La trollata della Merkel a Di Maio e la metamorfosi di Giggino

di Elio Truzzolillo

Pubblicato il 2020-07-13

Le parole che Angela Merkel avrebbe rivolto a Luigi Di Maio si collocano a metà tra le imprescindibili esigenze di Realpolitik e la più sublime delle trollate. Andiamo con ordine. Oggi il quotidiano Il Foglio ospita un’intervista a Luigi Di Maio i cui contenuti sono stati anticipati ieri da alcune agenzie di stampa. Innanzitutto Di Maio …

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Le parole che Angela Merkel avrebbe rivolto a Luigi Di Maio si collocano a metà tra le imprescindibili esigenze di Realpolitik e la più sublime delle trollate. Andiamo con ordine. Oggi il quotidiano Il Foglio ospita un’intervista a Luigi Di Maio i cui contenuti sono stati anticipati ieri da alcune agenzie di stampa. Innanzitutto Di Maio conferma il suo colloquio segreto (o quanto meno riservato) avuto con l’ex governatore della BCE Mario Draghi, sottolineando come quest’ultimo gli abbia fatto una buona impressione. Siamo ovviamente tutti più tranquilli nel sapere che a capo della Banca Centrale Europea non c’era uno sprovveduto e che Di Maio ci confermi che ha avuto una buona impressione…

Angela Merkel like a boss
Angela Merkel “like a Boss” in una curiosa foto scattata al centro astronauti dell’Agenzia spaziale europea a Colonia e pubblicata da Repubblica

La cosa più ghiotta rimane però il breve scambio che Di Maio avrebbe avuto alla Conferenza di Berlino con Angela Merkel. Riportiamo le esatte parole di Adnkronos che anticipa l’intervista:

“Vi racconto uno scambio avuto con la cancelliera Angela Merkel durante la conferenza di Berlino quando -quasi nessuno lo sa- si è avvicinata e mi ha detto: ‘Io ho sentito parlare bene di lei Di Maio. Mi parlano bene del suo lavoro’. Insomma, è stata una cosa che era difficile da immaginare nella mia vita ed è stata un’altra cosa che mi ha colpito da ministro degli Esteri”.

Ora, non possiamo pensare che il nostro ministro degli esteri inventi dei retroscena che coinvolgono un capo di governo di uno stato alleato per fare bella figura, quindi diamo per scontato che l’episodio raccontato sia vero.

La domanda è: che opinione può avere Angela Merkel di un uomo la cui incompetenza è leggendaria, che insieme al suo partito ha tradizionalmente sparato a palle incatenate contro l’austerità imposta dalla Germania, contro la Merkel medesima e che fino al 2019 vedeva il Partito Popolare Europeo (di cui lei è leader indiscussa) come la causa di tutti i mali? È evidente che se avesse potuto gli avrebbe vomitato addosso una valanga di insulti e si sarebbe levata dalle scarpe sassolini grandi come una montagna. È altresì evidente che non poteva farlo. Tuttavia è probabile che Angela Merkel non se la sentisse neanche di mentire spudoratamente e di elogiarlo per tutto ciò che aveva detto e fatto. Ed ecco l’idea: semplicemente finge di non conoscerlo tanto bene (ovviamente ne conosce vita, morte e miracoli visto che Di Maio è stato l’uomo più potente d’Italia) e dice che “ha sentito parlare bene di lui”.

La doverosa cortesia istituzionale viene cosi garantita senza scoprirsi troppo e infliggendo una sottile umiliazione a Di Maio (dalla serie non conti nulla e un mio collaboratore mi ha detto chi sei e cosa fai 5 minuti fa). Semplicemente sublime.

Di Maio, in cerca di accettazione e riconoscimenti (parliamo di uno che a livello internazionale è stato schifato persino dai gilet gialli), non capisce la sottigliezza e ovviamente si sente lusingato. Un po’ come capita ai bambini che ricevono un complimento di maniera da un adulto e dal punto di vista politico la metafora mi sembra assolutamente adeguata.

A noi rimane l’immagine triste e un po’ ridicola di un ex rivoluzionario che combatteva contro il Bilderberg, la BCE, l’euro, la cattiva Germania, i banchieri, l’obbligatorietà dei vaccini, le élite, ecc., che ora si emoziona quando incontra i simboli di tutto ciò che odiava (Draghi e la Merkel) e ne ricava buone impressioni e lusinghe. Un ex rivoluzionario che in pochi mesi è passato dal tentativo di farci dichiarare guerra dalla Francia (ricordate il ritiro dell’ambasciatore in Italia?) e di processare il presidente della repubblica per alto tradimento a una sorta di copia sbiadita di Gianni Letta. Perché in cuor suo Di Maio dalla “casta” voleva una sola cosa: entrare a farvi parte. Ora deve solo sperare che i gonzi che lo considerano un barricadero non se ne accorgano, cercando di dargli un contentino ogni tanto, magari provando a tenere duro sull’affare Benetton, non sia mai che li incontri e si innamori anche di loro.

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