La storia degli arretrati di Tridico

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-09-27

Pasquale Tridico non avrà gli arretati relativi all’aumento del suo stipendio. Mentre le opposizioni chiedono le sue dimissioni, il M5S parla di caso gonfiato ad arte e Conte dice che non ne sapeva nulla i 100mila euro di arretati che il presidente Inps avrebbe dovuto incassare sono saltati. Come è andata la storia?

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Pasquale Tridico non avrà gli arretati relativi all’aumento del suo stipendio. Mentre le opposizioni chiedono le sue dimissioni, il M5S parla di caso gonfiato ad arte e Conte dice che non ne sapeva nulla i 100mila euro di arretati che il presidente Inps avrebbe dovuto incassare sono saltati. Come è andata la storia? Spiega il Corriere:

Il decreto Catalfo-Gualtieri disciplinava anche gli emolumenti per la vicepresidente (40 mila euro, ma poiché Maria Luisa Gnecchi è pensionata svolge l’incarico gratuitamente) e per i tre consiglieri di amministrazione (23 mila euro, ma uno, Rosario De Luca, ha rinunciato al compenso) nominati con la riforma della governance che ha reintrodotto nell’Inps, accanto al presidente, il cda appunto. Gli stessi emolumenti venivano previsti per i vertici dell’Inail, anch’essi riformati. È stato il collegio dei sindaci dell’Inps, guidato al momento da Benito di Troia, dirigente della Ragioneria generale dello Stato, a sollevare, il 10 settembre, la questione degli arretrati, osservando, in una istanza di chiarimento, che la legge 75 del ‘99 dice che gli emolumenti scattano dalla data d’insediamentoenon dalla nomina. Un punto accettato ieri dopo lo scoppio del caso. Prima l’Inps e poi il ministero vigilante (Lavoro), con due distinte note, hanno infatti affermato che non sono stati corrisposti arretrati a Tridicoeche l’aumento scatta consiglio di amministrazione» appunto dal 15 aprile. Questi chiarimenti non sembrano però sufficienti a chiudere la questione

Ma senza l’articolo di Repubblica di ieri come sarebbero andate le cose?

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E già, perché il pasticcio più grande — messi da parte eccessi di demagogia che per un’inesorabile legge del contrappasso si scaricano sui 5 Stelle — sta proprio in questo rischio di retroattività. Che non a caso ieri la ministra del Lavoro sièaffrettata a disinnescare. Il decreto farebbe infatti scattareinuovi emolumenti «dalla data di nomina». Una disposizione in contrasto con quanto previsto dalle leggi che, ha osservato il collegio dei sindaci dello stesso istituto, dispone che decorrano dal giorno di insediamento. Certo che è così, hanno detto ieri sia l’Inps sia Catalfo. Ma resta il dubbio che senza irilievi del collegio, guidato da un dirigente della Ragioneria dello Stato, sarebbe potuta andare diversamente.

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