Tony Nelly: la storia del ragazzo che ha perso il lavoro per il Decreto Dignità

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-08-05

Ieri il tweet diventato presto virale. Una storia molto simile a quella della Nestlé, dove alcuni precari sono stati licenziati dopo 15 anni di rinnovi consecutivi di contratti. Ma senza verifiche sull’autenticità del messaggio

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Ieri ha girato molto su internet il tweet di un ragazzo che usava il nickname Tony Nelly, il quale ha fatto sapere al ministro del Lavoro e dello Sviluppo Luigi Di Maio di aver perso il lavoro a causa del Decreto Dignità: “Oggi mi hanno confermato che da settembre sarò finalmente un disoccupato. Non è che per caso Boeri aveva ragione? Ma tanto io aspetto il suo reddito di cittadinanza, no?”.

Tony Nelly: la storia del ragazzo che ha perso il lavoro per il Decreto Dignità

Dopo la pubblicazione di un articolo di Repubblica sulla vicenda l’account è stato messo sotto protezione dal suo utilizzatore, mentre le foto di altri status continuavano a circolare, compresi quelli in cui l’utente spiegava che il Decreto Dignità era uno dei motivi della conclusione del suo rapporto di lavoro, come gli aveva detto la stessa responsabile parlando anche di questioni riorganizzative.

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Una storia molto simile a quella della Nestlé, dove alcuni precari sono stati licenziati dopo 15 anni di rinnovi consecutivi di contratti, ma che è stata anche messa in dubbio a più riprese su Twitter.

La storia di Simone e del decreto dignità

Oggi la Stampa riporta la vicenda scrivendo che il proprietario dell’account si chiama Simone e ha 32 anni, pubblicando anche la foto profilo che si trovava su Twitter e riprendendo le dichiarazioni di ieri:

In poche ore il post ottiene una valanga di «like» e viene retwittato da oltre 1600 utenti, incluso il governatore Pd del Lazio Nicola Zingaretti. Centinaia i messaggi di solidarietà e incoraggiamento. «Mi auguro che lei possa trovare un’altra occupazione! Un grosso in bocca al lupo», scrive Flavio Corsinovi. «Spero troverai di meglio. Mai abbattersi, tieni duro», rincara Mara. In molti si sentono accomunati dallo stesso destino. «Temo che a dicembre toccherà la stessa sorte anche a me», confida Monica.

E a chi gli domanda se la cessazione del contratto sia direttamente collegata al decreto del governo gialloverde, Simone chiarisce: «La mia responsabile ha precisato che, oltre a questioni di riorganizzazione aziendale, la nuova norma ha creato incertezza e l’ufficio del personale tende a essere molto prudente e che, cito, “chiaramente un tempo indeterminato ingesserebbe troppo l’azienda”».

Il quotidiano però non ha verificato l’identità dell’account e la veridicità della storia raccontata, che quindi pur essendo verosimile (visto che ci sono altri esempi simili nella cronaca) rimane ancora nel limbo.

EDIT 5 AGOSTO: Repubblica racconta oggi qualcosa di più su Simone: di cognome fa Bonino, è originario di Biella, ”la città di Aiazzone ed Ezio Greggio”, sottolinea, ha 32 anni compiuti a maggio e in tasca una laurea magistrale in Giurisprudenza conseguita nel 2011 all’Università di Torino con la tesi in informatica giuridica dal titolo:”Il problema della tutela dei dati personali in internet: il caso dei social network”. Lavorava all’ufficio acquisti del gruppo Cariparma Crédit Agricole.

EDIT 9 AGOSTO: Il Fatto pubblica una lettera del servizio relazioni esterne di Crédit Agricole che cambia tutta la prospettiva dei fatti:

In merito all’articolo pubblicato ieri sul Fa t to “Tony Nelly, la ciambella della propaganda con effetto boomerang”, a firma di Alessandro Robecchi, vorremmo precisare quantosegue: ilrapporto dilavoro tra il signor Simone B. (da alcune testate identificato come titolare dell’account Tony Nelly) e Crédit Agricole Cariparma si è concluso nel febbraio 2017 dopo uno stage di due mesi per volontà unilaterale del lavoratore, che ha deciso di accettare un contratto a tempo determinato offerto da un’altra azienda. Non siamo quindi in alcun modo coinvolti nelle recenti vicende professionali del lavoratore. Specifichiamo che altre testate che avevano citato il nostro Gruppo in maniera impropria hanno rettificato la notizia già qualche giorno fa. Ci dispiace quindi essere stati coinvolti inquesta situazionedalla vostra testata e chiediamo di rettificare la notizia.

 

Leggi sull’argomento: La prova delle buffonate di Di Maio contro l’INPS

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