Politica
“Umiliazione? Volevo dire umiltà”, l’arrampicata sugli specchi del Ministro Valditara
neXtQuotidiano 25/11/2022
Il capo del dicastero dell’Istruzione prova a smussare gli angoli della sua dichiarazione. Ma l’effetto delle “scuse” è paradossale
Aveva definito l’umiliazione come un “fattore di crescita fondamentale per i ragazzi”. Aveva anche detto “evviva l’umiliazione”. Poi, dopo le polemiche, il Ministro Giuseppe Valditara ha provato a correggere il tiro, cospargendosi la testa di cenere per il termine utilizzato e sostenendo, ma ribadendo lo stesso concetto. Questa volta declinandolo attorno alla parole “umiltà”. Così il capo del dicastero dell’Istruzione si è prodotto nella classica e rumorosa arrampicata sugli specchi per cercare – non riuscendoci – di spegnere le critiche che gli erano state mosse dopo il suo intervento all’evento a Milano “Direzione Nord, una nuova stagione”, sintetizzato in questo filmato.
Non mi pareva vero, allora sono andato a cercare su VD News. Un ministro dell’istruzione che parla dell’umiliazione pubblica come strumento di crescita. La stigmatizzazione pubblica. Io sono favorevole ai lavori socialmente utili ma credo, sommessamente, che questo sia fascismo. pic.twitter.com/KmE3fgBsEI
— Luca Bizzarri (@LucaBizzarri) November 24, 2022
Valditara dice che voleva parlare di umiltà e non di umiliazione
Parole che apparivano piuttosto chiare e che non potevano essere né travisate né interpretate in modo differente rispetto a quello che ha prodotto una forte indignazione:
“Quel ragazzo deve essere seguito: noi dobbiamo ripristinare non solo la scuola dei diritti, ma anche dei doveri. Deve fare lavori socialmente utili: perché soltanto lavorando per la collettività, per la comunità scolastica, umiliandosi anche — evviva l’umiliazione, che è un fattore fondamentale nella crescita e nella costruzione della personalità – è lui lì che si prende la responsabilità dei propri atti e fa lavori per la collettività. Da lì nasce il riscatto, la maturazione, la responsabilizzazione”.
Il riferimento è a un episodio accaduto in una scuola, dove uno studente ha colpito con dei pugni una professoressa. Da qui l’idea di introdurre dei “lavori socialmente utili” per redimere il ragazzo (ma, in linea più generale, chiunque si prodighi in comportamenti “da bullo” a scuola) ed espiare la propria pena. Umiliazione, che, però, doveva essere – secondo la nuova versione di Valditara – “umiltà”:
“Ho usato un termine sicuramente inadeguato, confermo il messaggio: imparare l’umiltà di chiedere scusa. Nel video del convegno di Direzione Nord a Milano ho utilizzato un termine che non spiega affatto il senso del mio ragionamento. Stavo intervenendo su un episodio oggettivamente intollerabile, quello di uno studente che ha preso a pugni una professoressa. Ho affermato che sospendere per un anno quel ragazzo non ha molto senso, molto meglio responsabilizzarlo facendogli svolgere lavori socialmente utili alla comunità scolastica”.
In realtà, sostituendo con il termine “umiltà” la parola “umiliazione” nel discorso originale di Giuseppe Valditara il discorso non avrebbe alcun senso. Perché l’umiliazione è un qualcosa che avviene davanti agli occhi di un pubblico terzo, mentre l’umiltà è un atteggiamento proprio di ogni singolo soggetto.