Liquidazioni statali, il TFS posticipato è legittimo

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-06-27

Se invece si va in pensione per tempo, osserva la Consulta, il pagamento differito e rateale delle indennità di fine rapporto presenta problemi di costituzionalità

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Con la sentenza 159/2019 la Corte Costituzionale si è espressa in merito al dubbio di costituzionalità dell’articolo 3, comma 2, del Dl 79/1997 secondo cui il pagamento del trattamento di fine rapporto, che per gli statali si chiama TFS,  ai dipendenti pubblici avviene trascorsi 24 mesi dalla cessazione del rapporto di lavoro se la stessa avviene per accedere alla pensione in anticipo rispetto ai requisiti standard.

Liquidazioni statali, il TFS posticipato è legittimo

Secondo la Consulta le norme sul TFS posticipato sono legittime,  le norme sono razionali in quanto fanno efficacemente fronte alla «congiuntura di grave emergenza economica e finanziaria, che registra un numero cospicuo di pensionamenti in un momento anteriore al raggiungimento dei limiti massimi di età o di servizio». Insomma, poiché il pensionamento anticipato è una scelta volontaria del dipendente, si giustifica un trattamento più rigoroso. Questo, però, soltanto perché «Il lavoro pubblico rappresenta un aggregato rilevante della spesa di parte corrente, che, proprio per questo, incide sul generale equilibrio tra entrate e spese del bilancio statale (art. 81 Cost.). L’esigenza di esercitare un prudente controllo sulla spesa, connaturata all’intera disciplina del rapporto di lavoro pubblico ed estranea all’ambito del lavoro privato, preclude il raffronto che il rimettente prospetta».

Se invece si va in pensione per tempo, osserva la Consulta, il pagamento differito e rateale delle indennità di fine rapporto presenta problemi di costituzionalità. Ma le norme oggetto della censura coinvolgono anche i dipendenti che non cessino volontariamente dal servizio in via anticipata.  Il verdetto dalla Consulta era stato anticipato da un comunicato stampa uscito nel giorno dell’udienza sul ricorso promosso dal sindacato del pubblico impiego Confsal Unsa. Era il 17 aprile. Ora che la sentenza è stata pubblicata sul sito della Corte si può leggere come secondo i giudici costituzionali la normativa, che ha “progressivamente dilatato i tempi” di erogazione delle prestazioni, abbia “smarrito un orizzonte temporale definito e la iniziale connessione con il consolidamento dei conti pubblici che l’aveva giustificata”.

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