Opinioni
Sylvie Goulard spiega l'europeismo a Beppe Grillo e Matteo Renzi
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2017-05-08
Brutte notizie per Beppe Grillo: l’eurodeputata che si oppose all’ingresso del M5S nell’ALDE potrebbe diventare ministro degli Esteri della Repubblica Francese. La Goulard invita i moderati italiani a non farsi portavoce di posizioni euroscettiche per prendere più voti. A chi stava pensando?
Oggi Beppe Grillo, in ossequio al principio di rispettare il risultato del voto del popolo sovrano, ha commentato la vittoria di Emmanuel Macron parlando dell’ennesimo governo uscito dalle banche. Il Capo Politico del MoVimento si è dilettato a sminuire la portata del risultato di Macron ricordando il peso del 34% conquistato da Marine Le Pen.
Il coraggio di non inseguire i partiti euroscettici per avere più voti
Oltre Grillo il paesaggio politico italiano è desolante, da una parte c’è Matteo Renzi che “rosica” perché con il 23% Macron è andato al ballottaggio mentre lui con il 41% è andato a casa. Dall’altra Matteo Salvini che ci ricorda che si vince anche quando si perde perché l’importante è lottare. Sembra quasi abbiamo vinto tutti. Per poter parlare di politica non si può che guardare di nuovo oltralpe dove Sylvie Goulard, eurodeputata di En Marche! (gruppo Alde, liberaldemocratici) sprona l’Italia a rigettare la ricetta nazionalista e sovranista.
La Goulard in queste ore viene indicata come possibile ministro degli Esteri del nuovo governo e ha espresso la speranza «che l’Italia sia in grado di capire che il suo contributo al rilancio del progetto europeo potrebbe essere grande, se l’Italia ha voglia di farne parte».
Una graziosa stoccata ai 5 Stelle che per qualche ora hanno accarezzato il sogno di fare parte di ALDE, lo stesso gruppo del partito delle banche e dei tecnocrati europei di Macron. Non a caso fu proprio la Goulard a commentare con soddisfazione l’annullamento dell’accordo per fare entrare il M5S in quello che è il gruppo più euroliberista dell’Europarlamento.
All’epoca Grillo se l’era cavata facendo sapere di aver “fatto tremare il sistema” e accontentandosi di tornare nel gruppo con Nigel Farage. Oggi però la Goulard rincara la dose: «Speriamo di avere provato che una campagna fondata su un messaggio fortemente europeista non è una cosa che fa perdere le elezioni. Noi abbiamo lottato: era duro, eh, di fronte alla Le Pen….e lo sarà ancora». Mentre Grillo e il MoVimento 5 Stelle sono impegnati in questi giorni a spiegare che il referendum sull’euro serve solo per “trattare con l’Europa” (proprio come fece Cameron con la Brexit) l’eurodeputata di En Marche! ricorda che attribuire ai vincoli europei la colpa di ciò che è invece frutto di deficienze interne è un gioco politico molto facile. Ci sono però politici che “hanno trovato in questa critica dell’Europa un modo per vincere, ma per me significa avere la vista molto corta” anche perché se gli elettori vogliono un candidato euroscettico “vanno a votare MoVimento 5 Stelle o Lega Nord“.
Insomma se En Marche! ha vinto rigettato la rigetta sovranista e euroscettica non si vede per quale motivo dovrebbe trovare una sponda in un partito come il M5S. Ma la Goulard ne ha anche per quei politici italiani, per quei leader moderati, che inseguono le posizioni euroscettiche per avere più voti. Una scelta che paga nel breve periodo ma che alla lunga fa perdere consensi che rappresenta “una visione non davvero collegata con la realtà, allora bisogna alzare il livello di critica e gli altri finiscono per risultare più convincenti. È la ragione per cui, dal mio punto di vista, tutti i partiti moderati che sono andati per questa strada hanno perso”. Chissà se in Italia c’è un leader europeista come Macron.
Foto copertina via Facebook.com credits European Union