Opinioni
Strategie matematiche per affrontare l’emergenza COVID-19
Vincenzo Vespri 29/10/2020
Ormai da mesi siamo inondati da numeri a caso. Da matematico cerchiamo di fare un minimo di chiarezza così da capire quello che ci dicono i numeri. E, soprattutto, sulla base di questi numeri proporre strategie di ottimizzazione per minimizzare l’impatto sia sanitario che economico. Cerchiamo di raccogliere un po’ le idee, senza il rumore di […]
Ormai da mesi siamo inondati da numeri a caso. Da matematico cerchiamo di fare un minimo di chiarezza così da capire quello che ci dicono i numeri. E, soprattutto, sulla base di questi numeri proporre strategie di ottimizzazione per minimizzare l’impatto sia sanitario che economico. Cerchiamo di raccogliere un po’ le idee, senza il rumore di fondo dei virologi che si offendono a vicenda e dei tanti pseudo matematici che sono riusciti, non si sa come, non di certo per meriti scientifici in ambito matematico, ad approdare ai grandi schermi. Il primo fatto è che vi è stato un tragico test sulla contagiosità e letalità del virus. A febbraio la nave da crociera Diamond Princess fu messa in quarantena dalle autorità giapponesi. In una ventina di giorni, da un singolo contagiato (un ottantenne), vennero contagiate circa 700 persone e si ebbero 7 decessi. Dal che si può dedurre che la contagiosità della malattia è molto elevata e che l’indice di mortalità è al più dell’1%. Chi fa crociere è generalmente molto anziano e la nave (anche se da crociera) non ha strutture ospedaliere super adeguate. Un 1% di mortalità è tantissimo, significa 10 mila morti ogni milione di persone. Però facciamo il discorso inverso. Vuol dire che se, in Italia abbiamo avuto circa 40 mila morti, gli italiani già contagiati sono almeno 4 milioni di cui 2 in Lombardia (quindi il 20% dei lombardi ha già contratto il Covid).
Gli ultimi dati ci dicono che la mortalità dovrebbe essere più bassa, tra il 6 ed il 3 per mille. Quindi i lombardi che sono stati contagiati dovrebbero sfiorare il 30% della popolazione della regione. Altra cosa che ci hanno detto i numeri è che il virus, lasciato libero, contagia circa il 60% della popolazione. Non ho ancora capito se questa soglia dice che l’effetto gregge inizia a questa percentuale o c’è un 40% che non si ammala proprio. Ma prendiamolo per buono. Prendendo sempre come modello la Lombardia, abbiamo che la malattia ha al più 3 milioni di lombardi da infettare. Ma se facciamo un’analisi più precisa possiamo inferire che con le precauzioni adottate (mascherine, coprifuoco, distanziamento sociale) il tasso di contagio dovrebbe essersi molto abbassato e quindi anche la soglia dell’immunità di massa si dovrebbe essere abbassata. Ad esempio gli svedesi affermano che adesso, con queste misure, la soglia di immunità di massa, si è abbassata fra il 40 e il 50%. Se teniamo in conto questa affermazione, per il virus ci sarebbero al massimo 1-2 milioni di lombardi ancora da contagiare. Se le mie elucubrazioni fossero vere, in Lombardia la seconda ondata dovrebbe essere molto meno forte della prima e provocare molti meno morti (sicuramente meno di diecimila). Adesso siamo ancora in piena fase esponenziale ma il contagio dovrebbe fermarsi molto prima che nel resto d’Italia e questo è sicuramente un bene per tutta l’Italia perché la Lombardia rappresenta senza dubbio l’eccellenza in Italia nell’assistenza sanitaria e, se esce prima dall’ondata di contagio, potrà aiutare le altre regioni ancora in difficoltà.
Il resto del Nord Italia ha avuto una prima ondata significativa ma non così violenta come in Lombardia. La seconda ondata, a meno di lockdown assoluti, dovrebbe essere un po’ peggio della prima. Non troppo peggio. Sicuramente un po’ meno del doppio dei morti avuti con la prima ondata. Quindi per il Nord un prezzo altissimo ancora da pagare ma probabilmente inferiore al prezzo (sia economico che in vite umane) che potrebbe essere causato da un altro lockdown totale. Per il resto d’Italia i discorsi da fare diversi. Il centro (Toscana e Marche) è stato solo marginalmente toccato. Sono due regioni relativamente poco densamente popolate. L’unico centro abitato di una certa dimensione è Firenze. Le strutture sanitarie sono decisamente buone. Probabilmente i danni che sarebbero provocati da un lockdown sarebbero più o meno pari a quelli della seconda ondata in corso.
Per il Sud il discorso da fare è totalmente diverso: non ha avuto la prima ondata, non ha un tessuto industriale forte, ha un turismo estivo più che invernale e ha un sistema sanitario non sempre adeguato. La seconda (per loro in realtà ancora la prima) ondata di contagio sarebbe un massacro indescrivibile. Il Sud, come giustamente proposto dal Governatore campano De Luca, ha solo un’alternativa possibile: un lungo lockdown in attesa dell’estate e del vaccino. E’ evidente che quello che ho scritto sono solo ipotesi. Mi aspetterei però che il Governo, per una trasparenza che finora è assolutamente mancata, ci dicesse le ragioni scientifiche su cui si basano le decisioni per cui ci hanno limitato e ci limiteranno in libertà vitali e costituzionalmente riconosciute. Per favore, smettetela di trattarci da bambini deficienti. Spiegate e motivate le ragioni di queste misure restrittive. Altrimenti non è più un lockdown, è, piuttosto, un sequestro di persona.