Ovviamente magari con questo metodo si potrebbe ridurre la TARI ma così il buco lo erediterebbe il Comune che dovrebbe sospendere altri servizi per rientrare oppure chiedere soldi alle banche, che sarebbero comunque sulla testa dei cittadini.  “Vogliamo fare un’azione immediata per ridurre la Tari? Pagare i crediti che Ama vanta e che mai sono stati contestati, salvo che non vengano contestati a mo’ di Marchese del Grillo ‘Belli i mobili, bella la cassapanca ma io nun te pago…'”, ha concluso Bagnacani.

Bagnacani ha poi detto: “Io non ho fallito alcun obiettivo, ero dentro un percorso che avrebbe portato l’azienda nella sua giusta dimensione, ma i manager dovrebbero durare tre anni e non certo 18 mesi…”. Che i manager abbiano bisogno del tempo necessario per vedere i risultati è vero, così come è vero che la percentuale di raccolta differenziata cresce attualmente a passo di lumaca mentre il Comune e l’assessorato hanno posto un obiettivo ad oggi irraggiungibile entro il 2021 è un’altra verità.

Lo stipendio di Bagnacani e l’EBITDA

Infine Bagnacani ha risposto anche a una domanda sulla parte variabile del suo stipendio, sostenendo di essere vittima di una macchina del fango: “La mia remunerazione variabile non era legata al bilancio in utile o in perdita ma all’Ebitda, cioè la prima linea del conto economico che riporta i ricavi meno i costi. Non consento a nessuno di dire che io abbia agito così per mio interesse personale”. Sul sito di AMA, sia all’epoca in cui Bagnacani la dirigeva che adesso, c’è però scritto così:

Lorenzo Bagnacani
Compenso fisso di Euro 119.247,90 annuo (di cui euro 79.008,70 per la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione e euro 40.239,20 per la carica di Amministratore Delegato), oltre a un’indennità di risultato nei limiti del doppio del compenso fisso riconosciuto per la carica di Amministratore Delegato, da corrispondersi in proporzione al raggiungimento degli obiettivi prefissati e solo qualora la Società consegua utili nell’esercizio di riferimento.

bagnacani

Sul sito di AMA, l’azienda diretta fino a poco tempo fa da Bagnacani, non si parla di EBITDA ma di utile. Se si fosse inteso scrivere altro rispetto alla parola “utili” si sarebbe scritto EBITDA, appunto, oppure “margine” (l’ebitda è appunto il margine operativo lordo, ovvero “gli utili prima degli interessi, delle imposte, del deprezzamento e degli ammortamenti”. Di solito l’ebitda è comunque considerato come un obiettivo da raggiungere, quindi non avrebbe senso distinguere prima gli obiettivi e poi gli utili. E visto che sul sito di AMA c’è scritto così, o Bagnacani ha sbagliato oggi nel parlare di EBITDA, o ha sbagliato l’azienda che lui ha guidato a mantenere per diciotto mesi (e ancora oggi) quel testo errato. Ci possiamo consolare pensando che viste le condizioni in cui è ridotta Roma, non è certo questo il peggior errore che AMA abbia mai fatto.

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