«Tre parlamentari su 5 che hanno ottenuto il bonus Partite IVA sono leghisti»

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-08-09

La storia dei cinque deputati che hanno chiesto il bonus 600 euro fa furore in parlamento: Giorgia Meloni propone un hashtag, Marco Furfaro accusa i leghisti. Ma ci sono anche un M5S e uno di Italia Viva

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Oggi l’articolo di Repubblica sui cinque deputati che hanno chiesto il bonus Partite IVA (insieme a un conduttore televisivo) ha scatenato una gazzarra impressionante nella politica italiana. E c’è anche chi scatena la caccia senza fare nomi.

«Tre parlamentari su 5 che hanno ottenuto il bonus Partite IVA sono leghisti»

È il caso di Marco Furfaro, deputato e responsabile comunicazione del Partito Democratico, che su Twitter accusa: «Tre parlamentari su cinque che hanno chiesto e ottenuto il bonus Covid sono leghisti. Ma guarda… Ancora una volta: prima i soldi degli italiani, poi il resto». Purtroppo Furfaro non fa nomi e nemmeno dice di quale partito siano gli altri due e in questo modo l’informazione è inverificabile. Ma è altamente probabile che l’onorevole stesse semplicemente citando ancora una volta Repubblica, che ha scritto che “dalle prime indagini sarebbe emerso che i cinque “furbetti” di Montecitorio apparterebbero a diversi partiti di maggioranza e opposizione: tre sarebbero della Lega, uno del Movimento 5 Stelle e uno di Italia Viva. Inoltre, nella vicenda sarebbero coinvolti anche duemila tra assessori regionali, consiglieri regionali e comunali, governatori e sindaci”. Nel qual caso, se tre sono i leghisti, due appartengono alla stessa maggioranza che sostiene il governo Conte.

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Di certo c’è che lo stesso Salvini si era indignato: “Che un parlamentare chieda i 600€ destinati a P.Iva in difficoltà è una vergogna. Che un decreto del governo lo permetta è una vergogna. Che l’Inps (migliaia di lavoratori aspettano ancora la Cig) li abbia dati è una vergogna. In qualunque Paese, tutti costoro si dimetterebbero”.

deputato 600 euro partite iva

Giorgia Meloni invece è andata oltre e ha proposto di andare per esclusione lanciando un hashtag: “Questo scandalo mette in evidenza anche una vergogna che Fratelli d’Italia ha più volte denunciato: il Governo, incredibilmente, non ha previsto alcun tetto di fatturato e di reddito per il bonus P.IVA, col risultato che ne ha diritto pure chi fattura milioni o ha altre importanti fonti di reddito, come i parlamentari. Una brutta storia di deputati avidi e governo incompetente sulla quale pretendiamo massima chiarezza. Intanto, visto che l’Inps non fa i nomi per questione di privacy, invito ogni parlamentare a dichiarare “#BonusInpsIoNO!”. In modo che i nomi emergano lo stesso, per esclusione”. Per completezza bisognerebbe ricordare che Meloni ha invece proposto di dare 1000 euro a tutti con controlli successivi.

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Chi sono i cinque deputati che hanno chiesto il bonus partite IVA

La segnalazione dei cinque deputati che avrebbero richiesto e percepito il bonus per le partita Iva è arrivata dalla direzione centrale Antifrode, Anticorruzione e Trasparenza dell’Inps, struttura ad hoc voluta dal presidente Pasquale Tridico con l’obiettivo di individuare i truffatori. In base alla segnalazione, cinque parlamentari avrebbero incassato dall’Inps il bonus da 600 euro mensili (poi elevato a 1000 euro) introdotto dai decreti varati dal governo (tra cui il dl Rilancio) per sostenere autonomi e partite Iva, categorie gravemente colpite dalla crisi conseguente al lockdown.

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All’attacco è andato anche Di Maio: “È vergognoso. È davvero indecente. Questa pandemia ha fatto danni economici senza precedenti. Ci sono state persone che hanno perso il lavoro, aziende che hanno visto il proprio fatturato scendere in maniera drastica, attività che hanno chiuso senza più riaprire. E questi 5 personaggi invece di rispondere al popolo che li ha eletti hanno ben pensato di approfittarne. I nomi di queste 5 persone sono coperti dalla legge sulla privacy. Bene, siano loro allora ad avere il coraggio di uscire allo scoperto. Chiedano scusa agli italiani, restituiscano i soldi e si dimettano, se in corpo gli è rimasto ancora un briciolo di pudore. Non importa di quale forza politica siano espressione. Mi auguro che anche le altre forze politiche la vedano come noi”. Intanto nel M5S, secondo quanto apprende l’Adnkronos, è stata avviata un’inchiesta interna per appurare se tre i 5 deputati ci siano dei grillini. Le chat interne nel frattempo ribollono: “Io – dice un parlamentare titolare di partita Iva, mettendo le mani avanti – ho espressamente raccomandato al mio commercialista di non richiedere quel bonus”. E non manca chi lamenta la presenza di ‘falle’ normative nel sistema: “Avremmo dovuto varare un provvedimento ad hoc per escludere parlamentari e consiglieri regionali, per esempio. Si sarebbe evitato tutto questo”.

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