Perché le cose a Roma «fanno schifo» (compreso lo stadio)

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-06-18

Un tecnico di Palazzo Chigi a proposito dello stadio: «Si deve fare per forza, verrà uno schifo ma si fa». A cosa si riferisce?

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«Si deve fare per forza, verrà uno schifo ma si fa»: nell’inchiesta sullo stadio della Roma a Tor di Valle c’è un’intercettazione molto interessante che risale al settembre del 2017. A parlare è Carlo Notarmuzi, dirigente di Palazzo Chigi, responsabile del progetto per il nuovo stadio della Roma per la presidenza del Consiglio. È l’uomo che, secondo i carabinieri, «ha un rapporto privilegiato» con Contasta, che più volte offre il proprio intervento per agevolare il progetto. Ma di cosa sta parlando e perché lo stadio farà schifo? Perché il destino della struttura è simile a quello di altre cose fatte a Roma e si sta parlando del rischio caos viabilità in zona derivato dall’esclusione dal progetto di un ponte sul Tevere che permetterebbe invece di far defluire le automobili regolarmente anche nei giorni in cui non ci sono partite.

L’accordo tra i proponenti e la Giunta Raggi, che ha mandato in soffitto quello con Marino ha infatti scelto la strada della riduzione delle “opere di interesse generale da 195 milioni a 80,6 milioni di euro“. Riduzione che è determinata dal taglio delle cubature del “Business Park” mentre il centro commerciale “Convivium” è rimasto invariato rispetto al progetto precedente. Il problema è che mentre la riduzione reale di quelle cubature si ferma al 40% (da 354.000 mq a 212.000 mq di Superficie Utile Lorda) quello delle opere pubbliche finanziato dai privati è del 60%. Questo significa che per i costruttori è più vantaggioso realizzare il progetto perché gli oneri sono minori. E questo nonostante la Raggi avesse annunciato poco tempo prima la necessità di fare il ponte sul Tevere.

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Lo status di Virginia Raggi e il ponte

E che tutti siano consapevoli del fatto che così il progetto “farà schifo” lo dimostra anche l’intercettazione in cui Luca Caporilli, collaboratore di Luca Parnasi, risponde “questo tienitelo per te” a chi gli fa notare come “levando il ponte sul Tevere (dal progetto dello stadio, ndr) si crea il caos sulla via del Mare”. Sia i tecnici che i proponenti erano consapevoli dei problemi che avrebbe generato l’assenza di opere pubbliche decisive dal progetto; però sono andati avanti lo stesso perché il compromesso politico aveva più valore del parere dei tecnici. Il risultato è sotto gli occhi di tutti. No, non a Tor di Valle dove lo stadio ancora non c’è. Il risultato di questo modus operandi si può ammirare in tutta la città.

Leggi sull’argomento: Piccola storia di un ponte mai nato

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