Il taglio dei contributi per alzare i salari nella legge di bilancio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-09-15

Con uno stipendio intorno ai 30 mila euro lordi, un taglio di 3 punti potrebbe portare circa 900 euro in più all’anno nella busta paga

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Ridurre il cuneo fiscale e mettere nelle tasche dei lavoratori 4-5 miliardi per aumentare il potere d’acquisto e stimolare domanda e consumi: la legge di bilancio 2020 si pone l’obiettivo e, spiega oggi Roberto Petrini su Repubblica,  le opzioni sul tavolo sono molte. Il primo nodo da sciogliere è se agire sui contributi in busta paga, sulle detrazioni fiscali da lavoro dipendente, oppure addirittura sulle aliquote Irpef.

Quest’ultima è quella che ha minori probabilità di arrivare a destinazione: un intervento sugli scaglioni pur non essendo costoso (il taglio di un punto delle aliquote oggi a quota 27% e 38% costerebbe solo 3 miliardi) beneficerebbe, oltre al lavoro dipendente, anche gli autonomi che hanno già avuto la flat tax fino a 65 mila euro con il precedente governo.

L’altra idea coltivata nel Pd, ed in parte resa esplicita dal piano inserito nella “Costituente delle idee” prima della formazione del governo, prevederebbe di intervenire sulle detrazioni da lavoro dipendente che oggi ammontano a 1.880 euro fino a 8.000 euro di reddito annuo per azzerarsi a 55 mila euro. L’intervento prevederebbe l’introduzione di una detrazione fissa di 1.500 fino a 35 mila euro di reddito per tutti, compresi gli incapienti, che riceverebbero erogazioni monetarie dirette. Il piano tuttavia, che pure è arrivato nei pressi del Tesoro, ha il difetto di costare molto: fino a 12-15 miliardi.

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Il percorso della legge di bilancio (La Repubblica, 15 settembre 2019)

L’idea della maggioranza prevederebbe il taglio dei contributi previdenziali di spettanza dell’Inps. Come è noto i contributi pesano per il 9,2 per cento direttamente sulla busta paga del lavoratore (per il restante 24 per cento vengono sostenuti dalle imprese). Il taglio di 2-3 punti dei versamenti in busta paga, naturalmente reintegrati all’Inps dalla fiscalità generale, costerebbe circa 5 miliardi e riuscirebbe a soddisfare una platea di 12-15 milioni di lavoratori. A titolo di esempio, con uno stipendio intorno ai 30 mila euro lordi, un taglio di 3 punti potrebbe portare circa 900 euro in più all’anno nella busta paga.

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