Stefano Fassina, Working Class Hero

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2015-06-25

Hasta la victoria, Stefano! Piccola storia delle ultime peripezie politiche del deputato PD. Dalla difesa del pareggio di bilancio in Costituzione alla firma sul referendum per abrogarlo, dall’uscita cooperativa con la Germania dall’euro alle giravolte sulla Grecia, fino all’approdo là dove sorge il Sol dell’Avvenir

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They hurt you at home and they hit you at school / They hate you if you’re clever and they despise a fool / Till you’re so fucking crazy you can’t follow their rules / A working class hero is something to be: sembrano scritte apposta per raccontare la parabola di Stefano Fassina, le parole dell’inno alla classe lavoratrice di John Lennon: le peripezie sulla riforma della scuola, il fatto che lo trattassero come uno stupido, e la ribellione finale nata ai bordi di periferia (altra semicit.) in quello che diventerà famoso come il discorso di Capannelle, e che ha sancito l’addio al PD dei banchieri dell’ex viceministro all’economia del governo Letta.

STEFANO FASSINA, WORKING CLASS HERO
C’è un’enorme contraddizione e vedo uno spostamento dell’asse verso interessi forti, quelli del big business industriale e finanziario. Costamagna non è l’unico. Si mettono grandi banchieri d’affari ovunque». «Ce n’è uno stuolo a Palazzo Chigi, tutti consiglieri del premier», ha detto oggi. Una storia di ribellione, quella di Stefano Fassina. Una storia che arriva a compimento oggi, ma che ha radici profonde. Che si potrebbero far risalire alla famosa intervista al Financial Times nella quale lodava il governo Monti per aver restituito credibilità all’Italia, rimarcando alcune convergenze sulla linea da tenere in futuro, ed aprendo a quella futura collaborazione tra lo schieramento di centrosinistra che faceva perno sul Pd ed il rassemblement centrista e che oggi, con l’aggiunta di Alfano, governa il paese. Cosa diceva all’epoca Fassina?

Se il nostro partito andrà al governo non rinegozieremo il Fiscal Compact né abrogheremo il pareggio in bilancio in Costituzione. Non ci sarà nessun aumento della spesa pubblica deciso in modo unilaterale. Se agissimo in questo modo danneggeremmo il progetto europeo. Vorremo avere maggior spazio per politiche anti cicliche contro la recessione, ma da realizzare a livello europeo, non nazionale.

E cosa ribadiva sul pareggio di bilancio economicamente sbagliato, politicamente giusto?

La chiarezza, insomma. La stessa chiarezza che lo porterà, un paio di anni dopo, a firmare per il referendum di abrogazione del pareggio di bilancio in Costituzione:
stefano fassina pareggio bilancio
“If you want to be a hero well just follow me”, sembra riecheggiare nelle parole di Fassina. Che ricordiamo con grande serenità quando diceva che “Uscire dall’euro sarebbe una sconfitta per il PD” e che la Grecia doveva rimanere nell’euro per sopravvivere:
stefano fassina euro
E che poi diceva che la Grecia doveva uscire dall’euro, per sopravvivere:
stefano fassina euro grecia
O forse ricorderete di quando Fassina voleva uscire dall’euro cooperando con la Germania. C’è da dire che è stato buon profeta:


QUANDO C’ERA CIVATI I TRENI ARRIVAVANO IN ORARIO
La scelta di lasciare il Pd, spiega Fassina oggi a Repubblica, ‘”è stata segnata dalla svolta liberista sul lavoro, da quella plebiscitaria sulla democrazia, e ora da quella regressiva sulla scuola”. Dopo il successo delle Europee “ho sperato che nascesse una leadership in grado di ascoltare diversi punti di vista. Invece è successo che Renzi ha interpretato quel voto come una forma di autosufficienza, come un’ investitura totale”. Renzi, tuttavia, non è un usurpatore della Ditta, “anzi, è l’interprete fedele ed estremo del Pd che fu costruito al Lingotto”, dichiara. “Il Pd ha nel suo statuto una cultura plebiscitaria che poi si riflette nelle sue azioni. Persino sulla scuola abbiamo assunto l’ispirazione dell’uomo solo al comando, il preside, che disciplina gli insegnanti sfaticati”. “Ci siamo illusi che un’interpretazione del Pd che pure c’era fin dalla nascita, quella di Reichlin e di Scoppola, potesse essere dominante. Abbiamo sbagliato”, osserva Fassina. “È stata la segreteria Bersani ad essere un’anomalia, tant’è che non è riuscita a raggiungere gli obiettivi che si era prefissa perché la cultura politica prevalente nel Pd aveva un segno diverso”. Adesso Fassina esce dal PD e va con Civati. E c’è chi giustamente ricorda che d’ora in poi sarà dura, per Civati:
stefano fassina civati
E adesso tutt’in coro:

Leggi sull’argomento: Le conseguenze economiche di Stefano Fassina

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