Attualità
Che farà ora la Digos con gli striscioni contro Salvini a Catanzaro?
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2019-05-10
Salto di qualità per le contestazioni al vicepremier. Invece che esporre un solo striscione – che potrebbe essere rimosso dalla Polizia – i condomini di un palazzo hanno scelto di metterne uno per ogni piano. E a quanto pare non sono stati rimossi
Oggi Salvini è a Catanzaro in Piazza Prefettura per un comizio. Uno dei tanti di questa campagna elettorale che si protrae dal 4 marzo 2018. L’accoglienza a quanto pare però non è stata delle migliori. Diversi cittadini hanno deciso di esporre lenzuola, cartelli e striscioni per far sapere al vicepremier che non è persona gradita in città.
Troppi striscioni da togliere?
Anche durante il comizio in piazza erano presenti numerosi contestatori, tenuti a debita distanza dal palco ma perfettamente visibili, e udibili. Tant’è che i fischi e le grida di protesta non si sentono solo nel video pubblicato su Facebook da Potere al Popolo ma si distinguono anche nel video pubblicato sulla pagina del vicepremier. Nessuna novità, perché come Salvini ama ricordare spesso quando gioca a fare la vittima, ai suoi comizi ci sono sempre maleducati e rosiconi cui mandare abbracci e inviti a mangiare pane e Nutella.
«Taci, ascolti e parli dopo, oppure ti togli dalle palle», ha detto questo pomeriggio Salvini. Ben sapendo che quello sul palco e con il microfono in mano era lui e che gli altri non avrebbero certo avuto possibilità di partecipare ad un inesistente dibattito. Non risulta invece che questa volta- a differenza di quanto accaduto a Salerno qualche giorno fa – la polizia sia intervenuta per far togliere gli striscioni appesi in giro per la città.
Forse non essendo troppo in vista non creavano i presupposti per quel “turbamento dell’ordine pubblico” o forse per questa volta si è pensato di non intervenire perché erano troppi. In questo caso sarebbe un precedente per una nuova tattica: non più uno striscione solo ma più di uno. E sì, vale anche per le contestazione verso politici di altri “colori” rispetto al verde leghista. Perché la libertà di espressione non ha colore politico. Tranne ovviamente quando si tratta di apologia di fascismo come nel caso dell’editore di CasaPound AltaForte.
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