La storia dei test sierologici “a 70 euro” in Lombardia

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-05-18

Attilio Fontana ha sconsigliato ai suoi cittadini i test sierologici che la Regione Lombardia ha purtuttavia approvato anche al di fuori del Sistema sanitario regionale. Vediamo perché

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“Sconsigliamo al singolo di effettuare i test sierologici, perché se dovesse risultare positivo agli anticorpi, dovrebbe comunque sottoporsi al tampone”: con la lungimiranza che lo ha caratterizzato durante tutta l’emergenza Coronavirus SARS-COV-2 e COVID-19 nella sua regione, ieri Attilio Fontana ha rilasciato un’intervista a Italpress per sconsigliare ai suoi cittadini i test sierologici che la Regione Lombardia ha purtuttavia approvato anche al di fuori del Sistema sanitario regionale.

La storia dei test sierologici “a 70 euro” in Lombardia

Privati e aziende possono quindi prenotare i test sierologici privati a pagamento, in Lombardia. I costi variano da laboratorio a laboratorio. E, come abbiamo spiegato qualche tempo fa, un kit può costare, a seconda delle tipologie, tra 4 e 7 euro alle Regioni e tra 25 e 50 ai privati cittadini. C’è un un problema, però: i test sierologici non sono per niente in grado di dare le cosiddette patenti di immunità. Ovvero di poter dire con certezza che chi li ha fatti è immune a SARS-CoV-2. In caso di positività va effettuato un test del tampone. Lo spiega la stessa Regione sul suo portale istituzionale:

La rilevazione della presenza degli anticorpi mediante l’utilizzo di tali test non è, infatti, indicativa di un’infezione acuta in atto e, quindi, della presenza di virus nel paziente, mentre l’assenza di rilevamento di anticorpi non esclude la possibilità di un’infezione in atto in fase precoce (la persona è stata infettata meno di 8-10 giorni prima) o asintomatica e il relativo rischio di contagiosità dell’individuo.

Pertanto, i test sierologici non possono essere considerati come strumenti diagnostici sostitutivi del test molecolare. Gli esami sierologici per anticorpi SARS‐COV‐2 possono essere effettuati dai laboratori pubblici e privati specializzati in Microbiologia e Virologia o con sezioni specializzate in Microbiologia e Virologia

test sierologici 1

E i prezzi? Repubblica ha spiegato nei giorni scorsi che il costo ovviamente varia da istituto a istituto: il centro medico Santagostino, ad esempio, farà pagare (in anticipo) 35 euro a test mentre nei laboratori del gruppo Synlab i prezzi vanno dai 40 ai 67,5 euro. Una volta prelevato il sangue, la risposta arriva entro un paio di giorni.

La complessità subentra però nel passaggio successivo, ovvero nel caso in cui il test individui la presenza degli anticorpi e quindi faccia venire il sospetto di avere (o aver avuto) il virus. A questo punto è obbligatorio fare un tampone per capire se si è contagiosi o meno: il testo sierologico infatti da questo punto di vista non dà risposte. E come fare il tampone? Quello che la delibera regionale sembra dire (ma non in modo chiaro, dicono gli addetti ai lavori) è che si debba proseguire privatamente. Quindi i centri privati devono essere in grado di effettuare il tampone per tutti i sospetti positivi.

Test sierologici a 70 euro?

E i costi? Qui ad esempio si scrive che “il sistema è quello di Abbott e consiste in un semplice prelievo del sangue, volto ad analizzare la presenza delle immunoglobuline G (IgG), gli anticorpi che si attivano in risposta al virus. Se il test rileva le IgG specifiche nel sangue, dà esito positivo e il paziente è tenuto – a suo carico – all’esecuzione del tampone per la ricerca del genoma virale. Il Sistema Abbott garantisce un’affidabilità del 96% e non è necessario rispettare il digiuno prima della sua effettuazione. Il test va prenotato, obbligatoriamente, tramite l’app “Prenoting” o telefonicamente e il costo ammonta a 35 euro mentre il costo del tampone a 70 euro”. Nemmeno a farlo apposta, il 14 maggio scorso l’agenzia di stampa AGI ha scritto che un studio mette in dubbio l’accuratezza dei test sierologici di Abbott Diagnostcs sul coronavirus, l’azienda statunitense utilizzata dalla Casa Bianca e che ha vinto anche la gara indetta dal governo italiano. Un’analisi della New York University segnala che i test rapidi di Abbott ‘Id Now’ rilevano almeno un terzo dei positivi in meno rispetto a quelli di aziende rivali e questo gap sale al 48% se vengono usati i tamponi nasali. Lo studio è stato pubblicato su BioRxiv, un server dove i ricercatori pubblicano il loro lavoro che deve poi essere analizzato da altri scienziati. La società ha contestato l’esito della ricerca della Nyu, sostenendo che i test non sono stati effettuati in modo appropriato e che la percentuale dei falsi negativi non supera lo 0,02 %.

antonella viola immunologa ospedale padova

Proprio oggi, invece, Antonella Viola, immunologa dell’università di Padova, ha spiegato che o si fa un sierologico estremamente sensibile che azzecca al 99% la sensibilità oppure quelli che attualmente si vendono in farmacia (che hanno una percentuale del 95-96%) sono come lanciare una monetina: “I test sierologici facciamoli fare all’ISS che scelga bene quali utilizzare, farli privatamente è sconsigliatissimo”. Intanto nei giorni scorsi la Procura di Milano ha aperto un fascicolo conoscitivo sulla scelta di Regione Lombardia di incaricare con affidamento diretto la multinazionale Diasorin per la sperimentazione dei test sierologici, portata avanti in collaborazione col Policlinico San Matteo di Pavia. Il fascicolo è stato aperto dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dal pm Stefano Civardi ed è scaturito dall’esposto di un’impresa concorrente, la TechnoGenetics. I test sierologici, ossia quelli che rilevano la presenza di anticorpi dopo infezione da Covid, sono iniziati in Lombardia il 23 aprile scorso. Sono stati sviluppati dal Policlinico San Matteo di Pavia e dalla multinazionale Diasorin. La TechnoGenetics, azienda di Lodi, ha presentato, però, nei giorni scorsi un esposto in Procura (tra l’altro, anche un ricorso al Tar, con udienza fissata per domani) contro l’affidamento diretto da parte della Regione alla Diasorin, società di Saluggia (Vercelli), per la sperimentazione dei test. Nell’esposto si contesta la legittimità dell’accordo esclusivo del 26 marzo tra Regione, Diasorin e ospedale sul progetto sviluppato dalla stessa società piemontese. A seguito dell’esposto della società concorrente, la TechnoGenetics, la Procura ha aperto un fascicolo conoscitivo con delega per le indagini al Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf. Per adesso quindi fa bene Fontana a sconsigliarli (ma allora perché li autorizza?) visto che i test sierologici sono un business con poca verità al seguito. E domani?

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